Banca d’Italia: «Soffre l’economia umbra»

I dati resi noti a Villa Umbra: «Il 2014 si è chiuso, per il terzo anno consecutivo, in recessione»

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«Emergono luci e ombre nell’economia umbra, al pari di quella nazionale. Il 2014 si è chiuso, per il terzo anno consecutivo, in recessione, ma inferiore rispetto agli anni precedenti. I dati positivi dei primi mesi del 2015 confermano una ripresa molto flebile. C’è un’inversione di tendenza determinata sostanzialmente dall’intervento della Banca centrale europea che ha consentito una politica espansiva che si è riflessa anche nel fattore cambio, rendendo più competitive all’estero le nostre imprese».

La Banca d’Italia Il direttore della filiale di Perugia della Banca d’Italia, Marco Ambrogi, ha sintetizzato così il report annuale sull’economia regionale redatto dallo stesso istituto, in occasione della presentazione dei dati agli amministratori locali, a Villa Umbra di Perugia. All’incontro sono intervenuti Alberto Naticchioni, amministratore unico della Scuola umbra di amministrazione pubblica, e, per la filiale di Perugia di Bankitalia, Mario Ferrara, Paolo Guaitini e Daniele Marangoni. Hanno, poi, preso la parola Marcello Nasini, vicepresidente di Anci Umbria, Roberto Segatori, docente di Sociologia dei fenomeni politici dell’Università degli Studi di Perugia, Salvatore Santucci, presidente di Gepafin, e Fabio Paparelli, assessore regionale allo sviluppo economico.

Le opportunità «Gli enti pubblici – ha ricordato Naticchioni – sono ormai sempre più animatori di sviluppo, integratori di risorse e generatori di opportunità. Devono, perciò, essere capaci di generare valore per la comunità, in una situazione di competitività locale e internazionale, diventare bravi a individuare rapidamente i bisogni di cittadini e imprese e adottare politiche efficaci per fronteggiarli. L’Umbria, che ha avuto i piani comunitari già approvati, deve organizzarsi al meglio per affrontare le nuove sfide. Ci sono molte opportunità da qui al 2020».

Pil in calo In Umbria, il Pil, nel 2014, è diminuito dello 0,4% a causa, essenzialmente, della continua riduzione degli investimenti. È proseguita la ripresa dei settori che avevano fatto meglio nel 2013, agroalimentare, meccanica, tessile e abbigliamento, ma sono emersi segnali di ulteriore contrazione per metallurgia e costruzioni. «L’Umbria – ha commentato Segatori – ha notoriamente due motori di sviluppo autonomi, manifatturiero e turismo, e due non autonomi, costruzioni e commercio. Quest’ultimi sono clamorosamente in crisi. Per gli altri c’è una situazione tripartita. Il polo ternano è un soggetto a sé, dipendente dai mercati della chimica e dell’acciaio. Ci sono poi imprese molto internazionalizzate che funzionano e attirano commesse e tanta piccolissima impresa, che si basa su nicchie di mercato locale, che soffre per la diminuzione di liquidità».

La Regione Secondo l’assessore Paparelli, «per aumentare la competitività delle imprese dobbiamo lavorare affinché le Pmi facciano squadra per penetrare i mercati nazionali e internazionali, puntare su innovazione e ricerca e, soprattutto, valorizzare le eccellenze del territorio. Noi rafforzeremo il sistema delle garanzie nazionali e dei confidi regionali, ma il mondo bancario deve essere più amico delle imprese».

I numeri Nel 2014 il numero di occupati in Umbria è rimasto sostanzialmente stabile (-0,1%). Il calo registrato nel primo semestre è stato quasi interamente riassorbito dalla ripresa osservata nella seconda parte dell’anno, con gli occupati totali che sono tornati a crescere dello 0,9%. L’aumento è proseguito nei primi tre mesi del 2015 (+1,5%). Con un -7,3% di occupati (-32% dal 2008) e un tasso di disoccupazione al 21,9% (7,7% nel 2008), è però l’occupazione giovanile (15-34 anni) che continua a destare preoccupazione. Nel 2012 il reddito disponibile equivalente delle famiglie umbre era pari a 17.736 euro, rispettivamente il 6,5 e il 2,3 per cento in meno rispetto alla media del Centro e dell’Italia. Tra il 2007 e il 2012, in Umbria i redditi familiari a prezzi costanti si sono ridotti (-8,4%) più che nel resto del paese e ciò si è riflesso sulla spesa per consumi, diminuiti tra il 2011 e il 2013 del 2,4 per cento. Nel 2013 la spesa media mensile di una famiglia due persone è stata pari a 2.367 euro, in linea con la media italiana.

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