Bocciatura riequilibrio: «Piano inattendibile»

Terni, sembra passato un secolo ma la decisione con cui la Corte dei conti ha sancito la fine dell’amministrazione Di Girolamo risale a gennaio. Depositate le motivazioni

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Sembra passato un secolo, ma parliamo di neanche tre mesi fa. La bocciatura del ricorso del Comune di Terni da parte della Corte dei conti – Sezioni riunite: l’atto che aveva dato il là alle dimissioni del sindaco Leopoldo Di Girolamo e quindi alla dichiarazione del dissesto dell’ente, con l’arrivo del commissario straordinario e dell’Osl, l’organo straordinario di liquidazione.

Le motivazioni Di quella decisione della magistratura contabile, originata dal ricorso di palazzo Spada – rappresentato dall’avvocato Aristide Police – contro la Corte dei conti dell’Umbria che nel luglio del 2017 aveva bocciato il piano di riequilibrio pluriennale elaborato dall’amministrazione comunale, mercoledì sono state depositate le motivazioni.

In premessa Preliminarmente il collegio giudicante presieduto dal giudice Giuseppina Maio, aveva respinto l’ulteriore istanza di rinvio avanzata dal legale del Comune, per poi entrare nel merito della decisione. «Risulta agli atti – scrive la Corte dei conti – Sezioni riunite – che la Sezione regionale di controllo sia giunta alla conclusione di ritenere il piano inattendibile dopo un’approfondita istruttoria che ha riguardato tutti gli aspetti critici quali, ad esempio, l’elevata mole dei debiti fuori bilancio, in particolare con le partecipate, il riaccertamento straordinario dei residui, il disavanzo dell’esercizio 2015. È da respingere, altresì, la doglianza per cui la delibera altererebbe il fisiologico rapporto di leale collaborazione istituzionale tra Corte dei conti e Comuni, finendo per comprimere eccessivamente l’autonomia finanziaria di entrata e spesa loro riconosciuta».

Punto di vista condiviso «Nella delibera – si legge nelle motivazioni – risultano specificati analiticamente e dettagliatamente tutti i motivi per i quali la Sezione regionale non ha ritenuto attendibile il piano. Tali motivi, peraltro, sono stati condivisi dalla Commissione che, nella relazione conclusiva, ha precisato: ‘Il piano del Comune di Terni non appare del tutto conforme ai contenuti richiesti dalle disposizioni normative di riferimento ed alle indicazioni contenute nelle linee guida elaborate dalla Corte dei conti. Ciò in quanto dagli atti esaminati emerge che il procedimento di realizzazione delle misure di risanamento si presenta ancora nelle fasi iniziali del cronoprogamma di realizzo».

«Dubbi sulla ricognizione dei debiti fuori bilancio» Circa il piano-bis presentato da palazzo Spada, il collegio giudicante romano evidenzia che «le criticità rilevate non risultano superate né in sede istruttoria né in epoca successiva. Nel caso in esame, alla problematica individuazione della durata del piano, corrisponde anche l’incertezza dell’anno al quale fare riferimento per la determinazione della massa passiva stessa». Per ciò che concerne l’attività di ricognizione dei ‘debiti fuori bilancio’, «il ricorrente afferma che essa è stata svolta scrupolosamente dalla struttura tecnica del Comune e dai dirigenti e che, dagli atti, non risulterebbero ulteriori poste oltre a quelle inserite nel piano di riequilibrio. Al riguardo la Sezione regionale ha dettagliatamente analizzato l’attività dell’ente ed ha espresso riserve, condivise da questo collegio, sulla correttezza ed attendibilità della ricognizione dei debiti fuori bilancio operata dal Comune di Terni».

Massa passiva e attiva Con riferimento alle ‘passività potenziali’, la Sezione ha condiviso le perplessità espresse dalla Commissione sulla congruità dell’accantonamento, in relazione «al rilevante ammontare delle partite (12.006.504 euro di debiti) con le società partecipate, ancora in fase di verifica, e all’assenza di informazioni specifiche sul contenzioso». Sulle misure per far fronte alla massa passiva, «il fatto che il piano, alla data della sua presentazione, non presentava elementi di sicurezza e di attendibilità di riuscita per mancanza di elementi che rendessero attendibile la massa attiva, si evince anche dalla successiva delibera della Sezione (numero 158 del 2017) dalla quale emerge che ‘vista la relazione dell’Organo di revisione sul rendiconto per il 2015 del Comune di Terni trasmessa in data 30 ottobre 2017, la Sezione, sulla base della nuova relazione-questionario dell’Organo di revisione e dei chiarimenti offerti dall’amministrazione, rileva il permanere delle irregolarità’».

Accertamenti, non riscossioni «Nel ricorso – scrivono i giudici della Corte dei conti a Sezioni riunite – viene riferito che l’ente ha approvato il nuovo modello organizzativo che prevede la strutturazione di un unico ufficio entrate, ha aumentato la dotazione organica di quattro unità dell’ufficio per le attività di accertamento e riscossione ed ha acquisito un nuovo software per l’ufficio tributi. Ha affermato, inoltre, che la Sezione di controllo ‘non ha neppure tenuto conto dei risultati ottenuti con le misure di contrasto all’evasione fiscale, che hanno consentito al Comune di registrare tra il 2015 e il 2016 un incremento del gettito’. Al riguardo si rileva che, sotto il profilo ‘riorganizzativo’, trattasi di fatti intervenuti nel 2017 ma, soprattutto, che, per quanto concerne il ‘maggior gettito’, il dato non si riferisce alle ‘riscossioni’ ma agli ‘accertamenti’ che, peraltro, sono stati considerati dalla Sezione nella tabella della deliberazione. Da tali tabelle risultano ‘riscossioni in conto competenza’ pari a zero per tutti gli esercizi esaminati e ‘riscossioni in conto residui’ pari al 12% circa dei residui iniziali di ciascun esercizio».

Conclusioni «L’istituto (il Piano di riequilibrio in astratto, ndR) si connota per un sistema di norme sostanziali, procedurali e processuali che, attraverso reciproche interconnessioni mirano, da un lato a supportare gli enti locali impossibilitati a riequilibrare i propri bilanci attraverso le procedure ordinarie, offrendo un’alternativa alla dichiarazione di dissesto; dall’altro ad assicurare le dovute garanzie, tanto nella fase procedurale, quanto nella fase attuativa. Il Piano adottato dal Comune di Terni – è il passaggio che ha di fatto messo fine all’amministrazione Di Girolamo – non appare rispondente a tali necessari elementi».

Thomas De Luca «La sentenza parla chiaro – secondo Thomas De Luca, candidato sindaco M5S Terni – se il Partito Democratico avesse accolto il piano del Movimento 5 Stelle il Comune di Terni non sarebbe in dissesto. Le motivazioni sono inequivocabili e puntano il dito contro il mancato riconoscimento dei debiti fuori bilancio e l’inattendibilità delle coperture, valutazioni che confermano pienamente le pesantissime ombre sui bilanci 2013-2016». De Luca ricorda come «sin dall’avvio della procedura, a ottobre 2016, il M5S aveva costantemente evidenziato queste criticità, offrendo la piena disponibilità a collaborare con tutte le forze politiche per una via di salvezza. L’arroganza e la presunzione hanno però pregiudicato in maniera irreversibile ogni possibilità di evitare il dissesto. È proprio da questo atteggiamento che la nostra città deve ben guardarsi in futuro. Da sindaco di Terni avvierò una stretta collaborazione con l’Organo straordinario di liquidazione e con la Corte dei Conti per fare definitivamente chiarezza sullo stato finanziario dell’Ente e per fare in modo che non siano i cittadini, in particolar modo le fasce più deboli, a pagare per gli errori del passato».

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