‘Elemosina’ di Stato: spiraglio per i Raggi

Il tribunale di Roma smentisce sé stesso e decide di attendere prima di liquidare ‘mini indennizzi’ a tre famiglie vittime di reati violenti

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Un tribunale – quello di Roma, seconda sezione civile – che in qualche modo smentisce sé stesso. Visto che a meno di due mesi dalla sorprendente decisione di liquidare un indennizzo di 21.600 euro complessivi ai familiari di David Raggi – il 27enne ternano ucciso barbaramente la sera del 12 marzo 2015 in piazza dell’Olmo – nell’ambito della causa intentata nei confronti dello Stato, lo stesso tribunale (attraverso un altro giudice) in tre casi del tutto analoghi, fra cui l’omicidio Raccagni seguito direttamente dal’avvocato Massimo Proietti, legale anche della famiglia Raggi, prima di esprimersi sugli indennizzi ha deciso di attendere il giudizio della Corte Europea.

UMBRIAON, L’OMICIDIO DI DAVID RAGGI

Nuove chance

Quest’ultima, interpellata dalla Suprema Corte di Cassazione in merito alla legittimità della legge 122 del 2006 – quella che recepisce la direttiva europea sugli indennizzi per reati efferati con tanto di cifre tabellari -, si esprimerà nel corso dell’estate. E sancirà se i ‘mini indennizzi’ per i genitori ed il fratello di David Raggi – «a un mio amico a cui avevano ucciso il cane, avevano riconosciuto di più» aveva commentato amaramente il padre Walter all’atto della sentenza – sono legittimi o meno. Lo spiraglio apertosi giovedì al tribunale di Roma, che ha messo in stand-by le decisioni, a differenza di quanto accaduto con il caso Raggi, è materia anche per un eventuale giudizio d’appello: «Se la Corte Europea dovesse esprimersi in maniera a noi favorevole – osserva l’avvocato Proietti – avremmo ulteriori argomenti per impugnare una decisione, quella che ha portato a liquidare 21.600 euro, che continuo a ritenere iniqua, ingiusta, scandalosa. L’omicida, Amine Aassoul, doveva essere in carcere, non a piede libero. E non aveva neppure titolo per stare in Italia».

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