Elezioni, Damiano: «Non gioco fuoricasa»

L’ex ministro del lavoro, candidato al collegio Umbria3 per la Camera, rivendica il legame con il territorio e dice la sua: «Qui grandi risorse. Al lavoro per sostenere i più deboli»

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di F.T.

«Berlusconi che firma un altro ‘contratto con gli italiani’ a Porta a Porta? Beh, si tratta dell’ennesimo episodio di ‘a volte ritornano’, un film già visto e di cui conosciamo gli esiti». A parlare è Cesare Damiano, una lunga carriera sidacale e politica che lo ha portato a ricoprire l’incarico di ministro del Lavoro nel secondo governo-Prodi e di presidente della commissione lavoro nell’ultima legslatura. Ora è candidato per la coalizione di centro sinistra guidata dal Pd – di cui è membro della direzione nazionale – nel collegio uninominale Umbria 3 (Terni, Orvieto, Valnerina, Spoleto, Todi). La partita con gli altri candidati probabilmente si deciderà sul filo di lana e di questo Cesare Damiano ne è consapevole. Ma prima di affrontare i ‘nodi locali’ – che non mancano – si tenta di allargare lo sguardo sulla campagna elettorale nel suo insieme.

Cesare Damiano durante l’intervista

CESARE DAMIANO: «L’UMBRIA COME LA ‘MIA’ LANGA»

Il ‘contratto con gli italiani’ «Quando Berlusconi ha lasciato la guida del paese – ricorda Damiano – avevamo lo spread a 500 punti ed ora questo nuovo ‘contratto con gli italiani’ parte da cifre multimiliardarie. Da ministro e presidente della commissione lavoro, sono sempre stato abituato a ragionare con numeri diversi, realistici. Qui si parla allegramente di centinaia di miliardi, di abolire la legge Fornero, di introdurre la ‘Flat tax’ a vantaggio dei ricchi e contro il ceto medio, di alzare le pensioni a mille euro per tutti, anche a chi ha versato un solo euro di contributi. Dall’altra parte, e mi riferisco al Movimento 5 Stelle, si continua invece ad insistere su un improponibile reddito di cittadinanza. Io ho sempre seguito un’altra strada, quella del riformismo, della concretezza, del fare un passo alla volta».

«Fare passi concreti» «Già da ministro – osserva – ho sempre cercato, e in molti casi trovato, soluzioni concrete. Sul tema delle pensioni inventai con Prodi le cosiddette ‘quote’. Al tempo si andava in pensione con 62 anni di età e 35 di contributi, un sistema rimasto oggi solo per i lavori usuranti. Da ministro fui il primo ad istituire la 14esima per i pensionati a basso reddito, fino a 750 euro, bloccando l’indicizzazione delle pensioni superiori a 4 mila euro mensili. Sul punto la Corte Costituzionale ha poi bocciato qualsiasi ricorso, confermando la correttezza di quella scelta. Ecco, quando parlo di passi graduali e concreti, mi riferisco proprio a questo».

Cesare Damiano

Il legame con l’Umbria Cesare Damiano, piemontese di Cuneo, in Umbria gioca ‘fuori casa’. La sua candidatura, fra l’altro, ha contributo – suo malgrado – ad alimentare discussioni e tensioni tutte interne al Pd locale. Lui però ci tiene a rivendicare il suo legame con il territorio: «Penso che un buon candidato debba avere un radicamento territoriale ma, al tempo stesso, deve saper proiettare tale conoscenza a livello nazionale. Chiudersi nelle ‘piccole patrie’ o nei territori che si combattono a vicenda, non ha senso. Saper rappresentare i luoghi in cui si è stati eletti è comunque qualcosa di imprescindibile. Ed io sono legato particolarmente all’Umbria ed a Terni, visto che da undici anni vivo fra Roma e San Gemini dove ho casa. Dal punto di vista politico mi sono occupato della prima crisi della Tk-Ast, ho creato una scuola di formazione politica a San Gemini, ho organizzato la festa del Pd a Terni incentrata sui temi del lavoro». E poi forse il legame più stretto, quello professionale: «Ho iniziato a lavorare nel 1968 come metalmeccanico, iniziando a svolgere attività sindacale nella Fiom Cgil di cui sono poi diventato segretario regionale in Piemonte. Sono stato poi segretario della Camera del lavoro di Torino, della Cgil del Veneto, ministro del lavoro, presidente della commissione lavoro. Di questo, dell’industria e soprattutto di chi ci lavora, mi sono sempre occupato negli anni».

Terni e l’acciaio E allora, su un territorio lacerato dalla crisi, che all’orizzonte vede alcune opportunità a cui aggrapparsi, quali sono le idee di Cesare Damiano? «Si deve partire dalla visione, che considero vincente, di un’Umbria policentrica, senza distacchi né penalizzazioni al proprio interno. Per mia natura sono portato verso l’acciaio e mi batterò perché questa vocazione, di Terni ma decisiva per l’economia regionale, sia preservata. So che dobbiamo fare i conti con un’importante multinazionale: come politica, abbiamo il compito di interrogarci su quale sia il potere decisionale di queste realtà che non possono fare il bello ed il cattivo tempo, prendendo e basta. Ad esempio, le risorse che vengono messe a disposizione a livello locale, devono essere poi restituite nel momento in cui la multinazionale di turno decidere di dismettere le proprie attività. Altrimenti il rischio di delocalizzazioni, alla ricerca dei luoghi dove il costo del lavoro è il più basso, diventa sempre più concreto».

Cesare Damiano e Giuliano Poletti

«Tante opportunità» Per Cesare Damiano, non c’è comunque solo l’acciaio nella prospettiva di un’Umbria che deve far valere le proprie eccellenze: «Mi vengono in mente la meccanica di precisione, lo sforzo che alcune realtà hanno compiuto sulle energie alternative, le eccellenze agroalimentari, turistiche e nei servizi. Ho parlato con i lavoratori della Pozzi a cui il prossimo 2 marzo scadrà la cassa integrazione: dobbiamo operare perché ci sia un prolungamento, per il tempo utile ad individuare un compratore. La firma del protocollo per l’area di crisi complessa di Terni e Narni, che il prossimo 2 marzo porterà il ministro Carlo Calenda in città, è poi una grande occasione. Accanto agli oltre 70 milioni di euro messi a disposizione dal governo, ci sono anche le risorse di enti territoriali e imprese. Questa misura, unita a quella di crisi ‘non complessa’ della Merloni e quindi del territorio di Spoleto, apre nuovi spazi occupazionali. Penso all’Alcantara, al parco di Leolandia a Narni, ma anche lo sviluppo della piattaforma logistica di Maratta che può comportare benefici anche sul fronte ambientale e dei trasporti, le connessioni ferroviarie e stradali, il ‘Frecciabianca’ fra Terni e Roma. Sono per incrementare le scuole di specializzazione industriale che favoriscono l’alternanza fra formazione e lavoro, ma anche per la creazione di un centro di specializzazione nello studio di materiali antisismici. Oltre qualsiasi facile promessa, spesso irrealizzabile, da parte mia posso assicurare che se sarò eletto, avrò cura di questo territorio che può finalmente proiettarsi su una dimensione nazionale».

«Collegio contendibile» La crisi al Comune di Terni, con le dimissioni del sindaco Leopoldo Di Girolamo dopo il dissesto, è specchio anche dei travagli interni del Pd. Cesare Damiano si trova ‘catapultato’ in questa realtà, con tutto ciò che comporta: «Sono consapevole di essere in un collegio contendibile, a differenza di cinque anni fa. Diverse sono state le vicende negative, anche a Terni, ultima delle quali le dimissioni del primo cittadino. Questo episodio influirà? Sì, tutto è collegato e con questi presupposti ci sarà una salita in più da affrontare. C’è da dire che non ho partecipato al dibattito politico locale né fatto mai parte di schieramenti. Ma non sono abituato a tirarmi indietro e, conoscendo il territorio, voglio lavorare anche per tracciare un nuovo orizzonte, mettendo a disposizione programma, competenze, trasparenza e il mio curriculum per contribuire ad uscire da queste contrapposizioni. A Terni aprirò certamente un ufficio dove poter incontrare tutti e condividere idee e progetti da mettere in campo».

I ‘competitor’ «Rispetto tutti – osserva l’ex ministro del lavoro – e non concepisco nessuno come un nemico. Fra centrodestra e centrosinistra però, c’è una distinzione marcata. Sfatiamo il mito del ‘siamo tutti uguali’: da ministro toglievo il lavoro precario, mentre Berlusconi introduceva il lavoro ‘a chiamata’. Mi battevo per un sistema previdenziale più flessibile e Berlusconi, insieme alla Lega, creava l’infernale aggancio fra innalzamento dell’età pensionabile e aspettativa di vita. Lo stesso che porterà i giovani di oggi ad andare in pensione a 70 anni. Il centrodestra propone la ‘tassa piatta’ che, nella sua apparente semplicità, è un abominio. Si trasferiscono risorse dai ceti poveri e soprattutto dal ceto medio, mai così impoverito, verso i più ricchi. Fra destra e sinistra, ed io sono di sinistra, ci sono tesi e idee opposte. Se sarà possibile un dialogo dopo le elezioni? Siamo alternativi ed io, nella mia storia sindacale e politica, ho sempre cercato di rappresentare i più deboli: chi soffre, chi non ha un lavoro, i pensionati e chi paga ogni giorno le ingiustizie sociali».

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