Colussi, vittoria triste per i sindacati: 69 via

Ratificato l’accordo azienda-sindacati. Ma nessuno ha voglia si esultare. Perplessità per gli oltre 200 lavoratori che non hanno detto sì

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Adesso è ufficiale. Il 31 gennaio Colussi avrà 69 lavoratori in meno: 59 operai (di cui 10 prepensionamenti), 5 impiegati interni e 5 esterni (della Sogesti). La notizia arriva in un freddo pomeriggio di novembre – venerdì 17, ma non c’è nemmeno la voglia di fare battute sulla coincidenza funesta – con la ratifica dell’accordo siglato giovedì, alle 5 del mattino, dopo 15 ore di trattative serrate fra azienda e sindacati.

IL GIORNO DELL’ACCORDO NESSUNO PARLA – LANFALONI: «VITTORIA TRISTE»

L’ingresso dell’azienda

Maggioranza larga (ma non larghissima) Dopo le assemblee ci sono state le votazioni. Su 509 aventi diritto, hanno votato 397 lavoratori. Quorum superato quindi. Risultato: 292 favorevoli alla ratifica dell’accordo (il 73.55% del totale), 96 contrari (24.18%). Le schede bianche sono 6, tre le nulle. Prima dello spoglio, Michele Greco (segretario Flai Cgil Umbria) si era detto soddisfatto per il numero di votanti, nonostante i 112 che non hanno partecipato al voto. Perplessità aumentate dopo il conteggio dei voti. In particolare, Daniele Marcaccioli (segretario regionale Uila) ha fatto presente la delusione per i quasi cento no. I due – con Dario Bruschi (Cisl) – hanno rappresentato in questi mesi i tre sindacati confederali in Confindustria e in questo periodo seguono da vicino, oltre a Colussi, anche la vertenza Nestlé Perugina.

I sindacati parlano A mente fredda, arriva anche il comunicato congiunto di Fai Cisl, Flai Cigl e Uila Uil, che «ringraziano tutti i lavoratori della Colussi per la scelta responsabile che hanno fatto». La scelta, scrivono i sindacati, «obbliga l’azienda ad un rigoroso rispetto di quanto è stato sottoscritto. Investimenti, formazione e una organizzazione del lavoro che riconosca il ruolo del lavoratore e il suo lavoro, sono lo spirito che ha guidato la trattativa. Il futuro non può che iniziare da qui, con un riconoscimento reciproco e ascoltando più di ieri le voci dei lavoratori».

Nessuno parla Sulla fabbrica di Petrignano volteggiano stormi di uccellini a fare da sottofondo musicale. Nel frattempo, si è alzato il vento e ha spazzato quell’odore dal sapore dolciastro di biscotti che è la caratteristica di Colussi. Il cielo è ormai violaceo quando escono i primi impiegati. Il turno degli operai invece dura fino alle 22. Gli stormi disegnano figure astratte. Ci avviciniamo ma nessuno ha voglia di parlare. Vanno tutti di fretta.

Le conseguenze dell’insourcing Alcuni di quelli che incrociamo sono delle cooperative: la Mpm e la Ducops. Si occupano di pulizie industriali e logistica. Per ora i loro lavoratori non sembrano coinvolti nella crisi industriale, ma inevitabilmente anche loro saranno vittime della crisi, a causa dell’insourcing (l’internalizzazione, cioè far fare a dipendenti Colussi il lavoro che viene fatto da aziende e cooperative esterne). E alcuni di loro perderanno il lavoro. Quantomeno a Petrignano.

Patrizia Lanfaloni

Vittoria triste Intervistata da umbriaOn, Patrizia Lanfaloni (Rsu) sottolinea che alla fine, quando ci sono così tanti licenziamenti, «non vince nessuno». Finisce la vertenza, non l’impegno: «Ora vogliamo che l’azienda rispetti quanto promesso e il nostro compito ora è controllare che tutto proceda come concordato». Lo sguardo è triste, di chi ancora non ha capito come si sia potuti arrivare a questa situazione: «Qualche anno fa non riuscivamo a smaltire le ferie arretrate, poi all’improvviso hanno cominciato a chiederci di farle, pur dicendoci che tutto andava bene. Poi c’è stata la solidarietà, in attesa che finisse la crisi. Poi la crisi è finita, c’è stata la ripresa, ma sono rimasti i licenziamenti perché nel frattempo è partito il riassetto aziendale, anche a causa del fatto che non lavoriamo più per altri marchi, ma solo per Colussi. Calando la produzione, purtroppo, calano i posti di lavoro».

L’accordo e i prossimi passaggi Ora vanno scelti i nomi. Per le uscite volontarie c’è un incentivo in denaro (20 mila euro lordi: un po’ pochini, per Perugina erano il triplo). Per quel che concerne i lavoratori che, attraverso i benefici contributivi connessi alla iscrizione nelle liste di disoccupazione Naspi, acquisiscano il requisito di pensionamento, l’incentivo di è di 7 mila euro.

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