Terni, Di Girolamo: «Una sconfitta mia»

Il primo cittadino ha confermato in consiglio comunale le proprie dimissioni: arrivano i commissari. Ipotesi voto a maggio

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Dopo un lungo ed estenuante tira e molla politico, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo ha gettato la spugna, confermando le dimissioni rassegnate lo scorso 30 gennaio. La comunicazione del primo cittadino, che ha parlato di «decisione sofferta», è arrivata nel corso del consiglio comunale di venerdì pomeriggio. Ora la prospettiva è l’arrivo dei tre commissari ministeriali e del commissario prefettizio, con il voto anticipato alla prossima primavera, fra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

LEOPOLDO DI GIROLAMO, LE ULTIME PAROLE DA SINDACO – VIDEO

Il discorso Nel suo ultimo intervento da sindaco, Di Girolamo ha affrontato i nodi della crisi economica che ha messo in ginocchio la città «come e più di altre realtà», citando anche alcuni fallimenti progettuali come quelli relativi all’ex Cmm e agli studios di Papigno. Circa le difficoltà economico finanziarie del Comune, l’ex primo cittadino ha parlato di «30 milioni di euro in meno per le casse comunali, a seguito dei tagli e dei provvedimenti dei governi. Nonostante ciò non ci siamo arresi e la ‘visione’ della città non è mai venuta meno. Preso atto delle difficoltà e in qualche caso del fallimento di alcuni percorsi di sviluppo – ha detto Di Girolamo – abbiamo operato per intercettare nuove risorse e incentivare la ripresa. Dal Piano integrato territoriale ad Agenda urbana, dal progetto Civiter ostacolato dall’alternarsi politico alla guida delle città che ne fanno parte, al Patto per lo sviluppo siglato solo con il Comune di Terni. Infine il riconoscimento dell’area di crisi complessa che a breve vedrà al Mise la firma del piano di riconversione e riqualificazione industriale e che porterà fino a 1.500 nuovi addetti».

TERNI, CRISI COMUNE: SIAMO AI TITOLI DI CODA

Il piano di riequilibrio bocciato «Lo abbiamo ritenuto lo strumento più idoneo per ripartire, perché un Comune risanato è un bene per la città e solo quello strumento poteva consentire di recuperare il disavanzo, consegnando alle prossime amministrazioni un bilancio stabilizzato. Siamo rimasti colpiti dalla severità con cui la Corte dei Conti dell’Umbria e quindi quella nazionale lo hanno respinto».

La conferma delle dimissioni «Ho provato ad ascoltare ciò che veniva dalla città sia in termini sociali che politici. E non ci sono le condizioni per proseguire su un dissesto ‘guidato’, che accompagni l’organismo straordinario di liquidazione. Per questo confermo le mie dimissioni. Voglio ringraziare i cittadini ternani che mi hanno dato la loro fiducia, consentendomi di rapppresentarli in Parlamento e come sindaco. Spero di averli rappresentati bene. Ringrazio il mio partito, i Ds di prima e il Pd di oggi che mi ha individuato come testimone di valori che mi appartengono. Ringrazio anche la maggioranza che avrebbe anche messo a disposizione i voti necessari per andare avanti. Un grazie alla presidente della Regione, ai tanti amici, ai miei pazienti che si sono accontentati in questi anni di un medico a mezzo servizio, ai tanti cittadini spesso sconosciuti che soprattutto in questi giorni mi hanno testimoniato stima e incoraggiamento. Ma grazie soprattutto alla mia meravigliosa famiglia – il sindaco è apparso commosso in questo passaggio – che mi ha supportato in tutto e per tutto, concedendomi il sogno di dedicarmi alla cosa pubblica per creare un mondo più giusto e inclusivo».

«Sconfitta mia» «Quella di oggi è una sconfitta di cui mi assumo la piena paternità, senza dare luogo allo spettacolo immorale dello scaricabarile che ho visto purtroppo affiorare anche in questi giorni. Grazie infine alla persona che ho più apprezzato nella mia vita politica e pubblica, Enrico Micheli. Nel mio partito, nel centro sinistra e in questa città ci sono già i nuovi costruttori di futuro. Grazie». A salutare l’ultimo discorso del sindaco, l’applauso della sua giunta e della sua maggioranza con diversi esponenti visibilmente commossi.

Enrico Melasecche

Bordate sul finale Dopo Di Girolamo, la parola è parlata alle opposizioni. Enrico Melasecche (IlT): «La sua emozione – rivolgendosi all’ex sindaco – è anche la nostra. Ma non ho sentito una sola parola sulle vicende giudiziarie che hanno portato anche al suo arresto, al suo rinvio a giudizio per la vicenda del percolato. Lei ha riconosciuto 54 milioni di debiti nel gennaio del 2016, dopo anni in cui questa situazione venivano evidenziati, nonostante lei dicesse che era tutto a posto. Poi la legge l’ha obbligata a fare il buon padre di famiglia». Poi ricordando la bocciatura del piano di riequilibrioe le indagini della procura di Terni: «Possibile che con lei ce l’abbiano tutti? Lei ha visto un film signor sindaco. E lascia un’eredità drammatica, segnata dai debiti. Al di là dell’emotività odierna, chiederò ai commissari che facciano tutte le azioni di responsabilità del caso, nei suoi confronti ma anche del suo predecessore. Comprendo l’amarezza, ma ad ognuno il suo».

Marco Cecconi

Fratelli d’Italia Marco Celestino Cecconi (Fdi): «Cala il sipario sulla peggiore amministrazione comunale dell’ultimo quarto di secolo, che lascia in eredità non solo una crisi gravissima foriera di uno scollamento mai visto tra la società civile e la politica. Non solo la deriva di una città abbandonata a se stessa dall’immobilismo di un’amministrazione schiacciata da mesi e mesi di debiti e inchieste giudiziarie. Un’amministrazione che lascia in eredità anche la debacle del fallimento, il cosiddetto dissesto, che trasferirà sulle spalle dei ternani per gli anni a venire le colpe di Di Girolamo & C., caricando cittadini senza colpa di tagli ai servizi e inasprimento alle stelle della pressione fiscale». Da Cecconi, «per Di Girolamo-uomo, umana comprensione e dovuto rispetto. Ma, politicamente,  per dimissioni che sarebbero dovute arrivare almeno un anno e mezzo fa, quando noi le abbiamo chieste subito dopo l’annuncio dello stato di predissesto del Comune di Terni, no, non c’è e non ci può essere onore delle armi: perché il tempo perso ha aumentato il danno e la vergogna, dentro e fuori palazzo Spada».

Thomas De Luca

Thomas De Luca (capogruppo M5S): «L’esperienza Di Girolamo finisce con la negazione e un’inversione totale della realtà dei fatti. Finisce oggi un’epoca e ne deve iniziare un’altra. Il Comune di Terni era già in una situazione di dissesto dal 2013, ma questa realtà è stata occultata, mantenendo intatte tutte le cause della ‘voragine’. I disavanzi sono stati occultati tramite la creazione di debiti fuori bilancio che non hanno permesso di attuare le possibili ‘cure’ per il dissesto. Così la ferita è diventata irreversibile. Ora è dovere di tutti immaginare un nuovo futuro che non sia segnato dal depauperamento del patrimonio pubblico. Si dovranno fare scelte ma bisognerà invertire quel processo che ha portato i servizi pubblici in mano a privati. Questo giorno avrei voluto vederlo nel 2014 quando la più grave responsabilità che è storicamente sulle spalle di chi ha governato Terni negli ultimi anni, quella del negazionismo ambientale. Si sarebbe dovuta difendere la vita e la dignità delle persone, ma così non è stato. Oggi finisce il ‘sistema Terni’ e ringrazio i miei colleghi ed altri dell’opposizione che hanno lavorato per abbattere determinati muri».

Paolo Crescimbeni

«Giorno di lutto» Per Paolo Crescimbeni (Gruppo misto) «Terni è stata disonorata dalla dichiarazine di dissesto. Il sindaco si è rinchiuso nella sua ‘torre’, prendendo le sue decisioni insieme alla maggioranza, e questi sono i risultati. In questa vicenda avete dimostrato di avere a cuore più il partito che la città. Oggi non avrete alcun onore delle armi per i gravi errori commessi. Per Terni è un giorno di lutto pensando a quante persone, quante famiglie e imprese subiranno le conseguenze di questa situazione. Ora tutti i cittadini di buon volontà, armati da autentica passione civile e sociale, e di comprovata onestà, devono ricostruire dalle macerie che avete lasciato».

Franco Todini

«Fatti errori politici» Un altro ex candidato sindaco, Franco Todini (Il Cammello): «Certamente quando un’amministrazione finisce così è un dramma per tutti, specie per i cittadini che ne traggono maggiori sofferenze. Il problema è che, a mio avviso, nei momenti determinanti bisogna avere la forza e la capacità di ragionare e di essere determinati. Tutte le considerazioni che ha fatto il sindaco Di Girolamo sulle cose fatte ci possono anche stare perché nessuno credo che riconosca che l’amministrazione non abbia fatto nulla. Ma è altrettanto vero che questa amministrazione sicuramente non ha fatto fino in fondo il suo dovere perché in effetti, signor sindaco, sono stati compiuti degli errori politici. Poi gravi sbagli amministrativi e gestionali. Si è creata una osmosi tra carenze politiche e amministrative nel momento in cui vi siete trovati ad affrontare lo stato di predissesto. C’è stato un atteggiamento di arroccamento da parte della maggioranza quando è stata richiesta maggiore attenzione. E ci sono stati errori politici nei confronti di chi oggi, fra i suoi, non è più disposto a sostenerla».

Francesco Ferranti

Forza Italia «Inutile rimarcare oggi le tante critiche e le proposte fatte dal gruppo che rappresento – ha detto Francesco Ferranti (capogruppo Forza Italia) -. Il sindaco oggi, assumendosi la responsabilità della situazione, non è stato fino in fondo onesto. L’azione amministrativa di questa città è stata lesa anche dallo scontro di alcune componenti interne alla stessa maggioranza. Scontro che ha penalizzato il merito, favorendo invece gli interessi di parte, e che ha segnato anche le ‘trattative’ di questi ultimi giorni. Alla città è apparso chiaro che pezzi del Pd, anzichè rivendicare un progetto, hanno voluto rivendicare di più posti, postazioni, assessorati e ruoli. E il sindaco bene ha fatto a dimettersi».

Faliero Chiappini

«Errori, ma anche cose buone» Circa la maggioranza consiliare, per Faliero Chiappini (Città Aperta) «Terni è in una situazione di chiaroscuro ma ci sono le condizioni per invertire la tendenza che ha pesato in questi anni. È il momento della dignità e dell’assunzione di responsabilità per tutti. Il piano di riequilibrio era un’assunzione di responsabilità ma non è stato possibile attuarlo. Dovremmo essere tutti più obiettivi e non gurdare solo ciò che ci interessa. Sono stati fatti sicuramente degli errori e ci sono stati ritardi. Ma solo guardando al contesto si potrà avere una prospettiva, puntando su quegli strumenti che questa città ha ancora a disposizione».

Francesco Filipponi

Il Partito Democratico Ultimo intervento quello del capogruppo del Pd, Francesco Filipponi: «È il mio ultimo intervento da consigliere comunale e da capogruppo del Pd – ha detto -. Voglio ringraziare tutti i consiglieri comunali di maggioranza ma anche di minoranza con cui ho sempre provato ad instaurare un rapporto di collaborazione fattivo sulle idee e sulle tematiche e i problemi di questa città. Questi quattro anni di consiliatura sono stati intensi, l’aula ha prodotto molti atti e delibere. Abbiamo fatto un lavoro importante per la città e chi verrà dopo di noi, M5S, centro destra o centro sinistra, potrà contare su questo patrimonio e farne tesoro. Ringrazio il sindaco che ha dimostrato di essere persona seria, attaccata ai valori di questa città e che con le sue dimissioni consentirà di andare al voto in tarda primavera, senza teatrini». Sui commissari che verranno nominati su decreto del presidente della Repubblica: «Spero di possa fare un lavoro di ricognizione importante e di liquidazione delle passività, per giungere al più presto ad un bilancio strutturalmente riequilibrato». Poi in conclusione: «Spero che chi verrà dopo questa amministrazione comunale possa anche riflettere sulle mancanze, gli errori e i problemi vissuti, facendo tesoro di che è accaduto in questi anni, per costruire con i cittadini la Terni del futuro. Che sia inclusiva e dove tutti possano trovare il loro posto. Infine voglio lasciare un’ultima considerazione per la nostra città, che da martedì avrà un suo commissario prefettizio. L’auspicio è di avere una guida forte e sicura che metta in cantiere azioni concrete per lo sviluppo».

Salta il voto sul dissesto Rispetto al voto dell’aula sulla delibera legata al riconoscimento del dissesto economico finanziario del Comune, a fronte della presenza di soli quattordici consiglieri di maggioranza, la minoranza – lo ha annunciato Melasecche – ha lasciato l’aula «non per andare sull’Aventino, ma per non garantire il numero legale ad una maggioranza che non esiste più». Lavori interrotti per l’ultima volta poco dopo le 18 e tutti a casa. Questa volta definitivamente.

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