«Tradito il progetto del Deltaplano»

L’opinione di Luigi Fressoia (Italia Nostra) sul complesso commerciale nato – fra mille polemiche – a Castelluccio di Norcia

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di Luigi Fressoia
Italia Nostra

Due anni fa mi sono speso in favore del progetto Deltaplano, nuovo insediamento in struttura metallica -solo piano terra- per dieci ristoranti/bar/negozi sulle pendici della collina di Castelluccio di Norcia, in attesa della ricostruzione post-sisma del centro abitato su in cima al colle.

E non mi pento poiché la sua visibilità nel vasto contesto paesaggistico è inesistente dall’ingresso nell’ampia conca, irrisoria quando ti avvicini e del tutto inferiore alle varie capanne di lamiera storta e muri precari che lì accanto e vicino misteriosamente continuano a campeggiare sfacciate, quando buon senso e buona urbanistica avrebbero dovuto pretendere la loro rimozione contestuale alla nuova costruzione.

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Se dunque ingombro e sagoma del Deltaplano sono accettabili (sebbene il dislivello tra i tre corpi sembra aumentato rispetto al progetto che vidi), del tutto deludente è la realizzazione delle sistemazioni e la gestione degli spazi d’intorno, del tutto diversi dal progetto approvato e finanziato: è una tipica situazione ‘a la terona‘, trasandata al massimo e insensibile a qualsiasi decoro; parcheggio selvaggio a ridosso delle strutture in tutti i lati possibili; pavimentazioni d’intorno o a cemento bianco oppure con breccione grosso – scomodo e pericoloso – sempre di colore bianco cava, sì che entrambi conferiscono l’idea sgradevole del cantiere sempre in corso; aiole del tutto incolte e erba alta; tetto in terra e prato del tutto trascurato sì che già ci sono prove di sostituzione con mattonelle appoggiate in ordine nell’angolo alto del tetto.

Non solo, appena di là dalla strada è sorto un nuovo edificio/ristorante di legno alpino e tetto rosso fuoco e ancora sopra in adiacenza è in corso d’opera ulteriore urbanizzazione, non so se un altro edificio ancora. Da una ‘pennellata’ che doveva essere, il Deltaplano, vediamo la solita marmellata edilizia sfigurante e cialtrona, ‘a la terona‘. La Regione che garantì con architetti di sicura mano la qualità del progetto, temiamo abbia passato la realizzazione ad altri soggetti. Aspettiamo spiegazioni.

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Il Deltaplano occupa uno spazio in leggera depressione (ex piccola cava poi discarica) lungo i tornanti che salgono alla cima del colle; consiste in tre ‘stecche’ messe a triangolo molto schiacciato in modo che lo spazio centrale, sia pure in dislivello, fungesse da area comune grazie alla sistemazione con sentiero, scalinate, alberi e prato, quindi godibile come prolunga esterna dei bar e ristoranti.

Invece, come accennato, è un greppo incolto o parcheggio polveroso con cofani addossati alle strutture leggere e sapienti dei tre edifici, con ciò penosamente immiserite, banalizzate e offese. Il confronto tra il progetto (un rendering a volo di uccello divulgato dalla Regione nel luglio 2017) e una foto odierna da uguale angolatura, mostrerebbe differenze grandi e sostanziali che a nostro avviso possono integrare la fattispecie di abuso edilizio stante soprattutto la tutela paesaggistica. Chiederemo alla Soprintendenza.

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Il Deltaplano ebbe giustificazione dicendo che su in paese, nel suo slargo di arrivo dove su pessimi edifici degli anni 60/70 sussistevano diverse attività di accoglienza (bar, ristoranti, negozi di prodotti tipici), non era possibile piazzare box sostitutivi/temporanei poiché l’ampia movimentazione di mezzi connessi ai lavori di rimozione/ricostruzione ne avrebbe avuto impiccio. Invece su al paese ho contato ben nove ristoranti attivi (più tre ambulanti su furgone), quattro dei quali su box piazzati ai bordi dello slargo di arrivo che quindi ora è più stretto e congestionato e caotico di prima. Insomma abbiamo sia il Deltaplano sbrecciato sia lo slargo d’arrivo caotico, l’uno e l’altro, non ci facciamo mancare niente.

Bella giornata di sole domenica 20 ottobre, i ristoranti pieni, il luogo amplissimo e glorioso è di una bellezza che tutto supera e tutto fa dimenticare appena giri lo sguardo, ma insomma, possibile che non si riesce a fare una cosa, una sola, per bene? Farla semplicemente come promesso? Come da progetto? Che ci stanno a fare i progetti? Io difesi il progetto mentre altri, ambientalisti, gli davano contro. Confermo e invito a non confondere, invito a saper distinguere, non si può rinunciare a lavarsi per paura di affogare.

 

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