Imprese individuali, 1 su 3 non arriva a 5 anni

Selezione ‘darwiniana’ o fragilità di progetti e investimenti? In Umbria e a Terni sono tante le chiusure nel primo anno. Pochi ci riprovano

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Una selezione che alcuni definiscono ‘darwiniana’, sintomo – comunque – di quanto sia difficile stare sul mercato. In Umbria, ma pure a Terni dove il dato è omogeneo a quello regionale, 1 impresa individuale su 3 – fra quelle nate nel 2014 – è durata meno di cinque anni. E in pochi sono riusciti a ripartire. A dirlo è l’indagine realizzata da Unioncamere e Infocamere con dati elaborati dall’ufficio informazione economica della Camera di commercio di Terni.

Numeri

Il 35,2% delle 3.485 imprese individuali nate in Umbria nel 2014, ha cessato la sua vita al 30 giugno 2018. Appena il 4,6% di chi non ce la fa si ‘rimette in gioco’, rialzando le saracinesche. Un dato, questo, lievemente inferiore alla media nazionale che è ferma al 5,2%. Tradotto, significa appena 57 ditte individuali hanno riaperto dopo una chiusura al 30 giugno 2018. A Terni nel 2014 sono nate 910 ditte individuali e 348 di queste, risultano cessate al 30 giugno 2018.

Mortalità a pochi mesi dall’apertura

A livello nazionale solo 3 imprese individuali su 5 sopravvivono a cinque anni dalla nascita. Una chiusura su due avviene addirittura nei primi due anni di vita. Sono 235.985 le imprese individuali nate in Italia nel 2014, 88.184 delle quali sono cessate entro il 30 giugno 2018 e 48.377 entro il 2015. A Terni sono circa il 5% quelle che non superano il primo anno di vita: tra le 910 iscritte nel 2014, hanno chiuso alla fine dello stesso anno in 46 (tra queste 11 operavano nel commercio, 6 nelle costruzioni e 4 attività finanziarie).

Chi resiste e chi no

A livello nazionale faticano di più a restare sul mercato le ditte individuali operanti nei settori del turismo (il 43,5% chiude entro il primo lustro), dei servizi alla persona (40,1%) e dell’assicurazione e credito (39,6%). Al primo quinquennio le più resilienti appaiono le imprese individuali lucane (30,5% non supera il primo quinquennio), seguite dalle sarde (30,7%) e dalle trentine (31,3%). L’Umbria si colloca nel mezzo della classifica con una percentuale di chiusura del 35,2%. L’emorragia è più forte, invece, tra i titolari dell’Emilia Romagna (40%), Toscana (39,9%) e Piemonte(39,5%).

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