Indagine Spada, il Gip: «Terni zona franca»

Così il giudice Bona Galvagno nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti eseguiti giovedì: «Radicato e costante sistema illecito»

Condividi questo articolo su

La Finanza a palazzo Spada

di F.T.

Alcuni passaggi sono decisamente chiari e rappresentativi di un punto di vista – sull’indagine ma anche sulla gestione complessiva del Comune di Terni – netto e tutt’altro che indulgente. Uno su tutti: «Alla luce del preoccupante e grave quadro probatorio emerso dalle complesse indagini sviluppate dalla polizia giudiziaria sotto la direzione della Procura e tenuto conto, da un lato, dell’esistenza di numerosi altri procedimenti coevi per fatti del tutto analoghi relativi sempre alla violazione degli stessi reati da parte di altri esponenti anche di spicco del Comune di Terni, non può che evidenziarsi che le reiterate analoghe condotte delittuose ascritte ai predetti indagati […] hanno consentito di fare emergere un radicato e costante sistema illecito di affidamento di tutti i contratti pubblici del Comune di Terni, di cui gli stessi odierni indagati non potevano non essere a conoscenza. Ma ciò non di meno hanno continuato, anche dopo le perquisizioni presso il Comune e le notizie di stampa sugli altri procedimenti, ad agire indisturbati in pieno spregio delle norme cogenti in materia di stipulazione di contratti pubblici […], gestendo i loro incarichi ed uffici pubblici come propri uffici privati nei quali colludere con i loro ‘amici’ e ‘sodali’ secondo un sistema clientelare, approfittando di una fitta rete di contatti personali e della forte influenza che sono in grado di esercitare nei confronti di numerosi esponenti della cosa pubblica a tuti i livelli».

LA PROCURA: «GESTIONE ILLECITA»

Piacenti D’Ubaldi e Montalbano Caracci

L’indagine A scrivere, nell’ordinanza che ha portato agli arresti – eseguiti giovedì – dell’assessore comunale al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi, dell’amministratore unico (‘ex’ dopo le dimissioni irrevocabili formalizate venerdì) di TerniReti, Vincenzo Montalbano Caracci e del commercialista riminese Roberto Camporesi, è il Gip Federico Bona Galvagno. Nelle quasi 30 pagine del documento viene spiegato perché quanto chiesto dal procuratore Alberto Liguori e dal sostituto Marco Stramaglia – ovvero le misure cautelari nei confronti dei tre idagati (in totale, al momento, sono sette) – sia da accogliere. A partire dal dettagliato lavoro condotto dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, con il supporto della squadra Mobile della questura, che ha portato all’analisi di documenti, files, email, sms ricavati dai supporti cartacei e tecnologici finiti sotto sequestro.

PARLA L’AVVOCATO DI PIACENTI – VIDEO

La conferenza stampa del procuratore

Reati e interrogatori A tutti vengono contestati i reati di ‘turbata libertà degli incanti’ e ‘turbata libertà del procedimento di scelta del contraente’ in ordine ad almeno sei consulenze affidate fra il 2012 e il 2017 al commercialista Roberto Camporesi che, secondo la procura, sarebbero dovute passare attraverso procedure pubbliche o selettive. Piacenti D’Ubaldi – sospeso sabato dalla carica di assessore su ordinanza del prefetto di Terni – e Montalbano Caracci, sono stati interrogati dal gip nella giornata di venerdì: per entrambi è arrivata la conferma dei ‘domiciliari’ ma con alcune ‘concessioni’ tali da consentire al primo – commercialista – di poter lavorare, e al secondo di fare ritorno nella città di Mazara del Vallo dove effettivamente risiede. Allo stato, il legale difensore di Piacenti, l’avvocato Attilio Biancifiori, non esclude di impugnare al riesame la misura stabilita dal gip di Terni.

TERNI, SHOCK IN COMUNE: POLITICA SCATENATA

Il consulente Per Camporesi, invece, l’interrogatorio è stato fissato il 27 dicembre per rogatoria di fronte al gip di Rimini. A parlare per il consulente è l’avvocato Gian Paolo Colosimo che lo difende: «Il mio assistito è assolutamente sereno e pronto a chiarire ogni aspetto, sia di fronte al giudice che dovrà sentirlo su delega, che direttamente all’autorità giudiziaria di Terni».

L’INCHIESTA ‘SPADA’ – LA STORIA

Gli inquirenti in Comune

Farmacie ‘salvaComune’ Ma nell’ordinanza del gip Bona Galvagno sono anche altri gli aspetti rilevanti, come quelli relativi ai percorsi di privatizzazione, prima, e di cessione, poi, delle farmacie comunali. In particolare, nel concordare con le conclusioni della procura di Terni, il giudice scrive che la vendita delle farmacie è «un’operazione economica decisiva e vitale per le sorti del Comune di Terni, rappresentando l’introito necessario per sorreggere finanziariamente le sorti del ‘piano di riequilibrio finanziario’ con circa 9,6 milioni di euro a fronte di un disavanzo quantificato dallo stesso Comune in circa 15 milioni di euro, da risanare nel quinquennio 2017-2021. Emerge palesemente come fra il Camporesi e il Piacenti vi fosse un accordo in base al quale il primo avrebbe fornito il suo supporto professionale, predisponendo un’apposita valutazione in tempo utile per la presentazione del ‘piano di riequilibrio finanziario’ al consiglio comunale e, successivamente, al ministero dell’Interno per via della Prefettura. Al contempo l’assessore Piacenti si sarebbe impegnato a sanare a posteriori tale attività svolta dal commercialista, facendo vincere al Camporesi una apposira gara pubblica avente oggetto la perizia economica che in realtà lo stesso aveva già effettuato e consegnato prima della gara».

Leopoldo Di Girolamo e Vittorio Piacenti D’Ubaldi

Le email ‘scoperte’ «Tuttavia – scrive il gip – mentre il Camporesi si adoperava per redigere ed inoltrare gli atti richiesti dall’assessore Piacenti, il quale poi effettivamente li faceva confluire nel ‘piano di riequilibrio finanziario’ adottato dal consiglio comunale, quest’ultimo trovava difficoltà nel dare seguito all’accordo criminoso concordato con il commercialista ‘amico’, dal momento che per una mera svista della propria segreteria, l’intera corrispondenza mail intercorsa tra i due sodali veniva portata a conoscenza di alcuni consiglieri comunali dell’opposizione che potevano leggerne il contenuto e scoprire così l’illegittimo accordo, volto a procedere ad un affidamento senza gara dell’incarico di consulenza esterna al Camporesi. Ciò non di meno, e nonostante si fosse alzata l’attenzione mediatica sull’intera vicenda, i rapporti tra Roberto Camporesi e l’assessore Piacenti non subivano alcuna battuta di arresto ed, anzi, il commercialista riminese continuava sia a prestare la propria opera attraverso la predisposizione di ulteriori atti amministrativi necessari all’indizione del bando per l’aggiudicazione della perizia giurata di valutazione economica della FarmaciaTerni Srl, sia a manifestare le sue aspettative di ottenere il predetto incarico per essere, così, retribuito per il lavoro svolto. […] gli accordi intercorsi per far aggiudicare la gara al Camporesi si traducevano, addirittura, nella predisposizione degli atti di gara da parte dello stesso commercialista che avrebbe voluto e dovuto aggiudicarsi l’incarico».

Marchetti, Giua, Liguori

TerniReti Sul meccanismo che ha portato all’affidamento di incarichi al consulente, nell’ambito della controllata TerniReti, il magistrato sostiene che «le ‘pressioni’ del Piacenti sul Montalbano Caracci, al fine di favorire il Camporesi nell’affidamento degli incarichi di consulente esterno della stessa società del Comune, trovavano la loro forza nel rapporto intercorrente tra il citato assessore e l’amministratore unico della società TerniReti, dovuto al fatto che la nomina di Montalbano Caracci al prestigioso e remunerato incarico di amministratore unico fosse stata ‘sponsorizzata’ proprio dall’assessore Piacenti D’Ubaldi. Già nel corso di intercettazioni telefoniche effettuate in altra indagine (la ‘madre’ Spada del pm Raffaele Iannella, ndR), tutto questo è emerso in modo chiaro e incontrovertibile e ciò spiega l’asservimento di Montalbano Caracci alle richieste provenienti dal suo ‘sponsor’ per avvantaggiare illecitamente il Camporesi».

L’avvocato Attilio Biancifiori

‘Zona franca’ Altre ‘stoccate’ il giudice per le indagini preliminari le riserva al Comune di Terni. Ed oltre a parlare di «quasi ‘sfacciata’ illiceità», di uno «schema criminale ben oliato» e di un «panorama delittuoso grave e preoccupante», osserva come «purtroppo anche in questo caso il Comune, noto a questo giudice per altri recentissimi procedimenti penali analoghi, ma in altri settori, non ha adottato alcun regolamento in materia di affidamento di incarichi a soggetti esterni. In questo senso le basilari esigenze di trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa, sembrano rappresentare dei principi del tutto ignorati e apertamente violati dai pubblici amministratori del Comune di Terni da lunghissimi anni, quasi si trattasse di territorio e di pubblica amministrazione non soggetta alle regole nazionali e comunitarie che disciplinano l’agire di ogni ente pubblico. Nel Comune di Terni e nelle sue società in house providing, la prassi degli affidamenti diretti senza alcuna preventiva procedura di gara o selettiva rappresenta la regola da tantissimi anni».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli