Caso mense a Perugia: «Bambini affamati»

I genitori esasperati: «Chiediamo che questa gestione funzioni». Una maestra: «Non sappiamo cosa fare»

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di L.P.

L’ennesimo messaggio arriva direttamente dall’interno della scuola. ‘Neanche in un orfanotrofio’, è questa la situazione descritta dopo due mesi dall’inizio dei controlli da parte dei genitori all’interno dei refettori delle scuole perugine. «Da quando il servizio è stato esternalizzato – denunciano – i nostri bambini tornano a casa affamati».

«Bambini disperati» Le maestre si trovano a non sapere cosa rispondere ai bambini che chiedono ancora qualche altra cosa da mangiare. «Dai controlli è emerso che i bambini continuano a chiedere il pane che viene consegnato in porzioni limitate, le patate sono sì e no un cucchiaio a testa. Se uno di loro non mangia il primo, rimane affamato per tutta la giornata. E’ veramente troppo» dicono.

La denuncia «I primi tornano spesso indietro, le zuppe rimangono nel piatto così come i contorni di verdure. E oggi mio figlio ha mangiato 50 grammi di prosciutto crudo senza pane, perché il menu non lo prevedeva dal momento che per contorno veniva servita mezza patata lessa». Non sembra andare giù a molti, compresi i bambini, il nuovo menu e il nuovo servizio di refezione scolastica gestito, a partire dall’anno scolastico in corso, da un raggruppamento di aziende guidto da All Foods che si è aggiudicata la gestione mediante gara di appalto. Due mesi di controlli a sorpresa da parte dei comitati dei genitori hanno fatto emergere alcune rilevanti problematiche, tra tutte le scarsità delle porzioni.

Porzioni scarse «Le porzioni sono scarse dicono alcuni genitori – soprattutto per quanto riguarda il secondo. Quando per primo ci sono le zuppe di orzo o cereali, tanti bambini mangiano direttamente il secondo. L’altro giorno alcuni bambini volevano più pesce, ma era finito, le cuoche sono state costrette a mettere nel piatto l’intingolo in cui era stato cotto il persico». E poi ancora pane molliccio e quantità di formaggio modeste. «Durante un controllo sono riuscita a pesare una porzione di formaggio che, da menu, doveva essere sui 40 grammi. Non me lo hanno più permesso – racconta una mamma – dopo che ho scoperto che quel pezzetto pesava solo 25 grammi». E se in qualche istituto a mancare è il formaggio o il pane, ci sono scuole che di pomeriggio non hanno neanche l’acqua. «In alcuni istituti il Comune compra delle bottiglie d’acqua in plastica per il pranzo perché devono ancora arrivare i risultati delle analisi effettuate sull’acqua che esce dal rubinetto. Ma fuori dal pranzo, come devono fare i bambini che hanno sete?»

Insoddisfatti Alcuni genitori hanno già iniziato a segnalare le problematiche sul sito internet che l’azienda ha predisposto. «Non capiamo come mai questa nuova gestione lasci tutti insoddisfatti, dai genitori agli insegnanti. E’ un servizio che funziona da anni, è cambiato solo l’acquisto delle derrate alimentari che non avviene più in modo diretto da parte dei genitori e il menu redatto dalla Usl. Oggi si lamentano anche quei genitori che non si erano opposti all’esternalizzazione del servizio».

Guerra aperta Scarse quantità, continui disservizi, non sono pochi i genitori che minacciano di non pagare più la retta e non far più pranzare i propri bambini a scuola. E intanto per il prossimo gennaio è prevista un’altra assemblea pubblica a cui verranno nuovamente invitati sindaco Andrea Romizi e l’assessore alla scuola Diego Dramane Wagué. Sempre a gennaio ci sarà il nuovo tavolo paritetico alla presenza di tutte le parti, «noi continueremo ad illustrare all’amministrazione cosa c’è che non funziona. – proseguono i genitori – Ci avevano promesso che avrebbero elaborato il regolamento comunale sulle mense ma non ancora non abbiamo saputo nulla. L’amministrazione scarica tutte le responsabilità sull’azienda che, sicuramente, fa un buon lavoro e in maniera trasparente come si evince dall’elenco dei prodotti acquistati. Ma il problema è che in questa gestione l’azienda funge sia da controllore che da controllato: Il Comune deve controllare che l’azienda fornisca un servizio efficiente e di qualità per quello che viene pagata. Ora attendiamo con ansia il tavolo paritetico con la Asl, nella speranza che il menu venga rivisto, soprattutto per quanto attiene le porzioni. Per tutto il resto, per le nostre lamentele, il nostro interlocutore era e rimane il Comune».

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