Gimo, il piano piace però mancano i soldi

Perugia, ancora un rinvio per la decisione definitiva: Regione e Comune cercano di capire come dividersi l’onere del servizio di trasporto notturno

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di P.C.

Il piano è lì. Sul tavolo della sala riunioni. Al primo piano del palazzo di Umbria Mobilità, a Pian di Massiano. Tutti attorno i rappresentanti di Regione, Comune, Università, Adisu e, infine, degli studenti. I rompiscatole. Quelli che insistono per riavere il servizio notturno e lo gridano ai quattro venti.

Gimo servizio notturno trasporti perugia

Dibattito dopo la riunione

Gli studenti Sbraitano, urlano, si lamentano – sui social e sui giornali – facendo pressing sulle istituzioni per (ri)ottenere, dopo i tre mesi di sperimentazione, ciò che sentono di meritare, come un diritto inalienabile: muoversi liberamente di notte per le strade della città che hanno scelto come sede dei propri studi, senza essere costretti a comprare una macchina e senza elemosinare un passaggio a un amico che magari ha bevuto un po’ troppo quella sera. Che poi il servizio serva anche ad altri (ai turisti, ad esempio) lo sanno tutti, ma ormai questo è diventato un braccio di ferro (anche un po’ politico): studenti da un lato, istituzioni dall’altra.

ECCO IL PROGETTO DEL SERVIZIO NOTTURNO: LE LINEE

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L’assessore Casaioli

Silenzio, signori E, per questo, il pressing non piace alle istituzioni, che infatti chiedono – sottovoce ma con fermezza – il silenzio stampa: niente polemiche, per favore, lasciateci lavorare, lasciateci decidere, lasciateci trovare un accordo sui soldi. Se ne riparlerà la settimana prossima, promette Chianella, che si è impegnato a portare l’argomento in giunta regionale. Altro non dice. Anche la Casaioli rispetta le consegne. E da Umbria Mobilità non aggiungono altro, nemmeno informazioni tecniche su tempi, modalità e costi. Intanto il tempo passa, però. Quasi un mese dalla fine del periodo sperimentale del trasporto notturno. Ben 4 dall’inizio della sperimentazione, quando il primo bus GiMo fu bagnato dallo spumante comprato dal droghiere all’angolo Perché gli studenti non si possono permettere la macchina, figurarsi lo champagne.

CHIANELLA E CASAIOLI NON PARLANO

Gli studenti parlano «Il servizio è andato bene, lo dicono i numeri, nonostante l’onere della promozione sia stato tutto sulle nostre spalle», dice dopo l’incontro Dario Sattarinia (Udu), che non si uniforma al silenzio stampa istituzionale («Del resto, devo dar conto agli studenti che rappresento», chiarisce). Il progetto, redatto insieme ai tecnici BusItalia, pare sia piaciuto a tutti. Il punto è che mancano i soldi: «Non si capisce come Regione e Comune debbano dividersi l’esborso economico necessario per far ripartire il servizio (si spera) a settembre. Ci hanno chiesto di aggiornare l’incontro alla prossima settimana, non restiamo a disposizione e speriamo di essere convocati quanto prima».

SATTARINIA (UDU): «CHE SI METTANO D’ACCORDO»

Chianella non parla

I soldi Forse basteranno meno dei 150mila euro che in un primo momento erano stati preventivati per rimettere in moto Gimo1 e Gimo2, i due bus del servizio notturno. Per 100 giorni di attività (tolti agosto e un pezzo di gennaio) potrebbero servirne 127mila. Addirittura 100mila, se si decidesse di togliere pure i giorni feriali che erano stati inseriti per consentire a tutti di spostarsi in occasione degli eventi più importanti che si svolgono in centro, lasciando attive le navette notturne solo nei weekend, il venerdì e il sabato notte.

TUTTO SU GIMO

Un servizio pubblico Quello che gli studenti tengono a sottolineare è che la mobilità notturna è un servizio pubblico, che deve essere finanziato a prescindere dalla redditività. E infatti – a quanto risulta a umbriaOn – nel preventivo di spesa non sono state prese in considerazione le somme derivanti dai biglietti obliterati di notte e dall’auspicabile aumento degli abbonamenti che un servizio così strutturato potrebbe portare in dote, a partire da settembre: sapere che un abbonamento ‘Unico’ – allo stesso prezzo – consentirebbe di viaggiare non solo di giorno (per andare in facoltà) ma anche di notte (per andare in centro o per tornarvi dopo una notte in discoteca) – in teoria – potrebbe incentivare l’acquisto di abbonamenti annuali e quindi ‘ripagare’ (seppur parzialmente) la spesa per il servizio notturno. E questo senza considerare i turisti, che utilizzerebbero tagliandi singoli, magari acquistati direttamente sul mezzo, con relativo sovrapprezzo. Certo, è difficile fare previsioni sull’entità di questi introiti, ma se davvero questo aspetto non fosse stato previsto in un ipotetico bilancio economico sarebbe quantomeno curioso.

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