FarmaciaTerni al Tar, tegola sul Comune

Ricorso della Cgil e se i giudici contabili stoppassero la vendita il progetto di ripianamento pluriennale dei debiti diventerebbe carta straccia

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Che l’operazione, messa in piedi da palazzo Spada, per la cessione delle farmacie comunali ai privati fosse del tutto indigesta per la Cgil, e in particolare per la federazione – la Filcams – che tutela i lavoratori del commercio e dei servizi all’interno del sindacato confederale, era cosa nota. Ma ora sull’intero iter, legato con un doppio filo al piano di riequilibrio studiato dall’amministrazione per uscire dal ‘profondo rosso’ contabile, pende una spada di Damocle non da poco.

Il ricorso Proprio la Filcams Cgil, nella giornata di giovedì, ha infatti depositato un dettagliato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale dell’Umbria – ovvero il Tar – chiedendo l’annullamento di tutti i provvedimenti già approvati dall’ente e legati alla cessione di FarmaciaTerni Srl. Un ricorso che avrebbe incontrato un’ampia condivisione in ambito confederale, dove si dicono certi dell’esito positivo dell’istanza, ovviamente dal proprio punto di vista.

Le ragioni Nel documento redatto dagli avvocati Patrizia Bececco e Claudio Biscetti e che, se accolto, potrebbe finire per ‘stoppare’ l’intero procedimento di cessione – con prevedibili conseguenze dal punto di vista contabile per il Comune -, sono elencate diverse motivazioni a sostegno della tesi della Cgil. A partire dai contenuti dello statuto di FarmaciaTerni, che non consentirebbe – per i ricorrenti – un’operazione come quella ipotizzata da palazzo Spada, fino ad argomentazioni di carattere normativo e relativo alle cessione delle aziende farmaceutiche comunali a privati.

Operazione a perdere Non mancano poi riferimenti ‘etici’ sulla perdita di un servizio pubblico centrale per il territorio. Ma il ‘piatto forte’ sarebbe rappresentato dalla valutazione di sostanziale ‘antieconomicità’, assegnato dalla Filcam Cgil e dai legali che la assistono, all’intera operazione. Oltre che sovrastimata, la vendita di FarmaciaTerni – secondo il sindacato – non sarebbe affatto conveniente per il Comune. Per la perdita dei proventi, consistenti, derivanti dal contratto di servizio quadriennale fra il Comune e l’azienda delle farmacie municipali, ma anche per il guadagno ipotetico che deriverebbe dalla vendita. Tenere le farmacie, per la Cgil, sarebbe in sostanza molto più remunerativo che cederle, tanto nel breve quanto nel lungo periodo.

Corte dei conti Argomentazioni, queste, che sarebbero sostenute anche da una perizia economico contabile effettuata su richiesta del sindacato e sottoscritta da alcuni professionisti. E quando si parla di ‘antieconomicità’ il pensiero non può non andare alla Corte dei conti a cui la Filcams si era già rivolta circa un mese fa con un’istanza per segnalare i possibili scenari, tutt’altro che convenienti per l’ente e la comunità, legati alla possibile cessione di FarmaciaTerni. C’è infine il dato lavorativo, legato alle professionalità – 43 i lavoratori ‘diretti’ ed altrettanti quelli a tempo determinato – che ruotano attorno all’azienda delle farmacie e per le quali, con lo scenario prospettato dall’amministrazione comunale, emergerebbe secondo la Cgil un rischio consistente in termini di certezze e prospettive.

La ‘storia’ Era il 16 marzo 2015 quando il Comune decise di tagliare le partecipate per fare cassa. L’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi parlava di un risparmio di «qualche milione di euro». La decisione, comunque e peraltro obbligata, fu presa. Il Comune, a quella data deteneva «quote di partecipazione diretta in dieci aziende – spiegava l’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi – mentre in una cinquantina è presente con forme di partecipazione indiretta, cioè legata a quelle relative alle prime. Ma adesso le cose cambieranno».

Il consiglio comunale Il 26 marzo il progetto fu portato in aula, dove ottenne il via libera definitivo con 16 voti favorevoli, 7 contrari e 6 astenuti.  Tra le partecipate anche l’Asfm, l’azienda delle farmacie, per la quale si era ancora indecisi «tra la cessione ai privati di una quota del 30-40 per cento, o della concessione, sempre a privati, di alcune delle farmacie controllate». Fu proprio su questa che si discusse di più e la bagarre su cessione o meno comincio già all’indomani del consiglio.

I vertici dell’azienda

‘FarmaciaTerni’ Già dal 2013 però era già cominciato a circolare il nome: ‘FarmaciaTerni’. Se ne parlava, già allora, come della società che avrebbe dovuto prendere il posto dell’attuale Azienda speciale farmacie municipali (Asfm). L’intenzione annunciata, allora, era quella di cedere una buona parte delle azioni – si parlava della metà – ad un partner privato: «Nascerà un nuovo soggetto che non sarà assoggettato al patto di stabilità», aveva spiegato il vice sindaco di quei tempi, Libero Paci, che avrebbe voluto fare tutto in fretta: «Completeremo l’iter prima della fine della consiliatura», aveva detto. Una delle tante cose dette e rimaste appese. Interessata all’affare sembrava essere, tra gli altri,  la Farmacentro (nata dalla fusione tra le cooperative Saf di Jesi e Umbrafarm di Perugia). I dubbi però già erano tanti nel 2013 visto che l’azienda aveva rimesso in ordine i conti e cominciava pure a chiudere i bilanci in utile. Ma la giunta, ha tirato diritto senza prendere nemmeno in considerazione le idee alternative.

La nuova società Alla fine ce l’hanno fatta e FarmaciaTerni, la ‘società di capitali a responsabilità limitata’ ha visto la luce a ottobre 2015. La giunta comunale di Terni ha dato il ‘via libera’ e, quindi, l’Azienda speciale farmacie comunali (Asfm) è andata definitivamente in soffitta ed è nato il nuovo soggetto del quale, comunque, palazzo Spada ha continuato a detenere il 100 per cento.

Il fatturato A giugno 2016 il sindaco Leopoldo Di Girolamo parlava di un fatturato «che supera gli 11 milioni e 300 mila euro, con una crescita del 4,5 per cento. L’aumento più alto degli ultimi cinque anni a fronte di un incremento medio nazionale dello 0,7 per cento, con un incremento del 6,1 per cento nel comparto dei ricavi fuori dal servizio sanitario nazionale e, per la prima volta dopo 10 anni, incremento anche di quelli relativi allo stesso Ssn, con il +1,6 per cento a fronte di un dato nazionale che invece indica una contrazione dell’1,4 per cento». E questi sono alcuni dei numeri che emergevano dal bilancio 2015 di FarmaciaTerni.

Valdimiro Orsini

La battaglia Ma ad appena una settimana dai commenti soddisfatti del sindaco i consiglieri comunali Valdimiro Orsini (Pd) e Luigi Bencivenga (Progetto Terni) chiedevano altri chiarimenti sulle attività amministrative dell’ente, in particolare, riguardo gli atti di acquisto da parte dell’azienda delle farmacie di un locale nel nuovo centro commerciale di Fontana di Polo. In questa lotta di potere, i sindacati a luglio sono tornati a far sentire la loro voce: «Alla luce di quanto va emergendo nel dibattito politico in seno alle forze di maggioranza del Comune di Terni, che sembrerebbero indirizzate alla vendita delle farmacie comunali per coprire le responsabilità dei buchi del bilancio comunale, le organizzazioni sindacali di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Terni 

riaffermano che la svendita delle farmacie comunali è in netta controtendenza rispetto alla valorizzazione che stanno realizzando in Umbria i Comuni di Perugia, Foligno, Spoleto e gli altri Comuni proprietari di farmacie pubbliche».

Luigi Bencivenga

Il giorno del giudizio L’attacco sferrato da Orsini e Bencivenga all’ex Azienda farmaceutica, ed in particolare al suo presidente Mustica – considerato incompatibile in quanto la moglie è dirigente di una delle farmacie che fanno parte dell’azienda – si è fatto via via più violento e il 12 settembre è arrivato il giorno del giudizio, cioè il giorno in cui il consiglio ha approvato il bilancio della partecipata e ha approvato Mustica.

Il disavanzo Dopo la notizia dei diciotto milioni, più o meno di disavanzo (ai quali vanno aggiunti altri tre milioni e mezzo, forse quattro, di sbilancio relativo alla spesa corrente) Desirè Marchetti, segretaria generale della Filcams Cgil di Terni, prende posizione sulla ventilata vendita di FarmaciaTerni (ex Asfm) da parte del Comune: «No alla vendita delle farmacie comunali di Terni». Della stessa idea la Uiltucs Uil. Nonostante le prese di posizione il 12 dicembre è arrivato il piano del Comune per coprire il disavanzo che, dopo il riaccertamento, ammonta a poco meno di 55 milioni di euro (tre milioni e mezzo solo nel 2015). Per ripianare i conti ci vorranno 30 anni, con una ‘rata’ annuale di poco superiore al milione e 800 mila euro. Che si traduce, ovviamente, in una minore disponibilità per le spese. Il totale dei debiti fuori bilancio accertati, invece, è di 7 milioni e 145 mila euro. E tra gli interventi con cui il Comune conta di mettersi in ordine con i conti nel quinquennio, c’è proprio la vendita delle farmacie comunali. 

Desiré Marchetti

La missiva della Cgil Ovviamente non sono mancate le proteste dell’opposizione al piano proposto e il consiglio comunale del 28 dicembre dedicato al piano di riequilibrio pluriennale dei conti – il cosiddetto predissesto – è stato subito sospeso per ragionare sui contenuti di una missiva della Cgil che metteva in discussione la vendita ai privati del 90 per cento delle farmacie comunali – ‘FarmaciaTerni’ – prevista dal Comune per il 2017 ma che non potrebbe essere attuata prima del 2018 e, soprattutto, dovrebbe vedere fra gli acquirenti solo ed esclusivamente altri enti pubblici. Una privatizzazione, quella ipotizzata nei conti dell’amministrazione, che porterebbe nelle casse comunali circa 7 milioni e 800 mila euro.

Prezzo troppo caro Alla fine la vendita delle farmacie è rientrata nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Ma questa operazione costerebbe al Comune altri 30 mila euro perché per essere vendute devono essere valutate e all’interno dell’amministrazione non c’è nessuno in grado di farlo, per questo ci sarà bisogno di un perito esterno.

Licenze A questa spesa ‘imprevista’ infine si aggiunge anche quella calcolata da Thomas De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle che parla delle licenze di ‘FarmaciaTerni’. «È una società in-house – dice – ovvero un’azienda strumentale a totale proprietà dell’amministrazione a cui sono affidate direttamente le licenze delle farmacie. L’alienazione delle quote ad un soggetto privato avrebbe come diretta conseguenza la perdita dell’affidamento con impossibilità del comune di svolgere una gara a doppio oggetto per licenze che sono in capo alla Regione Umbria. Meno sette milioni, quindi, più settecentomila. Mentre il Partito democratico gioca all’ingegneria contabile, c’è una città in ginocchio e decine di lavoratori, famiglie lasciate nella totale incertezza sul loro futuro. Il punto di non ritorno».

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