Imu/Tasi in Umbria: più spine che rose

La Uil parla di aliquote alte sia a Terni che a Perugia. «A Terni i ‘ricchi’ trattati meglio che altrove. Fiscalità eccessiva ma almeno li spendano bene»

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della Uil di Terni

Oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale – il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati – dovranno presentarsi a dicembre alla ‘cassa’ per l’Imu/Tasi. Con il saldo del prossimo 16 dicembre, infatti, si verseranno 10,3 miliardi di euro per l’Imu/Tasi: il conto totale, a fine anno, sarà di 20,5 miliardi di euro. È quanto emerge dal Rapporto Imu/Tasi 2019 elaborato dal servizio politiche territoriali della Uil. I costi sono rapportati ad un’abitazione con rendita catastale derivante dalla media ponderata delle abitazioni di ogni singola città (fonte Agenzia Entrate).

Per quanto riguarda le seconde case, le aliquote adottate nel 2019 da entrambi i capoluoghi di provincia umbri non sono diminuite, mantenendosi quindi ai massimi livelli e oltre la media nazionale, soprattutto per quanto riguarda Terni che, a causa del dissesto di bilancio, ha addirittura superato l’aliquota massima del 10,6 per mille, attestandosi all’11,4 per mille. Dunque a fronte di una media nazionale del 10,4 per mille, Perugia applica il 10,6 e Terni l’11,2. A Perugia il saldo medio sarà di 425 euro per un totale annuo di 849 euro, a Terni il saldo sarà di 443 euro per un totale annuo di 885 euro. A Terni, a parità di condizione, si paga 36 euro in più l’anno.

In oltre 234 comuni, quest’anno, le aliquote sono state riviste al rialzo, tra cui quattro città capoluogo di provincia (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino). Di segno opposto le scelte fatte a Firenze, Grosseto, Pavia, Lucca, Taranto, Biella, Vercelli dove le aliquote scendono. In particolare, Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille, Macerata l’11,3 per mille, Terni e Siena l’11,2 per mille, Lecce, Massa e Venezia l’11 per mille, Agrigento il 10,9 per mille. Altre 72 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. Le città più care: Roma 2.064 euro, Milano 2.040 euro, Bologna 2.038 euro. Quelle meno care: Asti 580 euro, Gorizia 582 euro, Catanzaro 659 euro.

Prendendo in considerazione i costi dell’Imu/Tasi sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio sarà di 2.610 euro annui (1.305 euro per il saldo di dicembre), con punte di oltre 6 mila euro.

A Perugia il saldo di dicembre è di 1.791 euro per un totale annuo di 3.582 euro, a Terni il saldo è di 984 euro per un totale di 1.968. La media nazionale è di 2.610 annui. Dunque a Terni i ‘ricchi’ sono trattati molto meglio di Perugia e meglio della media nazionale. Le città più care sono Roma 6.419, Grosseto 6.402, Milano 6.244, Venezia 6.037 mentre quelle meno care Cremona 963, Caltanissetta 990, Crotone 1.089.

Una lettura politica dei dati – osserva Luciano Marini, presidente del Caf Uil Umbria – ci porta a considerare un aspetto importante, che vede le due città imboccare strade diverse, con Perugia che ha allargato nel tempo la forbice fra abitazioni ordinarie e di lusso, mentre a Terni la differenza di tassazione fra queste due tipologie risulta molto più contenuta. Nel complesso, davvero un bel salasso per i 370 mila umbri soggetti passivi Imu/Tasi.

Poi ci sono le pertinenze, riferendosi alle rendite medie calcolate per una cantina di circa 8 metri quadrati ed un garage di circa 18 mq. (fonte Agenzia Entrate). Cantina: Perugia 31, Terni 24. Box auto: Perugia 71, Terni 54. A Roma si pagano mediamente 110 euro annui, a Milano 99 euro, a Bologna 96 euro, a Firenze e Napoli 95 euro. Le città meno care sono invece Belluno 21, Gorizia 25, Pordenone 33.

Secondo la Uil sarebbe necessaria la riforma del catasto, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni, per riportare equità nella tassazione sul mattone. Ricordiamo, infatti, che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989. Questo processo deve essere accompagnato da una lotta ‘senza se e senza ma’ all’evasione fiscale sulla tassazione immobiliare che ogni anno produce un minor gettito, pari ad oltre 1 miliardo di euro.

Anche questi dati attestano – commenta Gino Venturi, segretario della Uil di Terni – che la fiscalità locale è diventata eccessiva, risultando non già parzialmente sostitutiva di quella nazionale ma addirittura aggiuntiva. È giusto che i cittadini pretendano che almeno tutti questi soldi siano spesi bene.

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