Commercio, la Cgil chiama allo sciopero

Proclamato per l’intera giornata dell’Epifania, in tutto il settore. La mobilitazione, sotto lo slogan “La festa non si vende”

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della Filcams Cgil dell’Umbria

Per la festa dell’Epifania, la Filcams Cgil Umbria proclama lo sciopero per l’intera giornata in tutto il settore del commercio. La mobilitazione, sotto lo slogan “La festa non si vende”, vuole contestare e contrastare ancora una volta la pratica delle aperture dei negozi nei giorni festivi.

Giornate così importanti sia, per chi ci crede, per il valore religioso, sia per il diritto al riposto e a una normale vita familiare delle lavoratrici e dei lavoratori, non possono essere sacrificate sull’altare dei consumi, quando peraltro è ormai chiaro che non c’è alcun effetto positivo sulle vendite né sull’occupazione.

Perciò chiediamo ai consumatori di astenersi dal fare acquisti in queste importanti festività e al tempo stesso invitiamo tutte le istituzioni a fare appello alle aziende del commercio affinché restino chiuse in questa e nelle altre ricorrenze fondamentali della storia del nostro paese.

Un appello particolare lo rivolgiamo poi ai parlamentari umbri, affinché si adoperino per riprendere i lavori intorno alla proposta di legge popolare che da tempo giace in Parlamento, per l’approvazione di una legge che preveda regole chiare e ridia potere alle istituzioni locali sulla programmazione delle aperture domenicali, vietando al contempo le aperture nelle giornate di festività laiche e religiose o, per lo meno, arrivando ad una regolamentazione delle stesse.

Tuttavia, in questa giungla di liberalizzazione indiscriminata del settore vi sono anche aziende virtuose, che attraverso confronti con le organizzazioni sindacali hanno raggiunto accordi postivi, che permettono un’equilibrata gestione sia dei festivi che del lavoro domenicale, nell’interesse di tutte le parti in causa.

Sappiamo che oggigiorno scioperare è difficile anche in queste situazioni particolari, tuttavia, non ci rassegniamo all’idea che alle lavoratrici e ai lavoratori del commercio sia negato il diritto di vivere come ogni altro cittadino queste importanti ricorrenze con particolare attenzione alle lavoratrici madri.

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