Caso Nestlé: «Il futuro ricomincia da Perugia»

Una cooperativa che assorba gli esuberi e produca cioccolatini storici. E’ questa l’idea, nata per caso, da alcuni ex dirigenti ora in pensione che porteranno il progetto al Mise

Condividi questo articolo su

di L.P.

Dimenticate i tavoli ufficiali, gli incontri al Ministero e le manifestazioni in strada, a Perugia. Il futuro per l’azienda numero uno del capoluogo umbro potrebbe essere già scritto in un progetto. E mentre si attende l’incontro a Ginevra, per sapere qualcosa di più da parte della multinazionale svizzera, al momento, l’unica cosa certa, è che sono 51, tra operai e impiegati, ad aver accettato i 60 mila euro per l’uscita volontaria.

Alcuni cioccolatini storici

Gli ex dirigenti E se, invece, la salvezza per la storica azienda umbra venisse proprio da Perugia? A muoversi, ormai da qualche mese, sono quelli che nell’azienda ci lavoravano negli anni d’oro del marchio Perugina. Storici dirigenti, aziendalisti tutti d’un pezzo che per la ‘fabbrica’ hanno dato tutto, il cuore in primis. Il cuore lì c’è rimasto ed è per questo che da un’idea nata per caso, chiacchiere tra ex colleghi, è uscito fuori un piano che sarà presentato il prossimo 5 dicembre al Mise. Le carte finiranno in mano al viceministro Bellanova che in questi mesi ha seguito la vertenza e la speranza è che il progetto non rimanga a prendere la polvere sui tavoli del Ministero.

Il gruppo Facciamo un passo indietro. Nei mesi scorsi alcuni tra gli ex dirigenti perugini dell’azienda si ritrovano e decidono di fondare un gruppo su Facebook dove scambiarsi ricordi e cartoline dei vecchi prodotti Perugina. Con la vertenza in corso, però, il gruppo è diventato un luogo in cui scambiarsi opinioni e discutere e da lì è nata l’idea che potrebbe segnare una svolta. Quella di salvare una parte degli esuberi dichiarati dalla multinazionale svizzera creando una nuova unità organizzativa sotto forma di cooperativa che, all’interno dello stesso stabilimento di S. Sisto oppure in altra location, ricominci a produrre alcuni vecchi prodotti Perugina dismessi da Nestlè, ma ancora molto presenti nella memoria dei consumatori.

Il cartello Perugina

La passione «L’idea nasce «dall’amore spassionato per questa azienda in cui abbiamo lavorato una vita intera e in cui siamo cresciuti – spiega Francesco Falcinelli, ex dirigente a capo del personale – e visto che né i sindacati né la politica parlano di cose concrete, come la produzione, noi vogliamo fare una proposta pratica, basata sulla produzione non solo di tavolette e baci Perugina, ma cioccolato di alta gamma e di qualità». Mettendo a frutto competenze tecniche e manageriali acquisite nel corso degli anni si potrebbe contribuire, almeno parzialmente, alla ricollocazione di parte dei dipendenti che l’azienda vorrebbe fuori dai siti produttivi. «Almeno 40 o 50 lavoratori potrebbero continuare a lavorare e, in questo modo, si potrebbe far rivivere tutti quei prodotti non più in commercio da anni ma che hanno fatto la fortuna di questa azienda in tutta Italia».

I prodotti Cioccolatini nudi con pirottino, oppure confezionati in scatola ma tutti di prestigio, da vendere nelle migliori pasticcerie, come Royal drinks, quelli al liquore, Pomona, con la frutta, Canasta, con la ciliegia. Ma anche cioccolatini incartati, i tenerelli Dragees, il torrone, le uova di Pasqua, forse anche gli snacks. «In molti – prosegue Mauro Ciaccio, ex responsabile acquisti materiali d’imballaggio, che ha lavorato a Perugia ma anche a Milano, dal 1998 al 2006 – ricordano ancora prodotti come La voglia matta, Flipper, Settesere, Recital, i Trebon. Perché allora non rimetterli in produzione?».

Gli incarti

Le condizioni Il primo ostacolo da superare è che la stessa multinazionale consenta l’utilizzo del marchio Perugina come garanzia di qualità dei prodotti presentati, quindi la cooperativa dovrebbe collaborare con Nestlé, pagando anche, magari, le royalties. «Che Nestlé accetti la proposta è la condizione necessaria – spiegano ancora gli ideatori del progetto– poi noi potremo anche investire, con un adeguato business plan, per l’acquisto dei macchinari necessari. La multinazionale, di contro, ci potrebbe guadagnare non solo in pubblicità, ma anche affidando alla cooperativa la produzione di tutti quei prodotti, oltre ai Baci, ancora in portafoglio ma con un peso marginale, come i Gianduiotti, Dimmidisì, le Banane». Se il progetto dovesse andare in porto, con un’adeguata campagna di marketing e di promozione, si potrebbe arrivare, nel giro di qualche anno, anche alla produzione di nuovi prodotti dal design accattivante e innovativo.

Il futuro Snobbati dai sindacati e dal Comune, gli ex dirigenti puntano dritto verso il vice ministro Bellanova. Ma intanto, il prossimo primo dicembre, saranno ricevuti dalla presidente della Regione Catiuscia Marini. «Non è facile cercare di avere le autorizzazioni, non è una cosa semplice ma ci proviamo – conclude Falcinelli – non arrecheremo nessun danno all’azienda, anzi la valorizzeremo. E difficile ora ipotizzare se il progetto andrà in porto o meno, cercheremo con tutte le forze la collaborazione di Nestlé e se le cose andranno bene ci saranno tutti i presupposti per crescere».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli