‘Guerra’ dell’acqua: Comune contro Acea

Terni, scontro sul Servizio Idrico. Palazzo Spada vuole riportato sotto il controllo ‘pubblico’. Ma oggi decide il socio privato

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La battaglia è di quelle ‘pesanti’ perché in ballo c’è il controllo del Servizio Idrico Integrato, della sua gestione – chi decide cosa – e dei servizi (costi, appalti e incarichi compresi) resi ai cittadini di 32 comuni del territorio ternano. Su due versanti, opposti, ci sono il Comune di Terni e ACEA: il braccio di ferro promette scintille e l’oggetto – il ‘controllo pubblico’ dell’acqua – sembra racchiudere solo in parte la contesa.

L’assessore Dominici

Punti di vista

Per il Comune – e in particolare per l’assessore alle partecipate Fabrizio Dominici che anche di recente ha avuto modo di esternare il suo pensiero nel tavolo convocato con la società capitolina – la SII Spa è a ‘controllo pubblico’. Ciò non solo sulla base di determinazioni succedutesi nel tempo da parte della Corte dei conti, dell’Anac e del ministero dell’economia e delle finanze. Ma anche per la ratio di alcune leggi dello Stato che, relative alla pubblica amministrazione, hanno sancito principi ‘inalienabili’ come la riduzione dei costi, la trasparenza amministrativa e la riduzione del numero degli amministratori. Ultimo, ma non certo per importanza, il fatto che il ‘peso’ maggiore nell’assemblea della SII – non decisivo, spiegheremo perché – ce lo hanno i comuni della bassa Umbria, fra cui Terni, insieme ad Asm e Aman, quest’ultima società dell’idrico operativa nelle zone dell’amerino e della teverina.

Socio minoritario ma decisivo

Viceversa per ACEA, che ‘pesa’ per il 25% in assemblea, la società non è a controllo pubblico. Anche in questo caso le questioni giurisprudenziali, nel sostenere la tesi, non sono secondarie. Ma c’è un aspetto che ben riassume il contesto operativo e decisionale: il socio privato – originariamente la ‘Severn Trent’, oggi ACEA – con un quarto dei voti ha il diritto di nominare l’amministratore delegato e un peso specifico assoluto rispetto al ‘socio pubblico’. Ciò perché il quorum deliberativo, ad esempio per modificare lo statuto societario, è pari rispettivamente al 76% (assemblea ordinaria) e 77% (straordinaria). L’origine di questo stato di cose affonda le radici nella storia della SII, nelle determinazioni degli amministratori pubblici del passato che hanno costruito la società secondo tali presupposti, oggi fortemente contestati dall’amministrazione comunale ternana a guida Latini.

Chi decide cosa e come

Ma cosa c’è in ballo? Intanto il ‘raggio d’azione’ degli stessi amministratori: se la società fosse a ‘controllo pubblico’, ogni loro decisione verrebbe passata al setaccio, non solo in base agli obblighi di trasparenza, ma anche in relazione al rispetto del Codice degli appalti e della legge Madia. Poi c’è il controllo ‘dell’acqua’, inteso come potere decisionale e governance dell’idrico sul territorio.

Braccio di ferro

ACEA non molla, avendo – a suo tempo – basato il proprio investimento sull’ampio potere che lo statuto conferisce al socio privato. La convinzione della società romana è che il controllo legale sulla SII venga già esercitato dal collegio sindacale nominato in passato, quando a governare nel ternano era quasi esclusivamente il centrosinistra. Di contro il Comune di Terni – che può contare su alcuni alleati ma che sarebbe comunque deciso ad andare avanti – insiste per modificare lo statuto, ‘riequilibrando’ il peso dei soci e applicando ciò che, ad oggi, non è stato – secondo l’amministrazione-Latini – rispettato anche dal punto di vista legale.

Il nodo

In sostanza per palazzo Spada, sulla gestione dell’acqua che sgorga dai rubinetti – che per Legambiente (Osservatorio prezzi e tariffe 2018, ndR) costa più in provincia di Terni che in quella di Perugia, a fronte di una maggiore riduzione delle perdite nel ternano – l’ultima parola deve spettare al ‘pubblico’. Oggi non sembra essere così ma la battaglia è ancora agli inizi. E al momento somiglia sempre di più ad uno scontro frontale.

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