Fondi strutturali, Marini: «No ai tagli»

Bruxelles: proposte di regioni e città «per una politica di coesione vicina ai cittadini». Approvato parere Marini-Schneider su nuovo regolamento

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«La politica di coesione post 2020 deve diventare più semplice e flessibile ma il ruolo chiave di regioni e città va preservato e rafforzato». Nel parere sulle disposizioni comuni elaborato dalla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, insieme al collega tedesco Michael Schneider, presidente del gruppo Ppe e sottosegretario alla presidenza del Land Sassonia-Anhalt, il comitato europeo delle Regioni (CdR) respinge il taglio proposto dalla commissione per i fondi strutturali europei e mette in guardia la presidenza austriaca dell’Unione: «Non serve centralizzare per aumentare l’efficienza». Nella sessione plenaria del 5 dicembre, i leader locali e regionali europei hanno presentato le loro proposte per migliorare le regole comuni ai fondi strutturali europei e i regolamenti specifici del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale europeo (Fse) e Fondo per cooperazione territoriale (Ct).

Politica europea di coesione

La presidente Marini, che guida il gruppo socialista al comitato, ha sottolineato l’importanza di «mantenere una politica europea di coesione che sia in prevalenza a gestione condivisa, rifiutando ogni ipotesi di rinazionalizzazione per ‘contribuire’ ai tagli del bilancio europeo. Sarebbe incomprensibile in quanto è stata la politica europea che è stata maggiormente in grado di costruire a favore dei cittadini e delle comunità in cui loro vivono. Si frenerebbe uno dei perni dell’investimento territoriale e del sostegno all’innovazione che l’Europa è stata in grado di generare a favore di tutte le regioni europee, nessuna esclusa».

«No al taglio di risorse»

Nel parere, il comitato propone di migliorare il testo proposto dalla commissione in alcuni punti fondamentali: nessuna regione deve trovarsi a gestire un taglio di risorse eccessivo dopo il 2020, è quindi importante introdurre dei tetti alla percentuale massima di riduzione dei fondi che funzionino non a livello nazionale ma su scala regionale; il livello attuale di cofinanziamento Ue dei progetti supportati dai fondi strutturali va mantenuto (85% per le regioni meno sviluppate e per la cooperazione territoriale; 70% per le regioni in transizione, 50% per le regioni più sviluppate); il periodo di tempo dopo il quale scatta il disimpegno delle risorse nel caso in cui agli impegni di spesa non seguano i piegamenti effettivi deve restare di 3 anni e non essere portato a due come propone la Ccmmissione, per evitare che la prima scadenza di disimpegno si sovrapponga con il termine di conclusione dei programmi attuali (2014-2020).

Fondi europei

«La possibilità di congelare i fondi per regioni e città in caso di inosservanza della disciplina fiscale Ue da parte dei governi nazionali è iniqua e dannosa per l’efficacia dei programmi, va dunque abolita dai nuovi regolamenti». Nel corso del dibattito la presidente Marini ha espresso pieno sostegno «alla proposta della commissione europea di mantenere una politica di coesione per tutte le regioni europee, e dunque non solo per quelle in ritardo di sviluppo, ma per quanto riguarda la sinergia tra i diversi strumenti, il nuovo Fondo sociale europeo plus e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, devono rimanere parte integrante ed irrinunciabile del quadro programmatorio della politica europea di coesione per garantire un reale partenariato tra l’Ue, i governi nazionali e i territori».

Le difficoltà

La Regione Umbria «ha destinato una parte notevole delle risorse comunitarie di questa stagione a programmi integrati di intervento a dimensione territoriale», ha evidenziato. «Si tratta dei programmi di Agenda urbana, ma anche di programmi di sviluppo per ben 3 Aree interne, come pure di un Investimento territoriale integrato (Iti) per l’area del lago Trasimeno. Tali interventi, basandosi sull’uso integrato dei 3 principali fondi (Fesr, Fse e Feasr), troverebbero serie difficoltà a proseguire nella prossima programmazione se un fondo importante come il Feasr restasse fuori dal quadro comune di regole definito dal regolamento generale».

Reale partenariato tra Unione europea, i governi nazionali ed i territori

In precedenza la presidente Marini, intervenuta a nome del gruppo del Pse subito dopo il discorso della commissaria europea per le politiche regionali Corina Cretu, sul futuro della politica europea di coesione, ha ribadito la necessità, e la forte volontà delle regioni, che il Fondo sociale europeo «deve rimanere parte integrante ed irrinunciabile del quadro programmatorio della politica europea di coesione che è il volto migliore dell’Europa, quella Europa che sa stare vicino ai territori e soprattutto vicino alle persone». Per la presidente Marini è necessario inoltre «garantire un reale partenariato tra Unione europea, i governi nazionali ed i territori, fare tesoro dell’esperienza maturata nel corso degli anni con le politiche costruite sulla base delle esigenze reali dei territori, mobilitando gli attori locali» ed ha poi espresso apprezzamento alla commissaria Cretu «per le misure di semplificazione adottate dalla commissione, ma occorre fare di più e per questo abbiamo voluto definire altre proposte per una accelerazione della semplificazione amministrativa e l’alleggerimento delle procedure burocratiche per facilitare l’accesso alle risorse europee».

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