Gualdo Tadino: «Pozzi di ‘minerale’ abusivi»

L’accusa è di Sauro Presenzini (Wwf), secondo il quale sarebbero «privi di qualsivoglia autorizzazione alla loro costruzione». E annuncia il ricorso alla Corte dei conti

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«Gualdo Tadino è come il Texas, lì nel continente americano, hanno l’oro nero (il petrolio), qui da noi abbiamo l’oro blu (l’acqua minerale). Ma forse è più corretto dire, che avremmo dovuto e potuto, avere l’oro blu, perché a ben guardare questa strana storia (da qualsiasi angolazione la si voglia guardare), anche i meno informati riescono a capire che i conti non tornano per la comunità di Gualdo e circondario, che c’è qualcosa di opaco, di poco trasparente». A dirlo è il presidente del Wwf di Perugia, Sauro Presenzini, che poi – con nonchalance – sgancia una bomba.

Sauro Presenzini

«Pozzi abusivi» Già, perché Presenzini racconta che «il Wwf di Perugia, facendosi assistere dal suo legale di fiducia, Valeria Passeri, ha iniziato l’acquisizione di alcuni documenti, dalla lettura dei quali, sembra emergere che i pozzi e le opere realizzate sopra la montagna di Gualdo, non solo siano difformi da quanto assentito e concesso, ma siano totalmente abusivi, ovvero privi di qualsivoglia autorizzazione alla loro costruzione, tant’è che per essi è stata inoltrata una domanda di sanatoria, non sfuggirà a nessuno quindi, neanche al meno avveduto, che la domanda di sanatoria, si inoltra per appunto sanare un fatto/atto abusivo commesso, peccato però che detto abuso non sia sanabile e quindi i pozzi potrebbero a breve, conseguentemente, anche essere sequestrati, qualora i reati ipotizzabili su cui si sta lavorando (al momento contro ignoti), trovassero poi debito riscontro documentale».

Le acquisizioni Il presidente del Wwf di Perugia, poi, racconta che «su incarico della Procura della Repubblica, persone delegate, probabilmente la polizia giudiziaria agli ordini del pm di turno, hanno già iniziato ad acquisire e/o sequestrare negli uffici del Comune di Gualdo Tadino, le scottanti carte di cui sopra. Pozzi di captazione delle acque, che di volta in volta, a seconda delle convenienze, vengono chiamati pozzi di sondaggio, pozzi d’estrazione o addirittura sorgenti, ma le anomalie più vistose, si verificherebbero in sede di autocertificazione in tema di prelievi».

Gualdo Tadino

I controlli Perché, insiste Presenzini, ci sarebbe «un controllore che non controlla, lo stesso controllato che da anni, autocertifica (sulla fiducia) la quantità prelevata, sulla quale viene poi applicata la prevista quota di prelievo. Le domande (evidentemente imbarazzanti) alle quali né la Regione né la multinazionale interpellata dal Wwf, non hanno mai dato risposta, sono: perché non è possibile controllare, anche giornalmente, gli effettivi prelievi di acqua utilizzata? Perché non è stato previsto di fare un controllo in automatico e in tempo reale dell’effettivo prelievo, con tutti i mezzi tecnologici a disposizione oggi? Ed anche è stato chiesto di sapere, se tale contatore fosse punzonato, omologato e soprattutto sigillato.  Ma soprattutto, perché il venturimetro, una sorta di contatore di portata/prelievo, è installato (se installato) all’interno di una proprietà privata, inaccessibile liberamente da parte di chi dovrebbe/potrebbe effettuare i controlli?»

La Corte dei conti Il Comune di Gualdo Tadino, dice ancora il presidente del Wwf di Perugia, «per gli anni, decenni trascorsi, durante la vigenza della concessione, ha materialmente incamerato dal punto di vista economico, poco più che “un piatto di lenticchie”. Chi avrebbe dovuto difendere al meglio gli interessi dei gualdesi? Ma soprattutto, chi avrebbe dovuto sbattere i pugni reclamando un equo indennizzo, a fronte delle centinaia di milioni di fatturato di una multinazionale che preleva risorse naturali dal nostro territorio? Non si vuole assolutamente pensare male, ma si vuol sapere per quale motivo nel disciplinare di concessione, non sia stato previsto di imporre queste norme minime di comportamento, di garanzia, di trasparenza, verso la collettività, verso i cittadini dei territori, a garanzia e tutela della cosa pubblica. I cittadini non dovrebbero essere trattati come sudditi. Anche la Corte dei conti sarà investita della questione, auspicando un’istruttoria contabile per un vistoso danno all’immagine della Pubblica amministrazione».

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