Design e innovazione, Umbria in prima linea

Le eccellenze del made in Italy, in chiave circolare, al centro di un convegno organizzato dalla Regione a Spoleto

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Il design come strumento chiave dell’innovazione e della transizione ad un modello circolare: questo il tema al centro di un evento che nei giorni scorsi si è tenuto alla sala Pegasus di Spoleto, organizzato da Regione Umbria, Sviluppumbria Spa – Programma Innetwork, ADI Umbria e Arcadia Design, in collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto Festival dei Due Mondi, Enea, Università degli Studi di Perugia, Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci, GdA Architetti Associati.

L’incontro – dal titolo ‘Design, innovazione, circolarità’ – è stato innanzitutto il racconto di tre eccellenze del Made in Italy, che hanno fatto dell’approccio circolare una chiave per nuovi prodotti, processi e modelli di business. Dopo l’apertura dei lavori per voce di Elisabetta Boncio di Sviluppumbria Programma Innetwork, che ha ricordato i passi che sono stati fatti verso l’economia circolare, ultimo il pacchetto dell’Unione Europea recentemente approvato, e il lavoro che ancora è da fare per rendere operativi i processi di circolarità nelle organizzazioni aziendali, Elena Gentilini di Arcadia Design ha introdotto Maria Silvia Pazzi, ceo di Regenesi, azienda bolognese che dal 2008 ‘trasforma gli scarti in bellezza’, creando accessori e oggetti di design e moda Made in Italy caratterizzati non solo dalla sostenibilità circolare, ma dalla densità narrativa e dei significati che veicola.

Le esperienze La dottoressa Pazzi ha illustrato il lavoro a rete dell’azienda, che coinvolge più di 100 persone come nodi della rete e mantiene in capo a Regenesi tutte le funzioni di coordinamento. Le collaborazioni vanno dal Politecnico di Torino per la ricerca in nuovi materiali e l’analisi ambientale ai designer di calibro internazionale fino ai progetti di co-branding ed economia circolare, ad esempio con aziende come Dainese e Mandarina Duck, che costituiscono l’innovativa metodologia di lavoro e offerta in termini di servizi dell’azienda. È poi intervenuto Luca Bianconi presidente cda di Polycart, eccellenza umbra nel packaging e negli imballaggi ecosostenibili, che ha ricevuto l’Adi Packaging Design Award e Index 2016 per i prodotti in Biomade, sistema di imballo completamente compostabile idoneo al contatto alimentare.

40 anni di innovazione Nata nel 1977, Polycart è tra le prime aziende che comincia a sperimentare con il mater-bi, materiale biocompostabile, realizzando soluzioni innovative. In costante crescita, dal 2009 lavora al progetto CompostLabel® sviluppato con competenze trasversali sia accademiche che aziendali all’interno della rete di imprese Gruppo Poligrafico Tiberino, sperimentando un efficace sistema di gestione dell’innovazione basato sulla condivisione, oltre che sull’aggiornamento continuo. Ultima esperienza aziendale quella di Alberto Fiorenzi, business development manager di I-Mesh. Architetto navale, specializzato in tessuti nautici rivisti in chiave architettonica, Fiorenzi è inventore del materiale I-Mesh, un tessuto multi-assiale e multifunzionale, ispirato da tradizioni millenarie e influenze artistiche, che coniuga sostenibilità circolare e prestazioni tecnologiche d’eccellenza, sia a livello di resistenza e durata che di controllo della visione e del calore, con la flessibilità produttiva, rendendolo adatto a creazioni di interior design e di protezione solare di persone ed edifici, come di scenografia.

Gli altri interventi Dopo le presentazioni, si sono uniti ai tre imprenditori i rappresentanti del mondo accademico, istituzionale e del design (di prodotto e di servizio) che quotidianamente lavorano per l’innovazione: il direttore dell’Area Programmazione della Regione Umbria, Lucio Caporizzi, Elisabetta Boncio che ha anche portato l’intervento di Laura Cutaia, responsabile laboratorio valorizzazione delle risorse di Enea, Luigi Torre, professore dell’Università degli Studi di Perugia e presidente del Sampe Global Society for Materials and Production Engineering, Marcello Coppa, managing partner di Gellify, il cui progetto Plus ha recentemente ricevuto la menzione d’onore al XXV Compasso d’Oro Adi, Paolo Belardi, professore nel dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia, presidente del corso di laurea in Design e direttore dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci, Francesco Subioli eco-designer di Adi (Associazione Disegno Industriale), Andrea Pascucci, designer e presidente di Adi Umbria.

Obiettivo circolarità Elena Gentilini ha introdotto la tavola rotonda sottolineando come l’economia circolare sia un approccio che ci chiede di ripensare i nostri modelli produttivi, distributivi e di consumo in cui il design assume un ruolo fondamentale, non solo nella progettazione del prodotto, ma anche come metodologia che in tutto il mondo sta aiutando le organizzazioni a trovare soluzioni innovative. Oggi, dopo un focus su strategie downstream di riciclo c’è necessità di confrontarsi con soluzioni sistemiche che coniughino anche nuove strategie upstream di riduzione dei rifiuti e riprogettazione. Ideo, società di design e innovazione a livello globale, ha creato non a caso co-labs dedicati all’economia circolare, che attivino il meglio della creatività collettiva a questo scopo.

La tavola rotonda ha visto i relatori confrontarsi su due questioni che, fra le tante, sono centrali nell’elaborazione di questi nuovi modelli: la rete e la sfida più urgente per poter proseguire. Le esperienze e professionalità complementari dei partecipanti sono stati la chiave di una panoramica significativa sull’esperienza italiana. Il valore e la forma della rete sono stati declinati a partire da Luigi Torre, che ha evidenziato come il fare rete sia essenziale per arrivare, in particolare per le Pmi, ad una conoscenza globale del mercato e di prodotti/processi. I materiali compositi sono stati i primi ad essere studiati assieme al prodotto e non pensati successivamente e la stessa conoscenza globale è necessaria per un’innovazione in chiave circolare.

Ha proseguito Paolo Belardi, che ha portato innanzitutto l’efficace immagine del setaccio, che unisce rete e cerchio e che seleziona gli scarti, come rappresentazione degli strumenti necessari per gestire un’economia sempre in cambiamento come quella circolare, e ha poi auspicato una nuova ibridazione di saperi, tecnologici e artistici, simile a quella che ha caratterizzato la nascita della prospettiva, per cambiare il nostro punto di vista e rispondere veramente alle sfide. Ha portato poi l’esempio del progetto ‘Guardavo le macerie e immaginavo il futuro’ dell’Accademia di Belle Arti sul riutilizzo delle macerie degli eventi sismici per evidenziare il ruolo fondamentale della formazione nell’abituare a pensare in maniera circolare o forse più propriamente in maniera ellittica.

Regione in prima linea Elisabetta Boncio ha portato la testimonianza del lungo lavoro di Enea, anche in collaborazione con Sviluppumbria, sulla simbiosi industriale e sulla costante ricerca della forma più efficace che tenda ad accorciare la rete per minimizzare l’impatto ambientale. La soluzione tra ampiezza e limitazione territoriale potrebbe essere quella dello sviluppo di piccole reti all’interno di reti più ampie, che gestiscano in maniera flessibile esigenze strutturate attorno a progetti concreti. Lucio Caporizzi ha sottolineato l’impegno di tutti e della Regione Umbria in primis per favorire un ambiente che porti a far evolvere le nostre abitudini verso modelli sostenibili senza dover invocare decrescite basate solo su limitazioni.

Fare rete Maria Silvia Pazzi ha nuovamente sottolineato come la struttura a rete di Regenesi sia uno dei principali punti di forza di un modello di business che riesce a coniugare creatività, alta qualità e personalizzazione con la competitività su mercati globali. Alberto Fiorenzi ha sottolineato la quasi coincidenza di business e rete oggi e la necessità di sviluppare una cultura aziendale che, fin dal sistema educativo, incentivi un approccio di rete superando diffidenze ormai fuori tempo. Luca Bianconi ha sottolineato la positiva esperienza del Gruppo Poligrafico Tiberino, nato nel 2007 ed esempio di contratto di rete efficace e produttivo, mettendo in evidenza come sia essenziale che le reti nascano tra soggetti complementari e tutti egualmente propositivi e lanciati su trend positivi.

Altri esempi virtuosi Andrea Pascucci ha messo in evidenza il costante lavoro di rete di Adi e Adi Umbria, anche a titolo volontario, e ha portato l’esempio di OUTumbro, progetto portato avanti da un gruppo di designer di Adi Umbria assieme ad aziende del territorio nel 2015 per Expo, e finalizzato all’innovazione di prodotto e alla valorizzazione degli asset e delle eccellenze produttive del territorio in un progetto di promozione coniugando design e turismo autunnale. Francesco Subioli ha portato diversi esempi di reti funzionali all’innovazione nelle quali lavora efficacemente. Quella di Adi innazitutto, che riunisce a livello nazionale designer, aziende e istituzioni. Altre reti orientate all’innovazione in campo ambientale e virtuose sono quelle di Legambiente e del Conai. Esempio meno conosciuto, ma di assoluto valore innovativo anche quella di 100% Campania, la rete per il packaging sostenibile nata per accrescere la competitività delle aziende aderenti.

Le convergenze Marcello Coppa ha portato la significativa esperienza di Gellify nella creazione e gestione di reti per l’innovazione e queste risultano essenziali in funzione della circolarità per tre motivi: nel rimettere in circolo la parte tangibile dei servizi, nel creare nuovi significati e quindi facilitare connessioni tra i nodi della rete e infine nel costruire servizi abilitanti alla rete stessa e creare in ultima istanza le condizioni per elaborare visioni comuni. Sulle sfide più urgenti ci sono state diverse convergenze. Innazitutto sulla necessità di una armonizzazione (Bianconi, Caporizzi, Boncio) e chiarezza normativa in chiave di valorizzazione dei prodotti da scarto (Pazzi, Caporizzi), nonché la necessità di incentivi (Fiorenzi) e regole più stringenti (Torre) per favorire il passaggio alla circolarità. In secondo luogo, solo perché più difficile da attuare, sulla necessità di un cambiamento culturale, del consumatore (Coppa, Pascucci, Torre), ma anche della classe politica (Subioli) e della classe imprenditoriale (Coppa, Fiorenzi, Pazzi), che parta dalla formazione.

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