Colussi ne licenzia 125, scatta la mobilitazione

Petrignano di Assisi, l’azienda vuole cacciare 115 operai, 5 impiegati e 5 impiegati della So.Ge.Sti. I sindacati: «Procedura inaccettabile». Regione «preoccupata»

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Nel pieno della vertenza Nestlé-Perugina, per i lavoratori dell’Umbria arriva un’altra mazzata terribile. Martedì mattina in Confindustria a Perugia, la dirigenza del gruppo Colussi ha dichiarato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori del sito di Petrignano d’Assisi, di cui 115 operai, 5 impiegati e 5 impiegati della So.Ge.Sti., la società che si occupa dell’amministrazione.

«Inaccettabile» Le segreterie nazionali di Fai Flai e Uila e il coordinamento delle Rsu del gruppo Colussi (che riunisce anche gli stabilimenti di Tavarnelle Val d’Elsa, in Toscana, e Fossano, in Piemonte) ritengono «inaccettabile quanto dichiarato dall’azienda e si oppongono con forza a tale decisione che infierisce in modo drammatico sul territorio umbro già colpito da altre vertenze. Nei prossimi giorni saranno convocate le assemblee in tutti gli stabilimenti del gruppo nelle quali si decideranno tutte le azioni di contrasto a questa scelta scellerata della Colussi».

«A che servono gli investimenti?» «Si andrà verso il ritiro della flessibilità nell’orario e nei turni di lavoro, poi decideremo quando e come organizzare uno sciopero», dice Patrizia Lanfaloni, delegata Rsu sindacale (Cgil, Cisl, Uil, Ugl). «Su 456 operai, 115 licenziamenti sono un’enormità. Loro le chiamano ‘teste’, noi le chiamiamo famiglie. Quando l’azienda è andata in crisi abbiamo fato tante concessioni, accettando ad esempio il contratto di solidarietà. Ma ora le cose vanno bene, l’azienda investirà 82 milioni di euro in tre anni eppure annuncia 125 licenziamenti. Un controsenso. Anche perché gli esuberi ipotizzati erano solo 80 esuberi. Ora che ci sono gli investimenti sono saliti a 125. Qualcosa non torna».

Regione preoccupata La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini e l’assessore regionale allo sviluppo economico, Fabio Paparelli dicono che si tratta di una decisione che «suscita profonda preoccupazione. Pensiamo sia utile una valutazione più approfondita, da parte dell’azienda, che consenta, anche a seguito del confronto con le organizzazioni sindacali, di rivedere tale decisione. L’annuncio di questi licenziamenti, unitamente alle altre vertenze già in essere alla Perugina, alla Novelli ed in altre aziende del settore alimentare, impongono non solo tavoli di confronto nel merito delle singole vertenze, ma necessitano di una responsabilizzazione condivisa da parte di tutti, dalle istituzioni, organizzazioni sindacali, rappresentanti delle imprese e delle loro associazioni di categoria».

«Persone e non numeri» Gli esuberi, dicono Marini e Paparelli, «non sono numeri, ma donne ed uomini con le loro famiglie, espressione della coesione sociale delle nostre città e di tutta la regione. Così come i piani industriali non possono scaricare esclusivamente alla mediazione istituzionale e sindacale l’impatto sociale di tali vertenze. C’è invece bisogno che gli stessi imprenditori e le associazioni datoriali assumano una parte attiva e da protagonisti nel mantenimento dell’occupazione e della coesione sociale. Per questo motivo, fermi restando tutti i tavoli regionali e nazionali connessi alla gestione delle singole e specifiche vertenze, la giunta regionale convocherà uno specifico tavolo con tutte le parti sociali, comprese le rappresentanze delle imprese e delle categorie produttive. Il mantenimento dell’occupazione, dei posti di lavoro e la creazione di nuova occupazione, richiede il protagonismo attivo».

Laffranco Il parlamentare Pietro Laffranco (FI), commenta così: «Dopo le vicende della Novelli di Spoleto, della Perugina, ora volge al peggio anche quella della Colussi di Petrignano dove sono stati dichiarate stamattina altre 125 mobilità relative ad altrettanti lavoratori, completando, purtroppo, in termini negativi un quadro economico e sociale umbro desolante e molto preoccupante. Anche in questa circostanza invochiamo l’intervento del governo, tramite un’interrogazione urgente depositata poche ore fa. È ulteriormente chiaro, se mai ve ne fosse necessità, come la nostra regione, già pesantemente colpita sul piano economico e sociale dal sisma di un anno fa, presenti una gamma di criticità industriali molto gravi e sulle quali governo nazionale e regionale hanno il dovere di fare più di quanto tentato vanamente sinora. Siamo al fianco dei lavoratori e pronti a dimostrarlo ancora».

Rifondazione comunista ritiene «inaccettabile la procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori della Colussi di Petrignano. Annunciamo da subito il pieno sostegno del nostro partito a tutte le azioni di contrasto a questa sciagura che verranno intraprese da lavoratori e sindacati. In Umbria oramai siamo allo stillicidio. Ast, Novelli, Perugina, Merloni: le crisi, le chiusure, i licenziamenti non si contano più. Tutto questo non è dovuto ad un destino cinico e baro. Questi sono i risultati concreti del governo Pd a tutti i livelli, dell’assenza di una politica industriale e del Jobs Act. Per questo ci rivolgiamo a tutte le forze politiche della sinistra umbra per fare nella società quello che il Pd, al di là di dichiarazioni di circostanza, non è in grado di fare sul piano istituzionale nei confronti del governo nazionale: aprire una grande mobilitazione regionale che arrivi fino allo sciopero generale. Per salvaguardare lavoro e territorio in Francia si nazionalizza. Anche nel nostro paese – termina la nota di Rifondazione comunista dell’Umbria e di Assisi – e in Umbria bisogna difendere le aziende strategiche e imporre la salvaguardia dei posti di lavoro.

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