Ex Fcu: «Scuola guida per i macchinisti»

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5S): «Busitalia, complice la Regione, chiede a macchinisti e capitreno di studiare per ottenere la patente dei pullman»

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Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari

di Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari
M5S Regione Umbria

Martedì mattina riprendono le sedute a Palazzo Cesaroni; martedì sera chiude la ex Ferrovia Centrale Umbra, tempistica che è metafora tristemente perfetta dei danni che magna pars dei sonnacchiosi consiglieri regionali hanno prodotto in questi anni con la loro palese ignavia.

Nel conformismo politico assoluto di una terra deprivata da sempre di un libero dibattito su sviluppo, sanità, infrastrutture, questi dinosauri della politica sono così riusciti laddove nemmeno la Seconda Guerra mondiale arrivò: l’interruzione sine die del servizio –perché nessuno può davvero credere all’ennesima favoletta propalata da lorsignori, secondo cui la ex FCU riaprirebbe tra ‘appena’ un anno.

Sono gli stessi che, solo qualche settimana fa, descrivevano con enfasi le magnifiche sorti e progressive per gli imminenti lavori della ferrovia Sansepolcro-Perugia-Terni, salvo poi intimarvi improvvisamente la totale interdizione al transito, innestando la retromarcia in pieno agosto, a campagna abbonamenti in corso, gettando nel caos il personale dipendente, così come i fruitori del servizio, giovani e meno giovani.

E ora cosa faranno i macchinisti? Quale futuro si prospetta per i capitreno? Cosa accadrà all’indotto?

L’ordine di servizio (cliccare per ingrandire)

Come spesso accade in Italia, nel dramma generale si registrano pure momenti leggeri, perfino comici: ad esempio, il fatto che, tramite ordine di servizio, Busitalia, complice la Regione, chieda a macchinisti e capitreno di studiare per ottenere la patente dei pullman. Per prendere il treno in Umbria occorre la patente D?

E’ come se ai tassisti si imponesse di saper condurre i treni pur di continuare a guidare il taxi o se ai tramvieri fosse ordinato di possedere pure la licenza taxi che non si sa mai, in una confusione infinita anche del ruolo. Siamo ben oltre la flessibilità del lavoro: siamo al surreale!

Parafrasando Sciascia: non basta saper non pensare. Bisogna anche dimostrare assenza di pensiero e, su questo, l’Umbria ce la sta mettendo tutta, come ogni indicatore statistico purtroppo rivela.

Atmosfere semidemenziali, pretese assurde, una chiusura del servizio platealmente disordinata, manchevole di qualsiasi minimo coordinamento e pianificazione futura, come dimostreremo nelle prossime riflessioni.

Intanto, e per anni, una miriade di fumosi pullman – i cosiddetti mezzi sostitutivi – affollerà le nostre strade e le nostre città, un po’ come accade quotidianamente in Sud America: un altro piccolo girone dantesco firmato ancora e sempre ‘Regione Umbria’, sulla pelle dei cittadini umbri, della loro salute e pure dei loro soldi

 

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