‘In arte Nino’ a Terni. Ma chi lo saprà mai?

Quella della ‘Città del Cinema’ resta una favola. Come quella del marketing territoriale. E infatti della città, nella pellicola, non c’è traccia – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

I titoloni sui giornali locali si sono sprecati: il film ‘In arte Nino’, trasmesso dai Rai Uno lunedì sera, è stato girato a Terni, dicevano trionfanti. Tutti contenti e felici per tanto poco. Poi c’è pure chi si è ‘allargato’: questa è la promozione turistica. E infatti: immagini di Terni non se ne sono viste. E manco dell’Umbria, per la verità, a parte un flash della Rocca di Spoleto in lontananza e pochi secondi dedicati a piazza dei Priori a Narni.

SUL SET DEL FILM – LE FOTO

Forse c’è chi si è esaltato troppo. Il fatto è che questa cosa, cioè sentirsi orgogliosi perché Terni compariva in un film, accadevano negli anni sessanta del secolo scorso, quando Steve Reeves – una volta Maciste, una volta Ercole – sfoderava i ‘braccioni’ da culturista a fianco alla Cascata delle Marmore. Fellini, in quanto a Cascata, nel film ‘L’Intervista’, almeno realizzò immagini poetiche, col salto delle Marmore ripreso dall’interno del tram che vi passava davanti. Comencini girò a Terni mezzo film de ‘La ragazza di Bube’, fissando le immagini di una città che ancora mostrava le case sventrate dai bombardamenti. Poi la fiction ‘Sei forte maestro’, ambientata a Terni, e i cui protagonisti abitavano in piazza del Duomo, avevano una libreria in via Roma, e frequentavano per lavoro la foresteria di corso Tacito trasformata, per finta, in una scuola.

LE INTERVISTE A LUCA MANFREDI ED ELIO GERMANI – IL VIDEO

Una volta poteva anche bastare, ma ormai a Terni questo è un curarsi con le pezze calde (o meglio: tiepidine) rispetto a quando si voleva fare di Terni una ‘Città del Cinema’ con Papigno e il Centro multimediale dell’ex Bosco messi a sistema. Non s’era partiti male. Quelle strutture Benigni le utilizzò per realizzarvi una film da quattro Oscar (ma Terni nemmeno figurava nei titoli di coda, a proposito di promozione), ed un fiasco come Pinocchio. Dopodiché se ne andò, portandosi via gli Oscar e lasciando a Terni il fiasco. Da cui saltò fuori Cinecittà che comprò i capannoni di Papigno e, di fatto, li chiuse.

Il tutto senza che qualcuno a Terni, riuscisse a metterci una pezza, o almeno ci provasse. Nessuno che si facesse venire un’idea, che sapesse prendere una decisione. Un’altra delle occasioni buttate via, tra le tante che pure erano state costruite negli ultimi due decenni del XX secolo. Col risultato che si è tornati a gioire, con un salto indietro di settant’anni, perché un film tv è stato girato a Terni. Poi anche se di Terni non si vede un tubo ‘famo a fidasse’.

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