Il ‘maestro’ di Pochesci «Testa particolare»

Ternana, Di Pucchio ha allenato il romano: «Faticai a ‘mettergli il morso’. Parecchi sono rape, lui ha capacità». ‘Prima’ a Coverciano. Ranucci: «La sede sarà in centro»

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di S.F.

«Gli auguro il massimo del bene perché li ho amati come fossero stati dei figli. Me li saluti tanto i miei ragazzi». Classe 1944 di Sora, diplomato al corso di Coverciano 1997 con Carlo Ancelotti e tecnico ‘innovativo’ del calcio laziale a cavallo tra gli anni ’70 e ’00: lui è Claudio Di Pucchio e i suoi ‘ragazzi’ sono Sandro Pochesci ed Emilio Coraggio. Il ‘maestro’ del tecnico rossoverde e del vice, come ammesso in passato dal romano, ripercorre la tappa alla guida dei Volsci che – in gran parte – ha creato la ‘forma mentis’ di Pochesci, impegnato in giornata a Coverciano per la giornata ‘debutto’ del corso da allenatore professionista di 1° categoria – Uefa Pro.

LA PRIMA VITTORIA DI POCHESCI IN SERIE B

Claudio Di Pucchio (a sinistra, foto Libero Marino)

La storia bianconera Una liaison durata appena una stagione – vittoria del campionato di promozione, fine anni ’80 – tra Di Pucchio e Pochesci, ben più lunga invece la parentesi con Coraggio. Pochi mesi che sono bastati a impressionare il trainer delle ‘Fere’: «Gli voglio – esordisce l’ex tecnico – bene. Emilio lo feci debuttare a 16 anni nel 1984 e l’ho tenuto per una vita alle mie dipendenze, fino al 1997 se non sbaglio: un rapporto lungo, intenso e pieno di soddisfazioni, ha avuto una crescita enorme nel corso della carriera. Sandro invece è stato con me un solo anno per sua scelta, decise di andarsene dal Sora per avvicinarsi a casa: è stato un periodo intenso e ci lasciammo amichevolmente». Pochesci, che iniziò dalla prima categoria alla guida della Borghesiana, ha parlato in passato a calciolaziale.com di Di Pucchio come «l’unico vero allenatore di livello che ho avuto. Ho avuto – commentò invece nel 2015 a sora24.it – un grande maestro, ciò che ho imparato lo devo al 70% a lui». Citazione anche per Patrizio Mastrantonio, «con cui ho avuto un rapporto personale diverso rispetto agli altri».

Di Pucchio nel 1987 (foto Gianpiero Pizzuti)

‘Antenna’ Pochesci Al di là delle esuberanti – l’ultima in ordine di tempo su Zlatan Ibrahimović, ripresa anche da media nazionali – dichiarazioni e di una certa sicurezza nelle dichiarazioni, Pochesci finora non ha sbagliato quasi nulla nel ‘leggere’ le partite e nell’esaltare le caratteristiche dei giocatori provenienti dall’Unicusano Fondi: «Mi ha sempre detto – prosegue Di Pucchio – che quello che sa lo ha appreso da me. Di questo gli sono grato, però credo che lui abbia una grossa capacità: ha buoni occhi per vedere e buone  orecchie per sentire, riesce a cogliere tutto ciò che di buono gli capita tra le mani. E sì, c’è differenza tra giocare a pallone e farlo a calcio: in quest’ultimo caso c’è bisogno di una base culturale, fisica, agonistica, tattica e tecnica, per poi svilupparle in senso collettivo. Lui ha fatto sua questa mia vecchia ‘battuta’».

POCHESCI E LE EVENTUALI DIFFICOLTA’ DI IBRAHIMOVIĆ IN ROSSOVERDE

L’augurio Il trittico d’esordio in serie B è andato in archivio con applausi e cori a suo favore. Maglietta rossoverde in conferenza stampa per la dedica a genitori e tifosi, ambiente rinvigorito ed euforia in aumento: «In quell’anno vincemmo –  ricorda Di Pucchio, che può vantare di essere andato in gol nell’unico match giocato nella massima serie, in Juventus-Lazio 2-1 del 1967, e di aver consentito l’approdo di Giorgio Chinaglia in biancoceleste – il primo campionato e il ciclo continuò, Coraggio infatti ha disputato diversi campionati in C1 e due volte ha sfiorato gli spareggi per la B, ci furono impediti perché eravamo una società piccola. Ai piccoli ‘menano’ un po’ tutti, ci furono tolti punti in maniera discutibile. La vita poi è andata avanti: io mi sono fatto vecchio e loro invece affrontano questo palcoscenico importante: mi farebbe piacere leggere sempre belle cose a riguardo, come sta accadendo».

Sandro Pochesci con la maglia rossoverde post Cesena

«Cardinale o campanaro» Pochesci ha conquistato la seconda serie italiana a 53 anni, dopo aver iniziato la carriera di allenatore a poco più di 30: «La determinazione l’ha sempre avuta. Mi diceva sempre che avrebbe voluto essere ‘cardinale o campanaro: si era dato un limite e stava per scadere in questi anni. Voleva raggiungere la B, altrimenti avrebbe cambiato mestiere ed è riuscito a ottenerla. Di certo aveva molte qualità, poi serve anche la fortuna. Partiva poi – sottolinea Di Pucchio – da una posizione scomoda  visto che non aveva un grosso passato calcistico: ci sono tante ‘rape’ che portano a spasso il loro nome e non capiscono nulla, alcuni non potrebbero guidare nemmeno una mandria. Per Sandro era difficile trovare chi gli concedesse fiducia, ma è un ragazzo intelligente, sicuro e volitivo: ora ha la possibilità di mettersi in mostra e in discussione in un torneo di rilievo».

La ‘scuola’ di Coverciano Nel centro federale Pochesci ha iniziato lunedì l’avventura – c’è anche il prossimo avversario, Gianpaolo Castorina dell’Entella, oltre a quel Nicola Antonio Calabro ex Virtus Francavilla e ora in testa alla classifica con il Carpi, criticò l’Unicusano Fondi dopo lo spareggio playoff terminato a reti inviolate nello scorso maggio – sui ‘banchi di scuola’ della Figc. Esame finale a settembre 2018, intante prime lezioni da Renzo Ulivieri (presidente Aiac): «Il corso – l’opinione di Di Pucchio – ha un valore relativo. Io lo completai nel 1997 con un 110 e lode, l’altro che si diplomò con questo voto fu Carlo Ancelotti: lui ha fatto carriera, io niente a causa della scelta di rimanere nei dintorni di casa. Credo comunque di aver fatto bene e non mi sono mai pentito di questa scelta».

Pochesci durante il ‘debutto’ a Coverciano (foto Figc)

Il carattere di Pochesci: «Testa particolare» Nella carriera del trainer romano i problemi comportamentali – l’esonero deciso da Stefano Bandecchi in terra laziale nacque proprio da motivazioni di stampo caratteriale – non sono mai mancati. E anche da giocatore – era difficile ipotizzare il contrario – la situazione era simile: «Sandro giocava – le parole di Di Pucchio – da centrocampista esterno a destra e già in quegli anni era molto focoso, a tal punto di avere spesso degli scontri sul piano disciplinare: lui ha una testa ‘particolare’ e feci fatica a ‘mettergli il morso’. Le cose sono andate bene poi. Eravamo – rapido passaggio sugli allenamenti – vent’anni avanti rispetto alla ‘normalità’: già facevamo pressing, fuorigioco e ‘zona’ collegate ad una preparazione specifica e individualizzata». Di Pucchio ha avuto a che fare anche con Corrado Viciani, tecnico rossoverde al primo posto all time per numero di panchine (256): «Mi chiese per la Fermana perché rimase impressionato da me e mi voleva portare nelle Marche, avevo 18 anni, e accadde dopo un test amichevole tra la sua squadra (i marchigiani, appunto) e il Sora».

TRASFERTA ‘LIBERA’ A CHIAVARI, NIENTE TESSERA DEL TIFOSO O ‘FIDELITY CARD’: LE INFO

Ivan Varone davanti l’ingresso della sede in via Aleardi

Addio via Aleardi, si torna in centro ‘Fuga’ dalla zona periferica della città, la Ternana targata Unicusano decide di ‘tagliare’ rispetto al passato anche in riferimento alla sede. È il presidente Stefano Ranucci a tracciare il cammino: «In merito – spiega – alle notizie apparse sugli organi di informazione nei giorni scorsi riguardo la sede sociale della Ternana Unicusano Calcio, la società intende chiarire che la decisione di cambiare la struttura che ospita la ‘casa rossoverde’ è nata esclusivamente dall’esigenza di migliorare l’attuale situazione, da ogni punto di vista. L’ubicazione corrente infatti non può più soddisfare i criteri di modernità oltre che di metratura disponibile che la nuova sede sarà invece in grado di garantire: la stessa sarà – specifica – infatti più elegante e performante dal punto di vista tecnologico oltre che molto più spaziosa rispetto all’attuale. Sarà una location di prestigio in pieno centro cittadino, come giusto che sia per una società, come quella rossoverde, gloriosa e carica di storia. L’inaugurazione, che è prevista per la fine di novembre, vuol rappresentare un altro capitolo di una storia che intendiamo scrivere assieme alla nostra gente». La Ternana decise di cambiare sede nei primi anni 2000 lasciando proprio il centro storico: la ‘casa’ precedente si trovava in corso Tacito 111.

Marino Defendi

MARINO DEFENDI E GLI AUGURI AGLI STUDENTI PER L’ANNO SCOLASTICO, VIDEO (FACEBOOK TERNANA CALCIO S.P.A.)

Defendi e gli studenti Squadra in campo nel pomeriggio di lunedì in vista del confronto di Chiavari. In terra toscana Pochesci, assente, mentre sul terreno di gioco c’era il capitano Marino Defendi che, prima di iniziare l’allenamento, ha lanciato un messaggio agli studenti: «Sta per iniziare un nuovo anno e vi faccio un grosso in bocca al lupo. Mi raccomando, sempre impegno senza dimenticarci di noi: vi aspetto numerosi allo stadio, forza ‘Fere’». Lavoro differenziato per Gigli, Ferretti e Zanon, non hanno partecipato Paolucci (trauma contusivo alla coscia destra contro il Cesena), Battistoni (attacco di panico, certificato presentato) e Bombagi (affaticamento muscolare).

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