Cannabis shop: «Legali ma da controllare»

Terni, confronto nell’ambito del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Analizzato il fenomeno. Focus sui distributori automatici

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Negozi in linea con la legge, sì da controllare in maniera capillare – e un particolare focus riguarderà anche i distributori automatici – ma nell’ambito di ciò che le norme prevedono. Se poi ci sarà la volontà politica di cambiarle, nel tempo queste norme, si tratta – come si dice in gergo – di un altro ‘paio di maniche’.

Confronto in prefettura

Dei cosiddetti ‘cannabis shop’, i negozi che vendono cioè ‘cannabis light’ e derivati della canapa con un basso livello di Thc – il principio attivo – se ne è parlato giovedì mattina nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto di Terni Paolo De Biagi.

Chi c’era

Presenti, oltre alle forze dell’ordine al gran completo, i sindaci di Terni Leonardo Latini, di Amelia Laura Pernazza, amministratori e rappresentanti dei comuni di Narni e Orvieto, il procuratore capo Albergo Liguori, il questore Antonino Messineo e, ovviamente, il prefetto.

Analisi tecnica

Nel corso della discussione – al di là della volontà espressa dagli amministratori in prima battuta, quella di ‘rendere la vita difficile’ a tali realtà commerciali – sono stati toccati diversi aspetti tecnici e normativi, per comprendere fino in fondo il mondo dei ‘cannabis shop’, il loro rapporto con i territori, la diffusione – che riguarda anche alcuni bar e tabaccherie – e ciò che la legge prevede nel dettaglio.

Nessuna ‘crociata’

Nessuna ‘crociata’, questa la sintesi conclusiva, ma un’attività di controllo che dovrà essere conclusa entro fino giugno e che riguarderà tutti i punti in cui la ‘cannabis light’ è venduta. Dai negozi ai distributori automatici su cui l’attenzione sarà massima. Nel corso del confronto è stato anche osservato che chi assume droga, non ha particolare interesse – né economico né dal punto di vista degli effetti – a ricorrere a tale tipo di prodotti. Di contro vengono ritenuti – ed i sindaci sul punto hanno espresso il proprio pensiero – comunque diseducativi.

Le verifiche

Ma la legge – al netto dei cambiamenti che potranno caratterizzarla in futuro – è legge e tali attività hanno pieno diritto di esistere, rispettando ovviamente le regole. Ed è questo che le forze dell’ordine e le autorità preposte sono chiamate a fare.

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