Fra caccia e ambiente, l’Atc 3 è protagonista

Focus sulle attività dell’Ambito territoriale di caccia Ternano-Orvietano. Fra presente, prospettive e problematiche da risolvere

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Una panoramica sulle attività dell’Ambito Territoriale di Caccia (Atc) numero 3 Ternano-Orvietano, attraverso i numeri forniti e analizzati dai vertici dell’organismo. Un quadro da cui emerge che molto è stato fatto ma che altre cose devono essere portate a compimento, a vantaggio non solo dei cacciatori, ma anche dell’ambiente, dell’economia rurale e della sicurezza – anche questo è un tema attuale – dei cittadini.

Il logo dell’ATC 3

Il Comitato di Gestione Questa la struttura dell’Atc 3, con i componenti del Comitato di Gestione rimasti in carica dal 3 maggio 2016 e le relative associazioni di appartenenza: Leonardo Fontanella (presidente, Cia), Stefano Pelorosso (ufficio di presidenza, Confagricoltura), Anno Pinzaglia (ufficio di presidenza, Anuu), i consiglieri sono Giovanni Eroli (Confagricoltura), Giampaolo Pollini (Arcicaccia), Marco Cucuzza (Italcaccia), Romano Felici (Enalcaccia), Cristian Isidori (Anlc), Mirko Boccio (Cia), Massimo Manni (Coldiretti), Giampiero Amici (ANCI).

Organico ridotto «Nonostante le richieste avanzate alla Provincia prima e alla Regione poi – spiega il presidente Fontanella – i dimissionari non sono stati sostituiti. Dal 3 maggio 2016 a tutt’oggi, il Comitato di Gestione ha continuato a lavorare con la metà dei suoi componenti. Le dimissioni susseguitesi nel tempo sono state motivate in maniera diversa da ciascuno. A coloro che sono stati costretti da motivi personali o di salute, vanno sia la nostra profonda comprensione che i nostri migliori auguri, per gli altri esprimiamo rammarico e contrarietà per le motivazioni addotte e gli impegni presi. Forse il loro contributo avrebbe potuto rendere migliori e più rappresentative le cose fatte, che sono state comunque moltissime».

Leonardo Fontanella, presidente ATC 3

«Troppe assenze» Un altro ‘nodo’ è rappresentato dalla presenza dei membri del comitato di gestione alle sedute convocate per decidere le azioni da mettere in campo in ambito venatorio. Anche qui, Leonardo Fontanella ha qualche ‘sassolino’ da togliersi e più di una esortazione: «Oltre che ridotti alla metà, i componenti rimasti in carica non hanno dato il loro contributo in egual misura. Su tredici sedute tenute dal Comitato dopo il 3 maggio 2016 – prosegue il presidente – ci sono stati dei componenti che non hanno partecipato neanche alla metà. Addirittura c’è chi non si è mai visto e che però ha inviato diverse missive in cui stimolava il comitato a fare meglio, evidenziando una conoscenza delle problematiche del tutto superficiale se non addirittura distorta. Ha fatto comunque piacere vedere che, nonostante le assenze, ci sia stata comunque la volontà da parte di queste persone a migliorare l’attività di chi è rimasto a lavorare per tutti. Magari in futuro potrebbe essere più redditizio essere presenti e collaborare attivamente nel rispetto e nell’interesse di chi si rappresenta».

Il ‘contenimento’ Oltre ai numerosi ed onerosi compiti affidati attraverso il Regolamento Regionale 6 del 2008, a marzo dello scorso anno la Regione Umbria ha trasferito all’Atc 3, attraverso determinazioni dirigenziali, anche il compito del controllo numerico dei cinghiali ai fini della prevenzione dei danni all’agricoltura. Un’attività da condurre durante l’intero arco dell’anno, con metodi e tempi stabiliti dalla Regione stessa, con il controllo numerico di specie come cornacchia grigia e gazza, con trappolamento e uso di arma da fuoco. «L’Atc 3 – spiega il presidente Fontanella – si è attivato immediatamente sia per il controllo del cinghiale, attività a cui avrebbero potuto contribuire anche le associazioni e le istituzioni attualmente non rappresentate in comitato, se fossero stati sostituiti i consiglieri dimissionari, sia con l’istituzione di tre corsi per l’abilitazione di operatori per il controllo di cornacchia e gazza che hanno visto formare circa 250 persone». Unitamente a questi due aspetti, sempre con determinazione dirigenziale la Regione ha affidato all’Atc 3 la gestione delle ‘zone di ripopolamento e cattura’ presenti sul territorio. A questo scopo le associazioni venatorie hanno messo a disposizione dell’Atc i loro iscritti volontari, con apposito protocollo d’intesa.

‘Zrc’ e ‘Arv’ Tra le attività di nuova istituzione che l’Atc 3 conduce sul territorio c’è anche l’organizzazione – piuttosto complessa – della vigilanza volontaria all’interno e nei pressi delle ‘Zone di Ripopolamento e Cattura’ (Zrc) e delle ‘Aree di Rispetto Venatorio’ (Arv). Ciò ha comportato, conseguenzialmente, la nomina dei comitati di gestione delle Zrc, con l’emanazione di un apposito regolamento di gestione delle stesse. L’istituzione di nuovi corsi per l’abilitazione al controllo di cinghiali e volpi, oltre che al prelievo di cervidi e bovidi. L’acquisto e la concessione di recinzioni elettriche a difesa delle coltivazioni agricole, per un totale di oltre cinquanta impianti con diversi chilometri di filo elettrificato. «Tutto ciò – spiega il presidente dell’Atc 3 – attingendo sempre agli stessi finanziamenti senza alcuna risorsa aggiuntiva».

Tanti abbattimenti ma danni ingenti Il numero dei cacciatori iscritti all’Atc 3 è rimasto pressoché costante negli ultimi anni (9.780 nel 2013, 9.696 nel 2014, 9.852 nel 2015 e 9.636 nel 2016) mentre il numero delle squadre di caccia al cinghiale è in diminuzione per effetto delle fusioni tra alcune di loro (80 nel 2013, 81 nel 2014, 77 nel 2015 e 71 nel 2016). Di contro resta praticamente invariato il numero dei cacciatori iscritti nelle stesse squadre (3.695 nel 2013, 3.668 nel 2014, 3.601 nel 2015 e 3.531 nel 2016). Sul piano strettamente venatorio, il numero dei cinghiali abbattuti nel corso della stagione e con gli interventi di contenimento messi in atto, è in costante aumento: 3.211 abbattimenti nel 2013, 4.602 nel 2014, 5.135 nel 2015 e 7.268 nel 2016. Ciò purtroppo non si accompagna ad una diminuzione concreta dei danni prodotti all’agricoltura: 188.531 euro accertati nel 2013, 188.156 euro nel 2014, 209.118 euro nel 2015 e 191.719 euro nel 2016. «Questo – osserva Leonardo Fontanella – sta a significare che il numero complessivo dei cinghiali resta troppo alto: gli interventi iniziati lo scorso anno dovranno essere intensificati, come abbiamo previsto nel programma. La stessa cosa dovranno fare i gestori di aree protette come parchi e demanio oltre agli istituti privati. Ci auguriamo che le azioni messe in campo producano effetti a partire dall’anno in corso».

«Stroncare il bracconaggio» Complessivamente, da gennaio 2013 a settembre 2017 sono stati immessi sul territorio 3.439 lepri, 27.127 fagiani, 12.892 starne. «Se per quanto riguarda la lepre i risultati delle immissioni sono quantomeno discreti – afferma il presidente dell’Atc 3 Ternano-Orvietano – lo stesso non può dirsi per le altre due specie. La scelta di privilegiare l’istituzione di ‘Zone di Rispetto Venatorio’ disseminate sul territorio e concentrare lì gli interventi, è ormai ineludibile. Fermo restando il fatto che poi ogni sforzo diventa vano se non si reprimono decisamente azioni di bracconaggio che magari vedono in un solo giorno distruggere il lavoro di un intero anno. Dal punto di vista del controllo di cornacchie e gazze (i dati del contenimenti relativi al 2016 parlano di 1.726 cornacchie e 496 gazze) siamo ormai in fase di ottimizzazione visto che questo è stato il primo anno di attività. Relativamente al controllo della volpe, siamo ancora in attesa che la Regione autorizzi gli interventi necessari e questo è un altro problema consistente».

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