Comune di Terni, rendiconto approvato

L’assessore Piacenti: «Disavanzo di circa 58 milioni che va letto e spiegato». Cavicchioli (PD): «Settimana prossima sciolti tutti i nodi»

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Il consiglio comunale ha approvato il rendiconto di gestione dell’esercizio 2016 con 19 voti a favore e 11 contrari. Approvati anche l’atto d’indirizzo proposto da Cavicchioli (Pd) che chiede di «ottemperare a tutte le indicazioni, prescrizioni, osservazioni formulate dal collegio dei revisori» e quello di Luigi Bencivenga (Progetto Terni) che chiede di «produrre un atto formale che contenga le modalità operative, le procedure, le pratiche operative affinché ci sia il controllo, il monitoraggio, il miglioramento continuo delle attività riguardanti le conclusioni del collegio dei revisori dei conti».

L’annuncio Una cosa importante – forse più di quella sancita con il voto – l’ha detta il capogruppo del PD, Andrea Cavicchioli: «La prossima settimana saranno sciolti tutti i nodi politici e qualunque genere di decisione passa attraverso le scelte del sindaco che è stato eletto dai cittadini».

L’INCHIESTA IN COMUNE

Gli interventi Nel dibattito consiliare che ha fatto seguito alla presentazione del rendiconto di gestione da parte della giunta, Enrico Melasecche (IlT) ha chiesto «un minimo di decenza”, invece di «snocciolare una capacità gestionale da Premio Nobel. Basterebbe leggere la relazione dei revisori dei conti per rendersi conto della situazione reale e drammatica, di fronte alla quale la maggioranza e il sindaco dovrebbero solo prendere atto della chiusura della loro stagione. Il bilancio è un momento di riflessioni sul passato e sul presente, sull’assenza di responsabilità di questa giunta a cominciare dalla mancanza di una politica di gestione della macchina amministrativa». Per Franco Todini (IC) la relazione dei revisori è «inequivocabile; si predispone un atto di predissesto e non è pensabile che le partecipate non siano allineate. Il collegio rileva il costante ricorso alla tesoreria. Mi auguro che le vicende giudiziarie del sindaco si risolvano in maniera positiva, ma dal punto di vista politico rimangono tutte immutate le responsabilità del sindaco e della giunta». Secondo Faliero Chiappini (Città Aperta) «la situazione è grave e difficile, ma al di là dei vincoli di predissesto la nuova normativa ha creato difficoltà in tutti i comuni. Allo stesso tempo Chiappini ha rilevato la necessità di porre al centro «la programmazione, l’organizzazione e la gestione interna dell’ente. Si apre una stagione straordinariamente importante che però paghiamo». Federico Pasculli (M5S) ha fatto notare come si stesse discutendo «un bilancio che non ha senso in un Comune che non ha senso: gli interventi di Piacenti sono da film di fantascienza, da Oscar. Oggi il Comune manda all’aria quattro partecipate e questo viene presentato dall’assessore come un capolavoro. La realtà è che, in uno scenario apocalittico, ci siamo imbarcati sul Titanic». Francesco Ferranti (FI), precisando che il suo gruppo è «contrario al consuntivo a causa delle lacune evidenti di tipo economico e contabile», ha reiterato le critiche di carattere amministrativo e gestionale all’amministrazione comunale e alle «tante scelte non di carattere meritocratico, ma effettuate secondo logiche di appartenenza. A noi non spetta dire se tutto ciò abbia rilevanza giudiziaria; a noi spetta dare un giudizio politico fallimentare sulla gestione di questo Comune». La delibera, ha detto nel suo intervento il presidente del gruppo del Pd Andrea Cavicchioli, «è una mera fotografia di ciò che è accaduto nell’anno precedente. Non possiamo fare altro che prendere in considerazione il quadro come ci è stato rappresentato: un quadro difficile e complesso.
Nessuno si è divertito ad affrontare 54 milioni di residui attivi e il piano di riequilibrio: questo ente aveva i suoi fondamentali finanziari fuori controllo, altrimenti non avremmo mai fatto tutto questo. La stessa minoranza aveva più volte manifestato la necessità di ripulire i bilanci che oggi è anche una necessità richiesta dalla legge. Quello che stiamo facendo sarà un elemento prioritario per chiunque gestirà il Comune, mentre il commissario non è la panacea di tutti i mali. Di fronte ad una situazione come l’attuale ci potrebbero invece essere dei provvedimenti che rischierebbero di appesantire la situazione della città». Il gruppo consiliare M5S al termine del dibattito ha diffuso una nota: «A differenza delle precedenti sedute di bilancio durante le quali siano intervenuti, proponendo anche atti d’indirizzo nel merito, ha inteso oggi intervenire in aula una sola volta per esprimere lo sconcerto di fronte all’attuale situazione politica, ritenendo non più legittimo l’attuale quadro amministrativo e politico dell’ente. Debiti fuori bilancio negati per anni saranno fatti pagare ai cittadini, senza che questa classe dirigente politica si assuma le responsabilità degli errori compiuti di fronte alla città. Riteniamo che l’unica via d’uscita siano le immediate dimissioni del sindaco e della giunta, perché chi è causa del problema non può esserne la soluzione».

«Amministrazione ritardata» Per Paolo Crescimbeni «questa discussione in un paese normale, come diceva Massimo D’Alema, in una città normale, non avrebbe dovuto avere luogo in quanto sarebbe stato giustificato oggetto di intervento commissariale. Questa Amministrazione ha fallito totalmente in quanto ha mancato tutti gli obiettivi che si era prefissa ed oggi ci presenta bilanci che rincorrono solamente i debiti, dentro o fuori bilancio, che salderemo, se ci sarà consentito, vendendo beni pubblici se basteranno. I revisori, con lucida sintesi (e meno lucide conclusioni), hanno puntualizzato quanto si dice da tempo: il caos e il paradosso dei debiti-crediti con le partecipate, il ritardo dei pagamenti ai privati, il ritardo nelle riscossioni e il ritardo dell’inventario degli immobil. Insomma una amministrazione decisamente ritardata.

I problemi e le risposte Crescimbeni sottolinea che «oggi abbiamo il “consuntivo”, da consunto, come consunto è il nostro territorio ormai stremato da una amministrazione inutile e dannosa. Oggi non ci sono più risposte ai problemi di Terni: dall’Università alla sanità, dall’ambiente alla qualità urbana, dallo sviluppo all’Acciaieria. Già l’Acciaieria, oggi si sciopera per i problemi produttivi, per il lavoro! Ma parliamo di cose serie: quali contatti avete avuto con Ast? Quali proposte avete fatto? Temo non ci siano risposte. Questo documento non va approvato, ma fortemente disapprovato. Approvarlo significa dire bravi a chi ci ha portato allo stato attuale delle cose e non c’è oggi cittadino che possa approvare ciò che ha fatto, e non fatto, questa amministrazione. Se la cosiddetta maggioranza lo approvasse Voi tradireste i vostri elettori. E vi assumereste ogni responsabilità, anche politiche e morali. Ma non solo. Questa amministrazione, giunta a un punto fallimentare, con uno stato di dissesto autodichiarato, inquisita a tutti i livelli dell’apparato con accuse anche gravi, ci spieghi prima perché vuol restare attaccata a queste sedie senza uno scatto di dignità… e poi potremo parlare di cose di dettaglio. Ma tutti sanno – conclude Crescimbeni – che l’unica ragione è la vostra protervia ed un forsennato istinto di autoconservazione. “Senso di responsabilità” ci dite. Ma se siete oggi tanto responsabili da fare il “sacrificio” di restare attaccati alle sedie… io mi chiedo dov’era questo senso di responsabilità quando portavate questa città sull’orlo del fallimento? Non vogliamo saperlo dalla procura ma da voi! Oggi il bilancio va bocciato con voto, questo sì, ‘responsabile’».

Consuntivo e voti Sulla stessa linea Marco Cecconi (FdI-An): «L’unica vera ragione che spiega perché, da parte della maggioranza, si è voluto a tutti i costi restare in sella e portare in aula il bilancio consuntivo-2016, sta nel fatto che per i proponenti, per i partiti di riferimento dei proponenti, per le correnti interne di questi partiti di riferimento e per i notabili delle correnti di questi partiti di riferimento, è meglio, di gran lunga, che questo conto consuntivo possa beneficiare di un voto in Consiglio comunale (un voto alla cieca purchessia, per fedeltà o per obbligo di appartenenza), piuttosto che passare sotto la lente d’ingrandimento di qualcun altro, magari un Commissario prefettizio. Nelle condizioni date – e cioè con tutte le inchieste in corso, con tutti gli avvisi di garanzia pendenti, con tutti i provvedimenti interdittivi adottati, con l’assenza del sindaco (della quale nessuno si compiace, anzi) e con le ragioni che motivano questa assenza – chiunque (al di là di qualunque sbandierato “senso delle istituzioni” o presunto tale), avrebbe trovato più ragionevole e più dignitoso fare un passo indietro e passare di mano. Magari – perché no? – per tornare davanti ai ternani quando questo prima o poi sarà finito, avendo avuto persino modo, nel frattempo, di dimostrare la propria piena innocenza».

La credibilità Cecconi mette in evidenza «che questo conto consuntivo appartiene a quella categoria dei panni (sporchi) che, per i più, vanno lavati in casa. “Resistere resistere resistere”, insomma: fino al giorno del bucato. Per evitare che un intruso, neutro ed imparziale, proprio come il Commissario, metta il naso nelle carte. In ballo c’è la credibilità (o quel che ne resta) di un’intera classe dirigente. In ballo c’è l’effetto-domino che svelare la realtà dei conti avrebbe sulla procedura di predissesto, ancora tutta in itinere. In ballo c’è il rischio di un fallimento nel fallimento. Ad essere offeso, così, è proprio quel senso delle istituzioni che, a sentire il PD ternano, giustificherebbe questa “resistenza”: perché le istituzioni si offendono innanzitutto quando, nel loro nome, non si fa altro che barare».

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