Comune di Terni: «Gestione illecita»

Procura della Repubblica, Guardia di finanza e Squadra mobile parlano di «alterazione delle regole di mercato secondo un sistema illegale tra il 2012 ed il primo semestre del 2017»

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Massimiliano Giua, Alberto Liguori e Marco Stramaglia

«Illecita gestione della cosa pubblica, negli anni a cavallo tra il 2012 ed il primo semestre del 2017, che, in luogo di operare nel rispetto delle regole comunitarie e nazionali della libera concorrenza finalizzata alla scelta del miglior contraente, è stata improntata : finalizzato a favorire il medesimo soggetto privato, in taluni casi quale libero professionista, c.d. esperto indipendente, in altri quale socio di una società privata di consulenza (la M.G. Consulting s.r.l.), nel tentativo di eluderne i contenuti e procedere illegittimamente ad affidamenti di incarichi in via diretta, senza la predisposizione di una gara o di una procedura comparativa delle offerte».

L’INTERVISTA AD ALBERTO LIGUORI – IL VIDEO

L’indagine In una conferenza stampa indetta dalla Guardia di Finanza di Terni, venerdì pomeriggio, è stato spiegato che «su segnalazione del Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Terni, poi affiancata nell’attività info-investigativa dalla squadra Mobile della questura di Terni, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Terni ha esaminato una serie di incarichi di collaborazione esterna conferiti, in parte dal Comune di Terni, in parte, da società pubbliche (c.d. in house), partecipate al 100% dal medesimo Ente locale, in favore di un noto commercialista riminese. L’interesse investigativo, allo stato, ha interessato: il Comune di Terni; l’Azienda speciale Farmacie Municipali (poi trasformata in FarmaciaTerni s.r.l.); la ‘TerniReti s.r.l».

Davide Caldarozzi e Antonino Messineo (al centro)

Le procedure Relativamente agli incarichi di collaborazione esterna, l’attuale disciplina di riferimento è contenuta nell’art. 7 del D.Lgs. 165/2001 che al comma 6-bis stabilisce inderogabilmente che «le amministrazioni pubbliche disciplinano e rendono pubbliche, secondo i propri ordinamenti, procedure comparative per il conferimento degli incarichi di collaborazione». In altri termini, a prescindere dall’importo del corrispettivo, è stato spiegato, «tutte le pubbliche amministrazioni, ivi comprese quelle comunali, possono affidare incarichi di collaborazione esterna soltanto in presenza di talune tassative condizioni (art. 7, co. 5-bis del D.Lgs. 165/2001), e a seguito di apposita procedura comparativa destinata alla selezione del miglior contraente (art. 7, co. 6-ter del D.Lgs. 165/2001)». Non è dunque possibile, per l’amministrazione comunale, «conferire un incarico di collaborazione esterna, in via diretta e senza procedura comparativa, a persone individuate sulla base di mere conoscenze personali, a prescindere dalle asserite qualifiche professionali possedute». Ma vi è di più. «Con specifico riguardo agli enti locali comunali, l’art. 110 co. 6 del D.Lgs. 267/2000 (T.U.E.L.) stabilisce che l’amministrazione comunale, ove intenda avvalersi di un contributo esterno di alta professionalità, deve precedentemente dotarsi di apposito ‘regolamento’ che disciplini in via astratta e generale le modalità di conferimento degli incarichi. E nel determinare tali modalità, l’art. 7, co. 6-ter del D.Lgs. 165/2001 prescrive espressamente all’ente pubblico di adeguarsi ai principi contenuti i I comma 6 dell’articolo richiamato».

Piacenti D’Ubaldi e Montalbano Caracci

Illegittimo conferimento dell’incarico Tutte le prestazioni affidate in via diretta «al commercialista Roberto Camporesi (o alle varie società che fanno capo al medesimo), rientrano nella categoria delle ‘collaborazioni esterne’, trattandosi di contratti d’opera intellettuale caratterizzati da un lavoro prevalentemente proprio di un professionista. Ma quel che più conta quì in ogni caso l’amministrazione comunale (o la sua società partecipata) avrebbe dovuto procedere all’aggiudicazione soltanto a seguito di una procedura comparativa per la selezione del miglior contraente; al contrario, nei casi oggetto del presente procedimento vi è stato un illegittimo conferimento dell’incarico su base diretta e personale, peraltro anticipato da palesi collusioni tra il candidato e l’organo pubblico».

«Favoritismi personali» Dall’analisi delle e-mail e dei documenti sequestrati a Camporesi, presso il suo studio di Rimini, e della documentazione acquisita presso le sedi istituzionali ternane, sottolineano, «è emersa, infatti, una fitta corrispondenza intercorsa tra il commercialista ed alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, tesa all’ottenimento di diversi incarichi di collaborazione esterna da parte del Comune di Terni, dell’Azienda speciale Farmacie Municipali (poi trasformata in FarmaciaTerni s.r.l.) e della società in house TerniReti s.r.l.; tutto ciò, grazie a favoritismi personali e ad espedienti fraudolenti reiterati e adattati a seconda delle occasioni di guadagno».

Palazzo Spada

Esternalizzazione illecita Più in generale, l’attività investigativa ha disvelato una vera e propria «esternalizzazione illecita di un settore importante dell’amministrazione comunale ternana, di fatto affidata al Camporesi in assenza di qualsivoglia procedura selettiva ad evidenza pubblica: dal 2012 sino ai giorni odierni, il predetto commercialista, anche avvalendosi dell’opera di professionisti e collaboratori presso il suo studio riminese, predisponeva il contenuto di atti istituzionali, di delibere comunali e di determine dirigenziali al posto dei pubblici dipendenti del Comune di Terni; quindi, le bozze da lui preparate venivano trasmesse ad alcuni esponenti comunali, che le veicolavano presso le sedi istituzionali, facendone recepire il contenuto all’interno degli atti ufficiali. In cambio della sua opera professionale ed intellettuale, il Camporesi richiedeva ed otteneva incarichi di collaborazione esterna per corrispettivi in denaro da lui graditi e negoziati, nutrendo altresì aspettative in ordine all’aggiudicazione di ulteriori gare ed incarichi di suo interesse».

I rapporti La vicenda delittuosa vede coinvolti, «oltre al commercialista Camporesi, all’assessore comunale Vittorio Piacenti D’Ubaldi e all’amministratore unico di TerniReti s.r.l. Vincenzo Montalbano Caracci, anche altre figure dell’amministrazione comunale e della FarmaciaTerni s.r.l. Nel quadro dell’intera vicenda, Camporesi appare come dominus esterno della direzione amministrativa addetta alla gestione delle società partecipate pubbliche del Comune di Terni che, di concerto con l’assessore al ramo Piacenti D’Ubaldi, già da anni, prestava la propria attività professionale in favore del Comune di Terni quale esperto che avrebbe predisposto gli atti per la trasformazione da AsFM a società privata». All’esito delle attività investigative è emerso che «lo stesso intratteneva rapporti costanti e confidenziali con esponenti dell’amministrazione comunale (tra i quali dirigenti comunali, il vicesindaco Libero Paci, e l’attuale assessore al Comune di Terni Vittorio Piacenti D’Ubaldi) che gli consentivano, in buona sostanza, di ottenere incarichi senza alcuna gara e alle condizioni economiche da lui stabilite».

L’illecito L’affidamento di tali incarichi in modo diretto e senza alcuna procedura selettiva o comparativa preliminare «avveniva proprio grazie alla stretta collusione tra Camporesi e vari esponenti dell’amministrazione comunale, ai quali il primo, senza manifestare alcun timore ed anzi mostrando uno spiccato senso di impunità, suggeriva finanche gli escamotage e i mezzi fraudolenti per evitare la gara e procedere all’assegnazione diretta in suo favore, tra i quali: l’illecito frazionamento dell’importo, la suddivisione della liquidazione in favore di soggetti diversi, la ripartizione degli oneri di spesa tra Comune e società controllate. Una prima serie di condotte criminose hanno riguardato incarichi di collaborazione esterna affidati a Camporesi dal Comune di Terni per la privatizzazione dell’Azienda speciale Farmacie Municipali, poi FarmaciaTerni s.r.l.. Trattasi di attività intrapresa dall’amministrazione comunale al fine di procedere alla successiva vendita delle quote societarie e di ripianare, in questo modo, una quota rilevante dei debiti del bilancio, evitando il paventato dissesto del Comune ternano».

Le ‘amicizie’ Una seconda serie di condotte, del tutto analoghe alle prime nel contenuto delittuoso, hanno spiegato ancora dalla Guardia di Finanza, «coinvolgono invece la FarmaciaTerni s.r.l. e la TerniReti s.r.l., entrambe società in house a totale partecipazione pubblica e, dunque, enti pubblici a tutti gli effetti. In questo diverso panorama, pur cambiando lo scenario, permangono gli stessi ‘attori’: anche in tale contesto, infatti, è sempre il commercialista Camporesi, grazie all’opera di ‘intermediazione illecita’ dell’assessore comunale Piacenti D’Ubaldi, ad ottenere una serie di incarichi senza gara dai vertici delle società partecipate». Il panorama delittuoso che emerge è preoccupante: «dal 2012 al 2017, alcune liquidazioni ad oggi non si sono ancora perfezionate, il commercialista Camporesi ha illecitamente ottenuto incarichi dall’amministrazione comunale, senza gara alcuna, approfittando delle ‘amicizie’ coltivate negli ambienti del Comune e mettendo a frutto i crediti maturati presso esponenti politici compiacenti».

Sei episodi Il risultato previsto e concordato delle irregolarità era «l’aggiudicazione degli incarichi al medesimo professionista che, almeno dal 2012 e sino ai giorni nostri, è il vero ufficio tecnico comunale delle società partecipate pubbliche del Comune di Terni». Il meccanismo fraudolento descritto «si è sviluppato attraverso accordi preventivi tra il commercialista ed i vertici politici e tecnici del Comune di Terni, documentati da un fitto scambio di mail ed sms, volti alla preventiva predisposizione degli atti comunali da parte del suddetto consulente esterno, poi formalmente veicolati, dalla sapienti mani dei tecnici comunali, nelle delibere, dapprima della giunta e poi del consiglio comunale, finalizzate all’approvazione dei progetti di trasformazione dell’azienda speciale FarmaciaTerni, così tradendo il mandato ricevuto dal consesso comunale di preparare gli atti di gara/selezione pubblica finalizzata alla scelta del miglior consulente esterno, in spregio ai principi di trasparenza, buona organizzazione scolpiti all’articolo 97 della Costituzione». In totale l’inchiesta ha riguardato «sei episodi di illecita scelta del consulente esterno, accertati in un arco di tempo compreso tra gli anni 2012 ed il 2017 e con un impegno di spesa stimato oltre 150 mila euro».

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