‘Correnti’, favori e sigle: l’inchiesta cresce

Umbria, lavoro senza sosta per gli inquirenti che non si limitano al solo ospedale di Perugia. Interrogatori in serie e nuovi indagati in arrivo

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Mentre la politica si interroga, discute e compie i propri inevitabili passi sulla scorta di quanto è finora emerso dall’inchiesta sui concorsi all’ospedale di Perugia, gli inquirenti continuano nel riserbo il loro lavoro, a caccia di nuovi elementi – in alcuni casi già arrivati – che possano non solo suffragare il quadro accusatorio ma anche evidenziare altre eventuali irregolarità. Il primo step, dopo gli arresti, è l’ascolto – in questo caso con la formula degli interrogatori di garanzia – di arrestati e sospesi, ma anche di tutti coloro che, come persone informate sui fatti, hanno in avuto diversi ruoli nei concorsi finiti sotto la lente della Guardia di finanza.

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Nuovi nomi

Su questo versante la lista degli indagati – dagli iniziali 35, compresi coloro nei confronti dei quali sono scattate le diverse misure – si sarebbe già allungata dopo alcune dichiarazioni fatte agli investigatori da alcuni testimoni. I ‘raccomandati’ dalla politica arrivati ai primi posti, i candidati ‘scartati’ (ma in alcuni casi consapevoli del ‘sistema’ e accondiscendenti, anche di vista di future ‘ricompense’) ma anche membri delle commissioni d’esame. Un lavoro imponente, che sta allargando il cerchio delle selezioni sulle quali fare luce (non solo relative al Santa Maria della Misericordia) e permettendo di ‘incastrare’ questa inchiesta ad altri accertamenti che hanno coinvolto l’ospedale perugino.

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Altre irregolarità e questione primariati

Come quelli avviati dai Nas, dopo alcune segnalazioni, sull’organizzazione del lavoro, in particolare su alcuni medici in ferie che avrebbero svolto la libera professione all’interno del nosocomio. «Se non ci metti le mani tu ce le mettiamo noi» l’avvertimento dei militari al dg Duca, che quindi era stato costretto ad iniziare «azioni molto dure». Poi ci sono anche i dialoghi captati dal trojan installato all’interno del cellulare di Duca a palazzo Donini, sede della Regione, presenti anche la Marini e l’assessore Barberini insieme ad altri indagati: testimonierebbero secondo gli inquirenti la spartizione dei posti, in particolare quelli apicali all’interno di vari reparti, in tutto lo scacchiere della sanità umbra.

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Il ruolo dei sindacati

Ma in questo risiko di nomine – contraddistinto anche dalla «dialettica interna ‘mariniani’ e ‘bocciani’» afferma ancora Duca in una intercettazione – non sarebbero stati indenni dalla corsa alla raccomandazione – «un metro cubo di sollecitazioni» le definisce Duca – neanche i sindacati: per questo è indagato Marco Cotone, segretario regionale della Uil Fp, che avrebbe ricevuto da Valorosi le tracce di un concorso per categorie protette. Ma anche il segretario generale Fp Cgil di Perugia, Angelo Scatena, e Alberto Palazzetti, coordinatore nazionale della Federazione Sindacati Indipendenti (Fsi), entrambi non indagati, avrebbero fatto le loro segnalazioni ai vertici dell’ospedale perugino.

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La ‘sfilata’

Quanto agli interrogatori, martedì è toccato al direttore sanitario del Santa Maria della Misericordia, Diamante Pacchiarini – tra i sei dirigenti dell’ospedale sospesi per sei mesi – che, accompagnato dal suo legale Maria Mezzasoma, ha risposto alle domande del gip Valerio D’Andria, respingendo tutte le accuse della procura. Si sono invece avvalse della facoltà di non rispondere davanti al giudice la dirigente dell’ufficio acquisti e appalti, Rosa Maria Franconi, e quella della professione sanitarie, Gabriella Carnio. Giovedì si riprenderà con quello del ‘dominus’ Emilio Duca e della responsabile dell’ufficio del personale, Maria Cristina Conte. Venerdì sarà la volta degli altri tre ai domiciliari insieme a Duca, l’ex assessore Barberini, l’ex sottosegretario e segretario del Pd umbro Bocci e il direttore amministrativo Valorosi.

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