Il Trasimeno è malato e i pesci muoiono

Le alte temperature e le scarse piogge acuiscono il problema, facendo venire alla luce la pessima gestione del lago. Quel video che ne parlava già nel 1957…

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Anche al Trasimeno, come qualche giorno fa a Colfiorito, si registra una impennata nella moria di pesci. Le zone più colpite sono quelle a Borghetto di Tuoro. Ma arrivano segnalazioni da tutte le cittadine che affacciano sul lago.

Poca acqua, troppe erbacce

Purtroppo l’estate calda e l’assenza di piogge non aiutano. L’acqua è troppo bassa, i fondali sono troppo alti e sporchi. La melma del fondo scarica nell’acqua i gas accumulati nel periodo estivo, facendo diminuire il livello di ossigeno e sterminando pesci a centinaia. Un problema che si ripete da decenni. Se ne parlava addirittura in un documentario del 1957 girato da Ugo Gregoretti e trasmesso dalla Rai con titolo significativo: «Il lago malato». Non a caso la stessa formula usata appena un anno fa dall’esperto americano che venne in Umbria per studiare il fenomeno.

L’esperto dalla Florida: il Trasimeno è malato

Colpa dell’uomo

Il problema è atavico, ma – sia chiaro – non è naturale. Il lago Trasimeno è malato soprattutto per colpa dell’uomo. In senso generale: riscaldamento globale, che ha conseguenze più evidenti, ovviamente, sulle acque stagnanti. Ma anche in senso diretto e locale: il lago viene curato poco e male. Non vengono pulite le sponde. Le erbe morte vengono lasciate marcire in acqua. La pesca non è regolamentata. E gli scarichi sono spesso indiscriminati. Non è un caso che le foto più raccapriccianti arrivino proprio dalle zone in cui è più forte la presenza di aziende che trattano con vernici e solventi e in corrispondenza dei campi, da cui lo scolo finisce nel lago, senza ormai un filtro efficace, visto che il canneto – storica demarcazione naturale fra terraferma e acque – sta morendo.

IL LAGO MALATO: DOCUMENTARIO DEL 1957

Problemi per pescatori e turisti

«Queste acque sono piene di metalli pesanti e le conseguenze sono quelle che vedete – ci dice uno dei pescatori – ne paghiamo le conseguenze noi ma anche gli albergatori: i turisti non tornano e alcuni se ne vanno in anticipo». E a catena ne risentono tutti e si lamentano. Ma al tempo stesso hanno paura a far divampare troppo la cosa perché c’è il rischio che troppa pubblicità negativa porti con sé ulteriori danni al turismo, senza peraltro smuovere chi di dovere. Eppure la situazione non è buona: l’aria in alcuni punti è irrespirabile e disturba pure lo splendido panorama che si osserva guardando verso l’orizzonte. Finché si riesce a non abbassare lo sguardo.

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