«I problemi dei pastori sardi sono i nostri»

Cascia: dopo ‘Sa paradura’ di due anni fa, ora dall’Umbria arriva la solidarietà. Ma è anche un’occasione per sottolineare i problemi della pastorizia locale

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I pastori di Cascia hanno manifestato solidarietà ai pastori della Sardegna colpiti dal brusco calo del prezzo del latte: si sono riuniti lungo i viali che portano alla Basilica di Santa Rita con cartelli e striscioni. C’era anche una bandiera sarda.

Sa Paradura

Dopo il terremoto, i pastori sardi aiutarono i loro colleghi umbri nel rispetto di ‘Sa paradura’, la tradizionale generosità fra pastori secondo la quale quando uno dei pastori è in difficoltà, per calamità naturali, morie o furti, gli altri gli regalano delle pecore per consentirgli di continuare a lavorare. Fu secondo questa logica che nel febbraio 2017 gli allevatori sardi donarono mille pecore ai colleghi umbri colpiti dal terremoto. Un gesto per farli risollevare da un momento molto difficile, che i pastori umbri hanno presto ricambiato con un’altra paradura lo scorso giugno, con il dono di decine di agnelle figlie delle pecore donate dai pastori sardi.

Il problema sardo è anche umbro

«Abbiamo voluto dare un segnale di vicinanza a chi, subito dopo il terremoto, ci venne in soccorso donandoci quasi mille pecore, un gesto che non dimenticheremo mai e che ha permesso di stringere un legame forte – ha detto all’Ansa Antonio Palombi, il portavoce dei pastori casciani – ogni piccolo o grande problema dei pastori sardi diventa anche un nostro problema. Noi capiamo la situazione perché la viviamo pure noi: in Sardegna una pecora produce mediamente 2 litri di latte al giorno e quindi riescono a incassare circa 1,20 euro, da noi una pecora produce un solo litro di latte che riusciamo a vedere a circa 80 centesimi e questo fa capire che difficoltà dobbiamo pure noi affrontare per tirare avanti. A differenza della Sardegna, a Cascia riusciamo a difenderci con la vendita degli agnelli e questo ci consente di arrotondare e ammortizzare un po’ le perdite, ma di certo se a casa non avessimo le pensioni dei nostri genitori oggi sarebbe impossibile continuare a fare impresa».

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