«Concorso educatrici, precarie ignorate»

«Non è stata garantita la giusta finestra per le precarie e ora potrebbero arrivare ricorsi», denuncia Cristina Rosetti

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Venti maestre con oltre 10 anni di servizio rischiano di essere estromesse dal loro lavoro: lo denuncia in un comunicato Cristina Rosetti capogruppo M5S in consiglio comunale.

«Precarie storiche dovevano essere aiutate»

Il riferimento è al concorso (di cui si è ormai conclusa la prima fase di selezione) per educatrici degli asili nido comunali. «Nel bando – scrive la Rosetti – risulta giustamente necessario per il servizio negli asili il titolo di laurea triennale di Scienze dell’Educazione, ma non è stata prevista alcuna ‘finestra’ per quelle maestre che hanno già garantito per anni l’educazione negli asili ai nostri bambini. Le strade possibili da intraprendere da parte dell’amministrazione sarebbero state numerose, ad esempio promuovere corsi formativi propedeutici al concorso; insomma qualsiasi misura possibile per tutelare i precari e riconoscere valore alla continuità didattica».

«Ora arriveranno ricorsi»

«Si è voluto far ‘pulizia’ delle maestre storiche – denuncia Rosetti – che garantiscono il servizio e la tutela dei neonati da anni, in discontinuità addirittura con le precedenti selezioni comunali che consentivano l’accesso al concorso senza titolo. Oltre a questo, si è ingenerata la solita confusione di scarsa trasparenza di ammissione e preselezione per cui, tra candidate ammesse al concorso senza requisiti, graduatorie dei risultati pubblicate, poi corrette e ancora ripubblicate, si è ingenerata la solita lotta tra poveri che porterà rapidamente ad una sequela di ricorsi, per i quali a rimetterci saranno soltanto i bambini degli asili comunali».

Addio continuità didattica

«Fra le tematiche di studio per l’esame scritto elencate nel bando è indicata anche la continuità didattica, un valore a garanzia di un’educazione di qualità nei primi anni di vita, la stessa che avrebbero potuto garantire le maestre tagliate fuori in questa triste vicenda».

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