Electroterni, chiusura è realtà: in 14 a casa

Firmata al ministero del lavoro la ‘cassa’ straordinaria per cessazione attività, sarà attiva da mercoledì per un anno

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di F.L.

L’Electroterni

Dopo 30 anni di attività e una lunga (quanto vana) battaglia sindacale per evitare il peggio, chiude i battenti il reparto di viale Centurini della Electroterni, azienda specializzata nella verticalizzazione di acciaio magnetico. Martedì, al ministero del lavoro, è stata firmata tra sindacati e azienda la cassa integrazione straordinaria per cessazione attività.

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I dettagli della vertenza

L’ammortizzatore avrà durata di un anno (a cui si potranno aggiungere altri 24 mesi di Naspi) e da mercoledì coinvolgerà i 14 lavoratori del sito, il cui futuro sembrava segnato già da tempo. Nulla ha potuto la mobilitazione – anche a livello istituzionale – di Fim, Fiom, Uilm e Fismic di fronte alla volontà di dismettere della proprietà, la famiglia Coppo, originaria dell’alessandrino, dove è titolare della Nuova Eletrofer di Serravalle Scrivia. Da anni i vertici aziendali avevano reso note le difficoltà del reparto della fabbrica, fino al 2005 legata a doppio filo al reparto magnetico dell’Ast, ma che dalla dismissione avvenuta ormai quasi 15 anni fa non si era mai completamente ripresa. Il gruppo conta in totale 24 dipendenti ed è composto anche dalla Maestrale industrie Terni (sempre in via Centurini) e dalla Magnetic di via Flagiello. Anche per quest’ultimo reparto le prospettive sembrano essere piuttosto grigie, tenuto conto anche delle poche commesse almeno per i primi tre mesi del 2020. Mercoledì intanto i sindacati incontreranno i lavoratori interessati in assemblea per illustrare i dettagli dell’accordo firmato al ministero del lavoro. Gli stessi lavoratori potranno usufruire di un’intesa firmata in Regione a fine 2019 che permette l’avvio di politiche attive di riqualificazione. Inoltre un accordo di massima con l’azienda prevede il ricollocamento di quattro lavoratori nel reparto di via Flagiello. I lavoratori potranno anche usufruire di un incentivo economico qualora decidano l’uscita volontaria. Per le forze sindacali margini per evitare il baratro c’erano, sta di fatto che – al di là dell’auspicato ricollocamento delle maestranze – il comparto siderurgico ternano, già duramente provato, perde un altro pezzo.

Filipponi (Pd) interroga il sindaco

Sulla questione il capogruppo del Pd al consiglio comunale di Terni, Francesco Filipponi, interroga sindaco e giunta. «Considerato che il provvedimento per i quattordici dipendenti dell’azienda – scrive Filipponi – sarà valido un anno e sarà rinnovabile per ulteriori 24 mesi attraverso la Naspi, visto l’accordo già sottoscritto con la Regione Umbria che prevede l’avvio di politiche attive del lavoro per la loro riqualificazione e il loro ricollocamento in altre aziende, considerata la necessità di attenzione da parte dell’amministrazione comunale su questa procedura di cessazione attività, chiediamo al sindaco ed alla giunta quali azioni si intendano mettere in campo per seguire attentamente con il ministero e la Regione quanto necessario per il ricollocamento di tutto il personale interessato dalla cessazione attività ed inoltre quali politiche si intendano adottare per sopperire alla perdita rappresentata dalla chiusura della Electroterni nel settore produttivo di riferimento».

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