Centri antiviolenza: «Personale in bilico»

Carbonari (M5s) lancia l’allarme: «A Terni contratti scaduti e manca l’ultimo stipendio. Si vuole mantenere assoluto precariato»

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«Un servizio fondamentale come quello di contrasto alla violenza contro le donne, operato dai due Centri antiviolenza (Cav) di Terni e Perugia, è al momento abbandonato al puro volontariato. E spunta anche una nuova cooperativa per la gestione di questi servizi».

Maria Grazia Carbonari

«Senza contratto e senza soldi» Così la consigliera regionale Maria Grazia Carbonari (M5s) che lancia l’allarme sulla vicenda e spiega che «le operatrici che si recano quotidianamente al lavoro non sono contrattualizzate, perché i loro contratti sono scaduti il 31 marzo, e non ricevono quindi alcuno stipendio. Addirittura a Terni – aggiunge la consigliera pentastellata – debbono ancora prendere quello di marzo, nonostante i soldi siano già stati stanziati dal ministero, ma ‘persi’ nei meandri delle burocrazie regionali e comunali».

«Nessun escamotage» Nell’annunciare la presentazione di un’interrogazione sulla vicenda, Maria Grazia Carboanri assicura quindi che il M5s si dedicherà «con massima attenzione alla tutela dei diritti delle operatrici e affinché venga scongiurato l’uso di espedienti per mantenere lo stato di precarietà attuale. Ad oggi – ricorda – quasi tutte le lavoratrici hanno raggiunto il limite di proroghe contrattuali oltre il quale la legge prevede che scatti obbligatoriamente l’assunzione a tempo
indeterminato».

Ipotesi-cooperativa «Alcune segnalazioni – aggiunge Carbonari – ci dicono che si sta cercando di costituire una nuova cooperativa per la gestione delle prestazioni professionali delle lavoratrici dei Cav, pur mantenendo in capo alla vecchia associazione la gestione dei Centri antiviolenza. In questo modo le operatrici che saranno assunte da questa nuova impresa cooperativa continueranno a lavorare in condizioni di forte precariato e addirittura potrebbero essere licenziate tout court, semplicemente non riassumendole nella nuova cooperativa. Un fatto – conclude – che se si concretizzasse, violerebbe quegli obblighi normativi sanciti dall’accordo attuativo con cui i comuni di Terni e Perugia le hanno assegnato la gestione dei Cav. Tutto ciò non dovrebbe essere in alcun modo possibile».

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