Bevagna, il funerale del fiume Teverone

Un corteo per le strade del borgo per sensibilizzare le istituzioni sull’inquinamento del corso d’acqua, dove i pesci morti galleggiano sulle alghe

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Il fiume Teverone-Timia è morto. E a Bevagna è stato celebrato il suo funerale, con tanto di fiaccole e cassa di legno.

L’annuncio C’era pure il manifesto funebre, che annunciava l’evento con queste parole: «È mancato all’affetto dei cittadini il fiume Teverone Timia, eliminato da coloro che portano avanti un progresso fatto solo di inquinamento, grigiore e guadagno. Abbiamo cercato di salvarlo, ma gli interessi di pochi hanno prevalso sulla salute e la socialità di tutti». E poi l’appuntamento ai funerali, dove ognuno era invitato a portare una candela o un lumino.

LA DRAMMATICA SITUAZIONE – GALLERY

Pesci morti Si sono ritrovati in un centinaio circa. Il corteo silenzioso partiva dal ponte dell’Accorda per concludersi sotto il Comune. Delusi, più che arrabbiati. Affranti di fronte alle immagini dei pesci morti e delle alghe che galleggiano sopra un’acqua dal colore fra il marrone e il grigio. Alcuni di loro si aspettavano maggiore partecipazione, altri sono già contenti così: un primo passo per rompere il silenzio che avvolge il destino del fiume.

GLI SCARICHI CHE UCCIDONO IL FIUME – VIDEO

Fino al Tevere Tutto comincia con il Marroggia, torrente che nasce all’altezza di Spoleto, dove si congiunge con il Tessino e poco più in là si arricchisce con il flusso di un altro torrente, il Tatarena, assumento il nome di Teverone. Ancora qualche chilometro e il Teverone si unisce al fiume Clitunno, prendendo il nome di Timia. Il fiume Topino, che arriva da Foligno, si unisce al Timia sotto Bevagna. Tutti insieme finiscono nel Tevere.

ARPA UMBRIA: «SITUAZIONE ESTREMAMENTE CRITICA» – LA RELAZIONE (PDF)

Cosa è successo Le condizioni del Teverone-Timia non sono mai state eccezionali. L’asse fluviale che da Spoleto porta a Cannara e si rigetta nel Topino è stato sacrificato, più o meno consapevolmente, sull’altare del profitto, destinato a diventare ricettacolo di scarichi – urbani e non, leciti e non – di gran parte della valle umbra meridionale. I depuratori smaltiscono a fatica il cumulo di melma (la chiamiamo così per decenza) che arriva, ma quando si verificano situazioni particolari, ad esempio un forte temporale, inevitabilmente collassano, riversando nei corsi d’acqua ciò che non riescono a depurare. Ed è facile intuire di cosa parliamo.

Il nubifragio di Foligno Nell’ultima settimana è successo più o meno una cosa del genere. Il nubifragio che ha colpito la zona di Foligno ha moltiplicato la carica d’acqua cui hanno dovuto far fronte i depuratori. La conseguenza è stata che nei giorni successivi, nel Teverone-Timia sono comparsi cadaveri di pesci che galleggiavano su un acqua putrida, dall’inconfondibile ed evocativo colore marrone (in taluni punti) o grigio elettrico (in altri).

Denunce social I cittadini hanno documentato con foto e video, hanno sollecitato le istituzioni (Comune e Arpa, in primis), ma lamentano una situazione ormai insostenibile. Fra l’altro, nelle accese discussioni animate, sui social ma non solo, dal Comitato per la difesa dell’acqua e dell’aria di Bevagna emergono supposizioni su possibili scarichi illeciti da parte delle aziende che sorgono nei pressi del corso d’acqua che, approfittando della situazione, ne avrebbero potuto approfittare per disfarsi in modo comodo ed economico di qualche sostanza tossica. Ma qui entriamo nell’ambito delle accuse non provate (e non provabili).

Esposto alla Procura Intanto, il sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa, assicura che le istutuzioni locali si stanno muovendo sia con l’Arpa sia con un esposto alla Procura della Repubblica di Spoleto Ma i cittadini sono in allarme. È una questione ambientale, igienico sanitaria ma anche alimentare. Il fiume infatti viene utilizzato anche per la pesca. Sollecitata anche l’assessore regionale Fernanda Cecchini.

Zona (in teoria) protetta Di certo è che l’acqua del fiume è fortemente inquinata. E che il fiume in teoria sarebbe pure protetto, come tutta la Valle del Tevere, nell’ambito del progetto europeo Natura 2000, che identifica una rete di siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie identificate come prioritarie dagli stati membri dell’Unione europea. Qui si riproduce il Cavedano.

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