Gualdo, Rocchetta: «Sindaco si dimetta»

Un vero e proprio ‘terremoto’ per Gualdo Tadino: gli ambientalisti festeggiano e il M5S chiede la testa di tutta la giunta. Presciutti: «Tutelo interessi comunità»

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C’è tutto un paese che trema.  A Gualdo Tadino, dopo che il commissario degli usi civici di Roma ha accolto l’esposto presentato dal presidente del Wwf Umbria Sauro Presenzini e dall’avvocato Valeria Passeri, ora si attende il sequestro dei pozzi da cui Rocchette attinge acqua. Avverrà nelle prossime ore, duemila metri quadrati di terreno che saranno posti sotto sigillo dai carabinieri forestali per «compressione dell’uso civico».

Sauro Presenzini

La vicenda Da tempo convinti che nella matassa di autorizzazioni concesse, anche in proroga, da comune e Regione ci fosse qualcosa che non andava, il presidente Presenzini e l’avvocato Valeria Passeri si dichiarano oggi vittoriosi. L’ordinanza del magistrato, infatti rileva «un’occupazione illegittima che ha determinato una compressione non autorizzata nel godimento degli Usi Civici dei Naturali di Gualdo Tadino». Tra le censure al Comune «perché non ha seguito le regole della procedura di evidenza pubblica come è obbligo per il Comune che amministra gli Usi Civici» anche alcune irregolarità procedimentali sulle concessioni da poco rinnovate. Ma questo è solo l’inizio, spiegano gli ambientalisti annunciando fin da ora azioni clamorose.

Comunanza agraria «Il giudice ha dovuto ordinare l’immediato sequestro dei terreni della concessione Rocchetta, in particolare di quelli relativi ai pozzi R1,R2, R3, R4 ed R5 ed alle condutture, con relativa segnalazione alla Corte dei conti ed alla Autorità nazionale anticorruzione  – commenta la Comunanza agraria – a causa dei profili di danni erariali ed il mancato rispetto delle procedure di evidenza pubblica. Va sottolineato che tale atto è stato ritenuto dal giudice l’unico possibile al momento a causa di ciò che per troppi anni è stato concesso nell’illegalità. Pur condividendo le battaglie per la tutela e l’incremento dei posti di lavoro, la Comunanza dell’Appennino Gualdese ribadisce che queste non possono essere combattute in deroga alla legge che protegge e salvaguarda il bene dell’intera cittadinanza»

Reazioni Nel frattempo, però, a Gualdo le reazioni non si fanno attendere. E dal Movimento 5 stelle già chiedono la testa del sindaco Massimiliano Presciutti e di tutta la giunta. Fin dalle prime osservazioni sul progetto Rocchetta, spiega la consigliera Stefania Troiani in riferimento all’ipotesi di ampliamento dello stabilimento osteggiato dalla Comunanza agraria e da alcune associazioni, «evidenziammo la necessità di effettuare un’accorta ricognizione storica dei fondi, ripristinare la legalità in tutta l’area tenendo conto degli usi civici, delle variazioni di destinazione d’uso, delle zone di rispetto, avendo come obiettivo primario e prioritario la tutela dell’ambiente e della collettività secondo le normative vigenti. Nulla di tutto ciò è stato fatto».

Stefania Troiani

Il caso Rocchetta «Le amministrazioni comunali che si sono succedute dal 1976 ad oggi, tutte, hanno dimostrato chiaramente la loro incapacità a gestire un patrimonio così rilevante – prosegue la Troiani – si è data, in definitiva, la priorità agli interessi economici di pochi piuttosto che alla collettività, senza capire che, al contempo, si stava danneggiando anche l’azienda Rocchetta SpA; si è proceduto calpestando norme, codici, direttive, sentenze, e questo, secondo noi, è imperdonabile. Sindaco e Giunta, con il loro agire supportato dai gruppi politici di maggioranza, non solo non hanno svolto quel ruolo di mediazione tra i vari interessi in gioco e le varie istanze che un amministratore dovrebbe compiere, ma hanno piuttosto acuito le tensioni ed i conflitti tra i cittadini, esasperati dalla drammatica situazione economica e sociale che il nostro territorio sta vivendo, eludendo al contempo anche i principi cardine, di natura comunitaria, sul libero mercato, che prevedono procedure ad evidenza pubblica, procedure che avrebbero potuto portare benefici enormi alla nostra comunità».

‘Follia’ Di tutt’altro avviso il primo cittadini Presciutti che giudica ‘una follia’ il provvedimento. In attesa che le parti si riuniscano il 12 febbraio davanti al magistrato che ha ordinato il sequestro, intanto è la stessa presidente Marini ad essere stata nominata custode giudiziale dei beni sottoposti a sequestro. Controllore e controllato, osservano in molti, mentre l’imbottigliamento potrà proseguire senza stop perché la struttura non risulta nell’area sottoposta a sequestro.

Presciutti «Per me per tutelare gli interessi della comunità che ho l’onore di rappresentare e dalla quale sono stato democraticamente eletto – si sfoga su facebook il primo cittadino – significa operare quotidianamente onestamente in maniera trasparente per creare opportunità di sviluppo e lavoro, garantire servizi e tutele adeguati soprattutto ai tanti che un lavoro non ce l’hanno e che potrebbero averlo, lottare fino all’ultimo centimetro utile per cercare di salvare quei posti di lavoro (tanti) che sono a rischio, continui ricorsi, sequestri ed annessi sono e rappresentano l’esatto contrario».

Ordinanza importante Il tribunale ha riconosciuto che i quattro pozzi sono abusivi e non sono stati autorizzati secondo il procedimento autorizzativo previsto per le aree degli usi civici, di proprietà, cioè, della comunanza agraria. «Quindi sono state concessi delle terre in modo non legittimo a Rocchetta», spiega Valeria Passeri, il legale che ha curato l’esposto. L’ordinanza, poi, è ancora più interessante da un punto di vista giuridico «perché indica che i terreni in cui ricadono usi civici, sia i pascoli che il legname, godono di tutela di beni paesaggistici – afferma ancora Valeria Passeri – per cui come tali tutto quello che ricade nella Comunanza agraria deve seguire un procedimento autorizzativo particolare, che tenga conto dell’unicità dei Naturali, beni indisponibili, inalienabili e che non potevano essere oggetto di un mercimonio. Si è trattato infatti di un accordo tra Regione, Comune e Rocchetta, mettendo da parte i cittadini. Infine il giudice rileva una mancanza di compensazione, cioè cediamo la terra senza avere nulla in cambio. E l’ordinanza è stata inviata anche alla Corte dei conti, per valutare eventuali responsabilità da parte di Regione e Comune».

Il Comune di Gualdo Tadino in merito alla vicenda precisa che «l’ordinanza cautelare (non una sentenza) del Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici notificata al Comune è al vaglio degli organi politici e dei settori gestionali di riferimento al fine di predisporre le attività di opposizione e appello del caso di legge; tutti i provvedimenti emanati in materia dalle amministrazioni competenti, stante la loro natura pubblica, sono stati per definizione resi noti e messi costantemente a completa disposizione di tutte le autorità, associazioni e cittadini che ne hanno chiesto la disponibilità, a partire dalle origini delle procedure amministrative inerenti la questione, ovvero sin dal 1987»

«Legalità e trasparenza» «Il Comune di Gualdo Tadino – continua la nota – dal 1976 ha sempre gestito nel segno della legalità, della tutela della comunità e del territorio e nel massimo della trasparenza i beni in questione salvaguardandone, oltre al resto, il mantenimento con cospicui miglioramenti e investimenti calcolati ad oggi, sebbene in difetto, in 7 milioni di euro. Il tutto oltre ai costi sostenuti dal Comune di Gualdo Tadino, dal 1976 in poi, per il riassorbimento alle proprie dipendenze del personale allora in carico alla amministrazione separata dell’Appennino Gualdese inerte per circa 40 anni, con relativo ulteriore onere economico di altri 900 mila euro».

«Chiederemo risrcimenti» «Considerando che queste ultime questioni non sono mai state sollevate con la medesima solerzia dalle controparti, il Comune di Gualdo Tadino, in ossequio ai principi di trasparenza verso i cittadini sempre preservati, sta valutando, invece, autonome azioni di richiesta di rimborso delle somme in questione proprio in tutela dell’interesse pubblico collettivo preminente di cui la municipalità è, per legge, rappresentativa».

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