Geotermia in Umbria: «Poche informazioni»

Eros Brega (PD) chiede informazioni alla giunta regionale «su due permessi di ricerca nell’orvietano» e quali siano «gli intendimenti per il progetto dell’Alfina»

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Il quesito contenuto in un’interrogazione alla giunta regionale dell’Umbria è chiaro. Si chiede di sapere se la giunta stessa «sia informata sul rilascio di due permessi di ricerca geotermici nell’orvietano» ed anche di «conoscere gli intendimenti dell’esecutivo per il progetto di impianto geotermico dell’Alfina in attesa di definizione». A porre le domande è il presidente della seconda commissione del consiglio regionale, Eros Brega (PD), secondo il quale «decisioni di elevato impatto sociale non dovrebbero essere lasciate a scelte dei tecnici ma andrebbero valutate dall’organo politico deputato, anche sulla base del lavoro svolto in assemblea legislativa».

Eros Brega

Le autorizzazioni Nell’atto Brega ricorda che «la Regione ha autorizzato a giugno 2017, per la durata di quattro anni e prorogabile per non oltre un biennio, due permessi di ricerca geotermici denominati ‘Montalfina’ nei comuni di Orvieto e Castel Giorgio, e ‘Monte Rubiaglio’ nei comuni di Orvieto, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Allerona, a favore della società ToscoGeo srl, con la contitolarità della Società Graziella Green Power. Queste autorizzazioni, nonostante il parere negativo dei sindaci dei territori coinvolti, sono state rilasciate dalla struttura regionale preposta dopo l’esclusione della valutazione ambientale. Inoltre i componenti della Giunta a maggio 2017 sono stati adeguatamente informati in merito alla vicenda, per il tramite di apposita informativa del responsabile della struttura regionale sullo stato del procedimento di rilascio del permesso di ricerca».

«Mancano informazioni» Secondo il consigliere del PD «non sembrano ad oggi sussistere informazioni certe sulle aree che saranno impegnate nella perforazione dei pozzi geotermici e nella installazione delle due rispettive centrali geotermoelettriche, potendo esse essere installate a giudizio insindacabile della impresa all’interno dell’area contrassegnata con i confini dei rispettivi permessi di ricerca. Occorre tenere in debita considerazione la posizione contraria dei sindaci, sostenuti anche dalle associazioni dei cittadini, e di una vasta area umbro-laziale nei confronti di impianti geotermoelettrici. Contrarietà che finora ha impedito a Umbria e Lazio di aderire all’intesa per la realizzazione degli impianti sperimentali di Castel Giorgio e di Torre Alfina. Senza dimenticare la posizione contraria ad impianti geotermici sulla piana dell’Alfina manifestata dall’assemblea regionale dell’Umbria, con una risoluzione del marzo 2016. Inoltre recentemente, il consiglio regionale del Lazio ha approvato una moratoria sulle autorizzazioni delle centrali geotermiche nel Lazio, che coinvolge quindi anche Torre Alfina».

La casistica Senza dimenticare, e Brega lo chiarisce nell’interrogazione, che «sebbene si autorizzi la ricerca, non si tratta semplicemente di pura ricerca accademica, ma di costruzione di impianti di produzione di energia elettrica, resi convenienti grazie agli ingenti incentivi derivanti da quote delle utenze elettriche pagate dagli utenti domestici e dalle imprese. Altre giunte regionali, come per esempio la Toscana per i permessi di ricerca denominati ‘Seggiano’ e ‘Castiglione d’Orcia’, di fronte ad una chiara opposizione dei territori, hanno deciso di non autorizzare neppure le ricerche. E questo perché si sono basate sul presupposto che bocciando il progetto di ricerca si evitavano, anche nell’interesse del soggetto autorizzato, le consistenti spese di ricerca, dato che in quel territorio la Regione non avrebbe autorizzato un impianto geotermico».

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