Caos, torna Museomix: tre giorni per cambiare

Terni: creatività, collaborazione e nuove tecnologie per una maratona in 12 musei di 8 nazioni diverse, dall’Italia al Brasile

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Sono tre i musei che daranno vita alla seconda edizione di Museomix: l’archeologico del Caos di Terni, quello civico di storia naturale di Ferrara e quello della ceramica di Montelupo Fiorentino. Da venerdì 10 a domenica 12 novembre, la makeathon creativa si svolgerà contemporaneamente in 2 continenti, 8 nazioni e 12 città: da Belo Horizonte in Brasile a Città del Messico, sino a Bruxelles, passando per Spagna, Francia, Svizzera e Austria. È un evento collaborativo di respiro mondiale, impostato sulle connessioni culturali: accade nello stesso weekend in svariati luoghi e prevede 3 giorni di lavoro intellettuale e manuale di professionisti, sempre di squadra, per sviluppare proposte innovative e creare prototipi, da sottoporre al pubblico.

Museomix è un laboratorio multidisciplinare fuori dagli schemi e una comunità internazionale, che prende casa negli spazi che trasforma. Il coinvolgimento alla pari di professionisti e di appassionati, di esperti e di studenti, senza distinzioni né limiti di età, ha entusiasmato sempre più persone. Tecnologia, partecipazione e creatività: tra gli ingredienti del format è fondamentale la community disposta a supportare il museo durante gli step organizzativi. ‘People make museums’ è il motto di Museomix e la community italiana, coordinata da Bam! Strategie Culturali e IBC Emilia-Romagna con il supporto di NEMO Network of European Museums Organization, continua a lavorare per sperimentare un nuovo modo di vivere il museo. A due anni dalla sua nascita, la community riunisce gruppi creativi in Emilia-Romagna, Umbria e Toscana, riunendo gruppi di innovatori e creativi e diffondendosi da nord a sud tra amministrazioni virtuose, semplici sognatori, istituzioni lungimiranti e imprenditori pionieri.

‘Bene comune’ «I fondatori di Museomix Italia hanno riunito una bella comunità aperta e attiva – spiega Juliette Giraud, ideatrice del format – sapendo interagire con le altre community di Museomix nel mondo. Hanno inoltre contribuito a valorizzare quel ‘bene comune’ che noi tutti costituiamo nel nostro insieme e a unire i diversi know-how e le diverse esperienze, aldilà della complessità degli scambi e delle differenze culturali. Che Museomix possa svegliare gli spiriti e stimolare le idee per inventare, in Italia, il museo di domani: innovativo, aperto e partecipativo». Le idee non subiscono confini geografici né preconcetti; perciò comunicatori, designer, maker, programmatori informatici, esperti delle collezioni e mediatori culturali – selezionati attraverso una call internazionale – condivideranno un progetto dentro un museo che diventerà un’officina dove si inventano e realizzano strumenti innovativi di mediazione, utili a migliorare la fruizione e coinvolgere nuovi pubblici.

Come funziona Dopo un’approfondita visita al museo e la spiegazione dei terreni di gioco (suggestioni, personaggi e scenari individuati dagli organizzatori dopo un attento esame delle collezioni e del contesto) i cosiddetti ‘museomixer’, si radunano in équipe, ognuna composta da 6 persone con 6 diverse professionalità. Il primo giorno sarà dedicato allo sviluppo del concept, con lo scopo di avere un progetto da sviluppare concretamente. Conclusa la fase di design, nel secondo e nella prima parte del terzo giorno le équipe sono interamente concentrate nella produzione del prototipo: tra chi materialmente costruirà l’oggetto elaborato, servendosi del fablab, del laboratorio di bricolage e del magazzino tecnologico, detto ‘techshop’ (installati per l’occasione all’interno del museo) e chi dovrà elaborarne il racconto e il brand o svilupparne la parte elettronica/software. Tutta la macchina organizzativa si attiva per arrivare a installare i prototipi e accogliere il pubblico, chiamato a sperimentarli, l’ultimo giorno, domenica 12 novembre, dalle 16, durante il quale i musei saranno a ingresso gratuito.

Gli obiettivi Il più concreto ed evidente obiettivo è quello di dotare il museo di nuovi strumenti tecnologici o percorsi di visita creativi e animati che ne possano migliorare la fruibilità. Nelle edizioni passate si sono sviluppati prototipi che sfruttavano, tra le altre cose, realtà aumentata, ologrammi, riproduzioni audio-video, piattaforme Arduino ma anche la recitazione di attori e l’esperienza di visitatori non vedenti. Il fine della tre giorni è rendere sempre più interattive a accessibili le collezioni. Ma, un museo che decide di farsi ‘remixare’, mira anche a un risultato a più lungo termine: sperimentare un nuovo modo di vivere spazi e collezioni, aprirsi al confronto con nuovi ambiti professionali.

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