Frecciarossa a Perugia: «Non è alta velocità»

L’assessore Chianella sull’ipotesi Fontivegge e le richieste di attenzione dal sud Umbria: «Guardiamo anche ad altre realtà regionali»

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«La tipologia di servizio che si prevede di istituire non è annoverabile in senso stretto come un servizio di Alta Velocità, in quanto le caratteristiche dell’infrastruttura, anche se percorsa da materiale rotabile di nuovissima generazione, non consente standard prestazionali di tale livello per tutto il tratto che precede l’immissione in direttissima». Frecciarossa a Perugia e polemiche politiche, l’assessore regionale Giuseppe Chianella puntualizza alcune questioni e rilancia l’iniziativa della Regione: «Il servizio assumerà il carattere di sperimentalità e solo all’esito positivo dei risultati quantificabili in un numero adeguato di passeggeri, opportunamente confrontati con i costi sostenuti, potrà diventare definitivo».

L’assessore Giuseppe Chianella

Il chiarimento e l’arretramento da Arezzo In merito alla chance di partenza da Perugia, Chianella sottolinea che «sul collegamento sarà cura della giunta regionale informare l’opinione pubblica e le forze politiche che in questi giorni si sono prodigate nel formulare ipotesi e scenari non sempre realistici dello stato d’avanzamento del lavoro che stiamo portando avanti con Trenitalia, anche alla luce degli incontri previsti nei prossimi giorni, all’esito dei quali sarà possibile eventualmente definire tempi, costi e modalità di svolgimento del nuovo servizio. Innanzitutto  ricordo che il tema dell’istituzione di una corsa diretta da Perugia-Fontivegge con destinazione la stazione di Milano Centrale tramite il Frecciarossa 9500 in partenza da Arezzo alle ore 6.11, arretrandolo alla stazione di Perugia, è da tempo allo studio della giunta regionale e pertanto desta sorpresa il tentativo quantomeno tardivo da parte di numerosi esponenti politici di attribuirsene i meriti. Tanto più che, come è noto, l’ipotesi è ancora in via di definizione relativamente agli aspetti tecnici ed operativi non secondari».

L’attenzione a tutta l’Umbria Chianella non fa cognomi, ma nell’ultimo passaggio è facile ipotizzare che i destinatari siano Leopoldo Di Girolamo e Nando Mismetti. I sindaci di Terni e Foligno avevano infatti chiesto attenzione anche per l’Umbria del sud: «Va poi rimarcato – termina l’assessore – che la giunta regionale, contrariamente a quanto affermato da parte di alcuni esponenti politici, pone la stessa attenzione rispetto alla individuazione di servizi ferroviari che possano migliorare il sistema della mobilità di altre realtà regionali, ben sapendo che quella relativa al capoluogo rappresenta storicamente di gran lunga la situazione più critica».

Marco Cecconi

Cecconi (FdI-An): «Pagheranno i ternani» Sul tema interviene anche il consigliere comunale di Terni, Marco Cecconi: «E adesso ci vengano a dire che la regione è una e indivisibile. Come se non l’avessero già spaccata in due. Ci vengano a dire di sentirci umbri. Come se l’appartenenza non si debba costruire, piuttosto che imporre quando gli fa comodo e distruggere tutti i giorni come fanno loro. La farsa del progetto di alta velocità che lascia fuori Terni, e non solo, è veramente la goccia che fa traboccare un vaso ormai troppo colmo. Le “frecce” al momento ricomprenderanno solo Perugia? Eppure il prezzo lo pagheranno anche i ternani: perché il cofinanziamento sborsato per questo scempio esce dalle casse di Palazzo Donini. E dunque sono anche soldi nostri. Il prezzo, i ternani, lo pagheranno tre volte: perché non solo pagano in quota – per non avere nulla! – il contributo regionale alle Ferrovie dello Stato che dovrà essere erogato per ottenere la sola tappa perugina, ma subiscono anche (sempre a fronte di alcun beneficio) i tagli alle carte agevolate, i rincari degli abbonamenti e tutti gli altri disagi irrisolti sulle spalle di centinaia di nostri pendolari, trattati come gli ultimi degli ultimi. Adesso ci vengano a chiedere di sentirci umbri, dopo averci derubato per decenni e portato via tutto, dalle eccellenze nella sanità all’università, fino ad arrivare agli investimenti miliardari per infrastrutture a servizio, per l’appunto, della sola Umbria del nord. La credibilità di chi, adesso, supplica per qualche briciola in più per questa periferia dell’impero, dopo averla lasciata dissanguare con il proprio beneplacito, è prossima allo zero. La fattibilità della proposta firmata da Claudio Ricci e di ogni altra utile a ricomporre la frattura – dal recupero delle soluzioni ad alta velocità che passino per Orte al ripristino del Tacito finalmente rubricato come ‘freccia’ – sarebbe tutta, volendo, a portata di mano e di portafoglio, anche considerato (come detto) che quel portafoglio è pure il nostro. Ma il problema è che l’unica Umbria – conclude – a cui in Regione sanno pensare è quella che finisce dove passano i confini dell’acropoli perugina, chiusa nel suo fortino. Altro che macroregione».

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