Cna Umbria: «Risorse per le infrastrutture»

Il presidente regionale Papa: «Se non ripartono gli investimenti non ci sarà inversione di tendenza, né per il settore delle costruzioni, né per la regione»

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«In dieci anni crollo degli investimenti pubblici, appalti dimenati e permessi a costruire in caduta libera. Sotto le macerie è rimasto il settore delle costruzioni che paga il conto più salato di questa ecatombe. Ma a farne le spese è tutta l’Umbria, con la sua carenza storica di infrastrutture e le mancate manutenzioni ordinarie». I dati che emergono dall’indagine del centro studi sintesi per conto di Cna ‘Analisi degli investimenti e degli appalti pubblici in Umbria 2008-2018’ «sono drammatici e confermano quello che le associazioni di categoria del settore delle costruzioni denunciano ormai da anni, strategie di uscita comprese».

Piano straordinario

Per Mirko Papa, presidente regionale di Cna costruzioni, «serve un piano straordinario di investimenti pubblici che metta mano alle carenze infrastrutturali dell’Umbria, ma anche un programma di piccole opere immediatamente cantierabili se vogliamo dare una spinta alla ripresa economica ancora debole e, al contempo, sostenere il settore delle costruzioni, che ha sempre contribuito in maniera determinante al Pil regionale. Perché se è vero che la crisi è stata pesante per tutti, lo è stata in particolare per l’edilizia».

Le imprese

Le imprese del settore, infatti, «sono diminuite di 2.200 unità (-17% contro una riduzione del 4% del totale delle imprese), e hanno perso quasi 12 mila occupati. La ricerca conferma che, complice il taglio secco di trasferimenti statali, gli enti pubblici, soprattutto i Comuni, in questi anni hanno tagliato le spese per investimenti tra il 40% e il 50%. A questo dato già drammatico si aggiunge la secca riduzione dei permessi a costruire (-56%) che ha compromesso la dinamica degli introiti dei Comuni e l’altrettanto secca riduzione degli appalti banditi dalle stazioni appaltanti locali, praticamente dimezzato (-51%) negli ultimi otto anni. Un fenomeno a cui non è estraneo il nuovo codice degli appalti, che ha complicato moltissimo le procedure di gara».

Gli addetti

L’indagine mostra anche, sottolinea Papa, «la riduzione della dimensione media e degli addetti per impresa, a dimostrazione di una progressiva frammentazione e destrutturazione del comparto. Un dato in controtendenza rispetto a quello di altri settori, come ad esempio il manifatturiero, dove ad una diminuzione del numero di imprese è corrisposto però un aumento del numero di addetti. In questi anni il settore non si è solo ridimensionato, si è anche profondamente trasformato. Si sono consolidate le tendenze già registrate negli anni scorsi: cresce ancora percentualmente il mercato delle riqualificazioni, del recupero e dell’efficientamento energetico (+79%) che nel settore residenziale ha schiacciato letteralmente la nuova costruzione, ormai relegata ad un 8% del totale dei cantieri esistenti».

«Tante cose da fare, ma casse vuote»

Le riqualificazioni e l’efficientamento energetico, per Pasquale Trottolini, responsabile umbro di Cna costruzioni, «hanno ridato un po’ di ossigeno al settore, ma si tratta di ‘pannicelli caldi’. Qui serve un autentico cambio di passo, a cominciare dal Governo, che deve puntare di più sulla crescita e in Umbra, ad esempio, dovrebbe fugare i dubbi sulla conferma nella finanziaria dei fondi per le periferie di Perugia e Terni. Ma vogliamo parlare dell’Ikea a Collestrada senza che si sia realizzato il nodo di Perugia? O della ricostruzione ancora al palo? O delle condizioni della viabilità secondaria in una regione che si vorrebbe vocata al turismo? O ancora, della messa in sicurezza del territorio? La lista delle cose da fare è lunga, ma se le casse dei Comuni resteranno vuote sarà destinata a restare tale».

«Far ripartire gli investimenti pubblici»

Per Francesco De Rebotti, sindaco di Narni e presidente dell’Anci Umbria «il dato sugli investimenti e sugli appalti pubblici in Umbria, non sorprende. Ormai, da anni, il settore affronta una crisi senza precedenti, anche se si comincia a intravedere una timida inversione di tendenza .Tra il 2007 e il 2016 gli introiti dei Comuni dell’Umbria sono diminuiti del 56%, pari a 20 milioni di euro in meno, cui si aggiunge la forte decurtazione dei trasferimenti statali (-54%). Si conta che rispetto al 2010, le risorse perse ammontino a 350 milioni di euro, l’1,6% del PiI regionale». In conclusione Papa ricorda che «se non ripartono gli investimenti pubblici non ci sarà alcuna inversione di tendenza. Né per il settore delle costruzioni, né per l’Umbria».

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