Estorsione, Miccoli condannato a Palermo

Tre anni e sei mesi di reclusione: questa la pena inflitta in primo grado all’ex attaccante di Ternana e Perugia

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Tre anni e sei mesi di reclusione: questa la condanna inflitta dal tribunale di Palermo con rito abbreviato – gup Walter Turturici – all’ex calciatore della Ternana e del Perugia – ma anche di Fiorentina, Juventus, Benfica, Palermo e Lecce – Fabrizio Miccoli.

L’accusa L’attaccante originario di Nardò (Lecce) era accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver contattato ‘cosa nostra’, ed in particolare Mauro Lauricella, figlio di un boss palermitano, per ottenere – con metodi estorsivi – il pagamento di un presunto debito di 12 mila euro da parte di un imprenditore nei confronti dell’ex fisioterapista del Palermo Calcio, Giorgio Gasparini, amico e socio in affari di Miccoli.

L’intercettazione In precedenza la procura – pm Maurizio Bonaccorso – aveva chiesto l’archiviazione del procedimento aperto nei confronti di Fabrizio Miccoli, ma il gup ha disposto l’imputazione coatta. Nell’ambito della stessa indagine, l’attaccante pugliese era stato intercettato mentre, parlando con Lauricella in auto, pronunciava la frase «quel fango di Falcone» (il magistrato ucciso dalla mafia, ndR) che gli è sostanzialmente costata la fine della carriera agonistica. Per il ‘Romario del Salento’, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, la prospettiva è quella dell’appello.

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