Ast, vigilanza e ‘veleni’: tensioni ancora vive

Da tempo l’azienda di viale Brin deve fare i conti con una presunta storia di ‘spionaggio’ che ha già portato conseguenze. Ed esposti

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Una storia di veleni, ordini impartiti e quindi eseguiti, di teste già cadute, di altre che rischiano e di ‘carte’ che hanno fatto il giro dei quattro cantoni, compresi gli uffici della procura di Terni. Da alcuni mesi Acciai Speciali Terni si trova a dover fare i conti con una presunta storia di ‘spionaggio’ fatta di tensioni a fasi alterne e che, nonostante i provvedimenti assunti, con il passare del tempo si è anche ‘arricchita’ di un fastidioso corredo di sospetti in ordine a favori, concessioni, prossimità inopportune con la parte privata della vigilanza, ‘strapoteri’. Insomma, l’esatto contrario di un contesto ‘peace&love’ – e non sarebbe la prima volta – ed, anzi, una crescente conflittualità che almeno nell’ambito della vigilanza interna, rischia di deflagrare di nuovo. E con conseguenze imprevedibili.

La prima resa dei conti

Fra gli attori delle vicende in premessa, ci sono anche i sindacati. Perché essere registrati, ‘studiati’ o peggio ancora seguiti da personale di vigilanza interno Ast – a maggior ragione se ci si trova in riunioni interne o assemblee – non piace a nessuno. E quando la cosa – ad inizio 2018 – finì all’orecchio di alcune sigle, decisamente infastidite, le conseguenze non mancarono. A marzo di quell’anno l’allora responsabile della sicurezza industriale e del facility office si dimise per ‘gravi motivi familiari’. Formalmente, nessuna testa caduta su decisione dell’azienda. Un ‘panno sporco’ lavato in famiglia ma con temporanea riappacificazione con le sigle.

L’esposto

Sigle che – anche questo fa parte dei ‘veleni’ – tempo dopo e al pari dell’azienda vennero a conoscenza, attraverso un vorticoso giro di mail e documenti raccolti e distribuiti da mani sempre anonime, di altri dettagli non proprio edificanti sempre in ordine ad alcuni aspetti della vigilanza Ast. Da qui la decisione di un paio di sigle di portare di nuovo il tutto all’attenzione dell’azienda ma pure della procura di Terni. Non attraverso una vera e propria denuncia, quanto piuttosto in forma di ‘segnalazione’ che gli uffici di palazzo Gazzoli, pur essendo quello di Acciai Speciali Terni un contesto privato, potrebbero aver raccolto. Anche se la tempistica – la segnalazione risale alla fine del 2018 – non aiuta a dare risposte certe in questo senso.

Ed ora

Al momento la situazione è di stallo. Dalle dimissioni del responsabile nel marzo del 2018, all’attualità, di acqua sotto i ponti – al pari dei veleni – ne è passata parecchia. Indagini interne sono in corso ma c’è chi sospetta che i vertici vogliano avere il meno a che fare possibile con la vicenda: dinamiche e conflitti interni, talvolta personali. Così fra processi di auditing e segnalazioni giunte direttamente in Germania, il tempo continua a passare. Ma la tensione non si allenta affatto.

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