Giovani e pensioni: «Puntare alla ripresa»

Congresso Feneal Uil Umbria, Stefano Paloni confermato segretario generale. «Ricostruzione serva a rilanciare economia»

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Conferma all’unanimità per Stefano Paloni come segretario generale della Feneal Uil Umbria. La riconferma è avvenuta nel corso del VII congresso regionale, che si è svolto a Scheggino, dal titolo ‘Con la ricostruzione rinasce la vita’. Accanto a Paloni, Federico Biagioli è stato confermato segretario organizzativo, Roberto Verrucci con la delega agli Impianti fissi. Tesoriere per il prossimo mandato Alessio Panfili. Il congresso è stato celebrato alla presenza di Fabrizio Pascucci, segretario Feneal Uil Nazionale e Pierpaolo Frisenna, segretario organizzativo Feneal Uil. Ospiti i rappresentanti del comune di Scheggino, della Fillea Cgil, della Filca Cisl, della Cassa edile di Perugia, della Uil Pensionati e della Cna dell’Umbria.

Il ‘nuovo’ direttivo

Il presidente Lunga e articolata la relazione di Paloni, che è partito da una ferma condanna alla politica dell’austerity «che ha prodotto di fatto solo l’aumento del debito pubblico. In questi anni non si è puntato sul lavoro, lo possiamo affermare tranquillamente. L’atteggiamento dei governi che si sono succeduti lo hanno dimostrato, si è scommesso di più sulla finanza. Qualcuno ha anche provato a far passare il messaggio che il sindacato fosse un elemento inutile, un modello da superare. Il risultato – ha proseguito Paloni – è stato l’aumento della povertà».

Obiettivi Quindi le priorità per il nuovo Governo: «la riduzione del cuneo fiscale, un investimento forte nella pubblica amministrazione e la rivisitazione della legge Fornero. Serve anche puntare sulla separazione tra i costi di assistenza e di previdenza. Serve – ha ribadito Paloni – anche un segnale per i giovani, con il jobs act che si è rivelata essere una misura del tutto inutile». Da Paloni poi il richiamo alla firma del Contratto nazionale e l’analisi della situazione legata ai settori dei materiali, con il legno che sta andando bene e con le difficoltà per laterizi e manufatti e con il settore della produzione del cemento, di calce e gesso in piena trasformazione, con le aziende passate da 13 a 4.

Il modello della ripresa E sulla tecnologizzazione del processo produttivo: «Non possiamo ignorare – ha detto Paloni – che almeno un terzo dell’attuale occupazione è ad altissimo rischio di espulsione dal ciclo produttivo. Novità che hanno messo in discussione il senso stesso di fare sindacato: In Feneal abbiamo creato un nuovo modello, che ha unito le risorse umane ma anche quelle economiche. Un modello che dovrà far fronte alla crisi, se è vero che i lavoratori iscritti alle casse edili sono passati dai 24mila del 2000 agli 11.295 attuali. La sfida reale per il futuro è la ricostruzione. Sarà un processo che coinvolgerà moltissime imprese e lavoratori. E’ chiaro che dovranno arrivare imprese da fuori regione, ma è altrettanto chiaro che va colta questa occasione per rilanciare l’occupazione e far lavorare le imprese locali. Il tutto tenendo ben presenti gli strumenti che possano assicurare la legalità e la sicurezza».

Rilancio economia Tra gli ospiti Augusto Paolucci (Fillea Cgil) e Tino Tosti (Filca Cisl) si sono trovati concordi con Paloni, confermando che la ricostruzione post terremoto è l’unica occasione di rilancio del settore. Hanno fatto eco il presidente della Cassa edile di Perugia e Francesco Ciurnella (Uil Pensionati). Il presidente della Feneal Uil delle Marche, Luciano Fioretti, ha sottolineato la grande collaborazione tra le due categorie. «Ci sono potenzialità per il rilancio del comparto – ha detto Pasquale Trottolini, della Cna – i sindacati e il mondo delle imprese devono rilanciare insieme il settore».

«La ricostruzione – ha concluso Pierpaolo Frisenna –  dovrà servire per mantenere il tessuto sociale e la storia. Il rischio di non dare risposte è quello di perdere i giovani. I cittadini che vanno fuori andranno a contribuire alla ricchezza di altri territori. Noi rappresentiamo i lavoratori delle costruzioni. Il settore sta vivendo una delle peggiori crisi dal dopoguerra. In questo settore è difficile fare sindacato. Vanno date risposte e la piccola Italia non può darle da sola, vanno dato a livello globale ed europeo. Quanto all’Italia, al Governo spetterà di portare il paese fuori dalla crisi e dargli un modello di sviluppo per stare a testa alta in Europa. C’è una crisi anche di valori: oggi è fermo l’ascensore sociale. La nostra priorità resta quella di rimettere al centro la persona e lavorare affinché i lavoratori abbiano sempre più dignità».

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