«Ecografia urgente, costretto a pagarla»

Terni, la ‘disavventura’ di un 43enne invalido e disoccupato con le liste d’attesa. «Nessuno mi ha richiamato, sono andato dal privato»

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di F.L.

«Per giorni ho atteso, invano, che qualcuno mi richiamasse. Il telefono però, nonostante l’urgenza, non ha squillato e così ho dovuto trovare un’altra soluzione da me, privatamente, pagando 80 euro». L’annosa vicenda delle liste d’attesa ha visto protagonista questa volta, suo malgrado, un 43enne di Terni, invalido all’85% a causa di due malattie rare, costretto a ricorrere alla sanità privata perché da quella pubblica non ha avuto risposte.

I fatti

L’uomo, stando al suo racconto, il 20 settembre scorso, dietro impegnativa del medico di base in cui veniva riportato il carettere d’urgenza dell’esame, aveva chiesto la prenotazione di una ecografia addominale. «Lo specialista dal quale ero andato precedentemente – spiega – non aveva il macchinario per effettuarla, anche in quel caso mi ero rivolto a lui sempre privatamente, al costo di 115 euro, rinunciando sin da subito alla visita pubblica sapendo che altrimenti ci sarebbero voluti mesi. Quando ho cercato di prenotare l’ecografia tramite Cup mi hanno detto che entro 10 giorni mi avrebbero richiamato per fissare la data. È passato quasi un mese e, nonostante abbia anche chiamato il numero verde, non ho più sentito nessuno».

Le domande

Nel frattempo l’uomo non ha potuto fare altro che mettere di nuovo mano al portafoglio e pagare un’altra volta. «Visto che avevo davvero bisogno dell’ecografia ho deciso di rivolgermi ad un centro diagnostico privato, nonostante sia disoccupato e percepisca solo la pensione d’invalidità e il reddito di cittadinanza. Mi chiedo se sia concepibile una cosa del genere, è questa la tanto decantata sanità pubblica?». Al danno si è aggiunta anche la beffa per un secondo episodio che, questa volta, ha coinvolto la madre del 43enne. «Ha anche lei problemi di salute e mercoledì mattina doveva sottoporsi in una struttura pubblica ad una visita dalla dietologa che, tramite Cup, aveva prenotato 6 mesi prima. Quando è arrivata in ambulatorio le hanno detto che la dottoressa era in ferie e che avrebbe dovuto riprenotare la visita. Almeno una chiamata potevano fargliela».

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