Esiste un’assicurazione sulle assicurazioni?

Terni, una ‘primaria compagnia’ incassa 700 euro di premio e poi invia un’ingiunzione per 50 centesimi. Risultato: becca la disdetta – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Il pagamento del premio della polizza infortuni, presso l’assicurazione Ina, è stato fatto in leggero anticipo sulla scadenza: il 26 giugno rispetto al 5 luglio. 700 euro tondi tondi. Ed è qui che casca l’asino.

C’è stato un errore e la cifra versata è inferiore a quella dovuta. Così l’Ina (Agenzia di Terni) scrive all’assicurato e gli ricorda che: “dalle nostre evidenze contabili risultano ad oggi non pagate una o più rate del premio relative ala polizza” tal dei tali, eccetera eccetera.

Non basta. L’Agenzia ternana dell’Ina si mostra decisa e irremovibile: “Vi chiediamo, in nome e per conto della compagnia di pagare l’importo indicato entro 5 giorni dal ricevimento della presente”. Un invito perentorio!

E poi l’avvertimento: “Vi ricordiamo che – a termini delle condizioni generali di assicurazione e dell’art. 1901 del codice civile – il mancato pagamento del premio comporta la sospensione della garanzia assicurativa”. Mancato pagamento del premio.

Eppure i settecento euro se li sono presi e già da un pezzo. A regola di bazzica, se settecento euro sono considerati un niente, l’ammanco dev’essere pauroso. Tanto più che sarebbe altrimenti ingiustificato utilizzare un tono del genere con uno che quell’assicurazione l’ha sottoscritta nel 1983, ossia uno che per più trent’anni non s’è mai fatto tirare la giacca.

La questione è grave. Sicuro. Quanto si dovrà versare ora per evitare l’arrivo del cellulare dei carabinieri sotto casa? Sarà opportuno chiedere una rateizzazione? La lettura del resto della lettera avviene in apnea: anche questo mese la pensione non basterà. Ed eccola la cifra: euro 0,50. Sì cinquanta centesimi precisi da versare con un bonifico che – per inciso – in banca, costa nove euro.

Di chi è la colpa? Di nessuno? Della burocrazia che considera un mancato pagamento di cinquanta centesimi più rilevante dei settecento euro già incassati? Del solito computer che si ricorda tutto, vede tutto, ma non capisce niente?

No, è dell’assicurato che non ha fatto attenzione. E sicuramente di una progressiva “meccanizzazione” dei rapporti umani.

L’Ina ha ragione. Ma la lettera di disdetta l’ho già scritta.

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