Confcommercio, tutto come politica comanda

«Così diventeremo più forti» perché si trarrà vantaggio dalla forza dell’associazione di Perugia. Quella forza, sembra di capire, che Terni non ha – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Più che campanilismo sembra una questione di dignità. Daniela Tedeschi, ex assessore comunale, lascia la Confcommercio. Non concorda con la decisione di regionalizzare l’associazione dei commercianti. Così facendo – dice in sostanza – alcune peculiarità ternane del settore rischiano di essere sottovalutate. 

Il timore è che regionalizzazione significhi accentramento sul capoluogo di una Regione che conta due sole Province, il cui peso è sempre più sbilanciato.

Anni fa, in Umbria, le forze politiche di sinistra – Pci e Psi – erano organizzate in tre federazioni provinciali: Perugia, Terni cui si aggiungeva Orvieto, in considerazione che Orvieto aveva prerogative ed esigenze tutte sue. Un rispetto delle sua autonomia. Ad ogni federazione provinciale, facevano capo i vari direttivi comunali.

Poi arrivò la grande novità: nacque, nel Pci, l’Umbria delle “Cento città”. Via le federazioni provinciali, una sola federazione regionale, con sede a Perugia, e – appunto – “Cento” direttivi comunali che ad essa facevano riferimento. Perugia centro motore e gli altri tutti alla pari, con Terni e Collepepe sullo stesso piano.

Evidentemente la cosa ha funzionato se adesso si regionalizza un po’ tutto, dalle Asl alle Camere di Commercio e presto è probabile che toccherà pure alle associazioni dei combattenti e alle bocciofile.

C’è chi pensa, come Confcommercio, che la regionalizzazione dia forza al secondo polo umbro (che nessuno comunque definisce più così). Ma se da Terni si invoca l’aiuto del vento del nord, chissà perché, il pensiero va a certi governi che nell’Africa e nell’Asia del secolo scorso salutavano con favore gli aiuti della Francia, del Regno Unito, del Belgio o del Portogallo.

In quanto all’ex assessore Tedeschi, va solo notato che la sua carriera di amministratrice s’è chiusa con un rimpasto della giunta comunale di Terni che doveva diventare – si disse – più politica. Via i tecnici, che a conti fatti sono stati invece coloro che più hanno parlato di politica.

Ma forse avevano un difetto: ragionavano secondo il loro sentire e a volte in contrasto con via Mazzini.

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