Indagine Spada: «C’era un ‘sistema illegale’»

Per il Riesame, il Comune di Terni ha dimostrato «di voler rispettare le norme, superando il ‘metodo’ precedente, grazie anche agli atti di Pierdonati e Nannurelli»

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Fino al 2016 «è certamente vero che è esistito un ‘sistema illegale’ nel settore degli appalti pubblici» riferibili al Comune di Terni. Ma è altrettanto vero che «gli atti adottati fra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 dimostrano che, a partire dal significativo settore della manutenzione del verde pubblico, l’amministrazione comunale intende adeguare le proprie procedure al rispetto delle regole, nazionali e comunitarie, in materia di appalti pubblici mediante lo svolgimento di gare ad evidenza pubblica».

INCHIESTA IN COMUNE, LA VICENDA

‘Parla’ il Riesame A parlare, attraverso le tre pagine di motivazioni dell’ordinanza con cui lo scorso 5 giugno sono state revocate le misure interdittive – la sospensione di sei mesi dal lavoro – al dirigente comunale ai lavori pubblici Renato Pierdonati ed al funzionario Federico Nannurelli, è il tribunale del Riesame di Perugia (presidente Narducci, giudici a latere Verola e Semeraro).

DI GIROLAMO LIBERO, LE MOTIVAZIONI DEL RIESAME

‘Redenzione’ Senza entrare nel merito dei gravi indizi di colpevolezza dei due dipendenti comunali – e lo stesso ricorso del loro legale, l’avvocato Francesco Donzelli, aveva evidenziato l’insussistenza delle esigenze cautelari – i giudici perugini rimarcano una sorta di ‘redenzione’ che avrebbe caratterizzato l’operato degli uffici, e della stessa amministrazione comunale, dalla seconda parte del 2016 in poi.

Le nuove delibere «Già nel settembre del 2016 – scrive il Riesame – Pierdonati e Nannurelli redigevano computo metrico estimativo concernente il ‘global service’ del servizio di manutenzione del verde pubblico e, nel gennaio del 2017, redigevano elenco prezzi unitari del servizio di manutenzione. Quindi con delibera 26 del 7 febbraio 2017 la giunta comunale di Terni modificava radicalmente gli indirizzi approvati con precedenti delibere del 2014 e stabiliva di assicurare la manutenzione del verde pubblico, nella fase transitoria dell’assegnazione di una nuova procedura di appalto, all’Agenzia forestale della Regione Umbria, disponendo inoltro che le procedure di gara devono esaurirsi entro il prossimo 30 settembre 2017».

«Elemento di novità» «Con il medesimo provvedimento, la giunta incaricava il dipartimento dei lavori pubblici di procedere alla redazione di un nuovo progetto di appalto per la manutenzione del verde pubblico, prevedendo un unico lotto d’intervento con l’obiettivo di ampliare la concorrenza non solo al mercato interno e di indire una gara aperta per un appalto di durata biennale. I documenti prodotti dalla difesa – scrive il collegio del Riesame – rappresentano un significativo elemento di novità poiché testimoniano come l’amministrazione comunale di Terni ha modificato il proprio precedente indirizzo amministrativo ed ha tracciato chiaramente le linee attraverso le quali sarà indetta una gara ad evidenza pubblica nel settore della manutenzione del verde pubblico, superando la divisione in lotti del servizio e permettendo, in tal modo, la partecipazione ad una vasta platea di competitori».

«Contributo al cambiamento» Per i magistrati, «Pierdonati e Nannurelli non sono estranei a detto mutamento di linea in tema di appalti pubblici, ma hanno, al contrario, fornito un significativo contributo attraverso la redazione di tali atti prodromici all’adozione della delibera di giunta che essi stessi sono chiamati ad attuare. Ne consegue che, se è certamente verso che fino all’anno 2016 è esistito un ‘sistema illegale’ nel settore degli appalti pubblici, è altrettanto vero che, anche in ragione dell’esistenza di plurimi procedimenti penali per delitti contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione comunale di Terni ha comunque effettuato una rivisitazione totale dei precedenti indirizzi esistenti in tema di appalti pubblici ed ha sancito un formale cambiamento di rotta».

Sospensione revocata Una nuova direzione, quindi, che ha consentito a Pierdonati e Nannurelli di vedersi revocata la misura della sospensione applicata il 9 maggio dal gip Federico Bona Galvagno, su richiesta del pm Raffaele Iannella. E ciò in ragione dell’assenza del pericolo di reiterazione del reato, «perché non può che prendersi atto del mutamento di indirizzo sancito dai provvedimenti adottati nei mesi scorsi. Ne consegue che, cessando la misura interdittiva applicata dal gip, non può ritenersi che gli indagati torneranno a commettere ulteriori delitti di turbata libertà degli incanti in quanto le linee tracciate dalla delibera del febbraio 2017, appaiono sintomatiche di un cambiamento destinato a ripercuotersi in tutti gli ambiti di intervento dell’ente locale».

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