Delitto Bellini, sconto in vista per l’omicida

La Cassazione dà in parte ragione alla difesa: il processo regredisce e si divide. La sorella della vittima: «Che giustizia è questa?»

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La questione giurisprudenziale, i difensori del 47enne ucraino Andriy Halan – gli avvocati Francesco Mattiangeli e Luca Maori – l’avevano già sollevata in appello, invano. Invece la Suprema Corte di Cassazione (sezioni unite presiedute da Domenico Carcano) ha dato loro ragione. Perché i giudici del ‘Palazzaccio’, giovedì, hanno modificato in maniera significativa quanto già deciso precedentemente. E ora l’omicida del 53enne ternano Sandro Bellini, ucciso nel maggio del 2016 per motivi di gelosia e il cui corpo senza vita era stato ritrovato dopo giorni di ricerche nelle acque del Velino, a Marmore, potrebbe beneficiare di una significativa riduzione della pena rispetto ai 30 anni sanciti in primo grado a Terni e confermati dalla corte d’assise d’appello di Perugia.

L’ARRESTO DI ANDRIY HALAN

Sandro Bellini

Il processo torna indietro e si divide

La Cassazione, accogliendo anche la richiesta formulata dalla procura generale rappresentata da Francesco Iacoviello, ha infatti annullato la sentenza d’appello limitatamente alla contestazione dell’aggravante dei futili motivi (capo a) e al reato di occultamento di cadavere (capo c): per quest’ultima ipotesi gli atti sono stati trasmessi alla procura di Terni perché istruisca un nuovo procedimento penale, distinto dal principale. Di contro i magistrati hanno rigettato la restante parte del ricorso presentato dei difensori di Andriy Halan, confermando la sua piena responsabilità penale in ordine al delitto e inviando gli atti alla corte d’assise d’appello di Firenze per rideterminare la pena.

Gli avvocati Mattiangeli e Maori

Sconto di pena in vista

Tecnicamente la decisione trae origine dal fatto che gli avvocati Mattiangeli e Maori si erano opposti alla decisione del pm Tullio Cicoria, di contestare tre aggravanti – premeditazione, crudeltà e futili motivi – ed il reato di occultamento di cadavere soltanto in un secondo momento, ovvero davanti al gip di Terni. Questione sollevata, rigettata in appello ed ora, alla luce dell’accoglimento da parte della Suprema Corte, destinata a fare giurisprudenza. La sostanza è: giudizio a Firenze sull’omicidio, senza più l’aggravante dei futili motivi, e nuovo processo a Terni per il reato di occultamento di cadavere. Alla fine il ‘reo’ Halan, dai 30 anni originari potrebbe vedere scendere la pena ben al di sotto dei 20 anche in ragione della scelta del rito abbreviato.

«Soddisfatti»

«C’è ovviamente soddisfazione per quanto deciso dalla Cassazione – commenta l’avvocato Francesco Mattiangeli -, sia perché la nostra analisi in ordine alla tempistica delle contestazioni si è rivelata del tutto fondata, creando in tal modo giurisprudenza. Ma anche e soprattutto perché si va verso una sensibile riduzione della pena».

La sorella della vittima si sfoga: «Che giustizia è?»

Di tenore, ovviamente, diametralmente opposto il pensiero di Claudia Bellini, sorella di Sandro, assistita dall’avvocato Renato Chiaranti: «Questa giustizia, oltre che ‘ingiusta’, mi pare sempre meno comprensibile. Mio fratello era stimato e benvoluto da tutti, oggi sono anche andata a trovare i suoi ex colleghi che lo ricordano sempre. E oggi non c’è più perché quello lì (Andriy Halan, ndR) lo ha ucciso, nessun altro. Invece di trovarci di fronte ad una pena certa, ad una condanna chiara, siamo di nuovo punto e daccapo. Ma inizio ad essere davvero stanca e non so se avrò la forza di seguire ancora questo infinito e doloroso percorso giudiziario. Il mio timore è che l’omicida possa pure uscire dal carcere fra poco tempo. Sarebbe l’ennesima beffa».

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