Fiumi dell’Umbria: tavolo per la salute

Perugia, in Regione la riunione chiesta da Bevagna che però riguarda tutto il bacino idrografico della valle fra Spoleto e Torgiano

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I comitati non c’erano, ma aleggiavano sulla riunione del Tavolo tecnico relativo alle problematiche dei fiumi Timia, Marroggia, Clitunno e Teverone: citate spesso – nel corso dell’incontro – le loro proteste eclatanti, sui social media e durante gli incontri pubblici (l’ultima: il funerale del fiume con la bara portata in assemblea pubblica) con il rischio di creare un eccessivo allarme nella popolazione. La frase più ascoltata è stata: «Non siamo su Facebook».

LA SALUTE DEL FIUME DI BEVAGNA: CONFRONTO SINDACO-ARPA – VIDEO E INTERVISTE

Tavolo Tecnico Regione Umbria fiumi Bevagna

Chi c’era Alla riunione, presieduta dall’assessore Fernanda Cecchini, hanno preso parte tra gli altri il sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa, i direttori regionali Ciro Becchetti e Diego Zurli, dirigenti degli uffici regionali competenti, rappresentanti di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Umbria, Usl Umbria 2, Vus-Valle Umbra Servizi, Consorzio Bonificazione Umbra, Confagricoltura Umbria. Erano stati invitati a partecipare anche i rappresentanti delle associazioni di categoria dell’industria e dell’artigianato.

Guardarsi negli occhi Per la verità, tutti i presenti hanno ammesso che ci sono delle problematicità nel sistema idrografico della Valle Umbra e che l’inquinamento, la puzza e i pesci morti non sono una fake news ma reali emergenze. Ognuno però ci teneva a sottolineare la bontà del proprio lavoro, tanto che – prima di lasciare il tavolo al lavoro dei tecnici – l’assessore Fernanda Cecchini ha dovuto rassicurare i presenti e al tempo stesso spronarli a essere concreti: «Non siamo in tribunale, non abbiate paure di far venire fuori le falle del sistema. Se ognuno fa il proprio e le acque sono sporche evidentemente c’è qualcosa che non va. Guardiamoci in faccia e cerchiamo di capire dov’è il problema».

Interventi fattibili Proprio a questo serviva questo tavolo tecnico, a far emergere i problemi, cercare di risalire alle cause e provare a immaginare un’ipotesi di intervento rapido e realistico. Dopo quasi due ore di confronto, infatti, tutti sono stati d’accordo che nel migliore dei mondi possibili le acque dei comuni non dovrebbero essere gestite in questo modo, mischiando ‘bianche’ e ‘nere’ e sovraccaricando i depuratori. Ma per risolvere il problema alla radice ci vogliono due elementi che in questa fase scarseggiano: soldi e tempo. Pertanto bisognerà procedere per gradi: stabilendo un ordine di priorità di «interventi fattibili» e sottoporlo al tavolo. Questi i ‘compiti per casa’ assegnati a tecnici e politici, che si rivedranno a gennaio per avviare una fase si spera più operativa.

Gli scarichi e il caldo Ma siccome non siamo nel ‘migliore dei mondi possibili’ il problema non è solo strutturale. Ci sono scarichi da parte di case sparse e – soprattutto – da parte di aziende zootecniche che, in certi casi in modo lecito in altri in modo illecito, sovraccaricano la fisiologica tolleranza dei corsi d’acqua provocando l’odore nauseabondo che i cittadini denunciano in alcuni periodi dell’anno, la morte di vegetazione e dei pesci. Eventi che hanno come concausa anche il forte caldo e la scarsità di piogge che, in certi periodi dell’anno, non diluisce sufficientemente l’acqua, aumentando la concentrazione di sostanze nocive. Da non trascurare la temperatura dell’acqua che, al di sopra di una certa soglia, fa calare pesantemente la presenza di ossigeno.

Il contratto e il parco Non è parlato di parco fluviale. Il confronto sul ‘Contratto di fiume’, al cui tavolo partecipano anche i comitati di cittadini, riprenderà a gennaio, ma intanto l’attenzione deve essere concentrata sugli ulteriori interventi da fare. «Sono stati fatti passi in avanti – ha dichiarato l’assessore Cecchini – grazie anche alla programmazione dell’amministrazione comunale in particolare per quanto riguarda la valorizzazione ambientale del sistema fluviale. Inoltre va rilevato che, nel Piano aggiornato per la tutela delle acque elaborato secondo i risultati del monitoraggio di Arpa che a inizio anno verrà portato all’approvazione dell’assemblea regionale, si attesta un miglioramento per il fiume Clitunno, le cui acque hanno qualità ‘sufficiente’, e anche per il restante sistema fluviale che passa da ‘cattivo’ a ‘scarso’. Questa situazione è da mettere in relazione agli investimenti e agli interventi che sono stati fatti, dal sistema di depurazione fognaria alle regole più stringenti del Piano zootecnico. Ma bisogna andare ancora avanti, perché non ci accontentiamo di ‘scarso’».

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