Infortuni lavoro, Fiom: «Terni maglia nera»

Il neo segretario Rampiconi ricorda la strage Tk di Torino e denuncia: «Serve un protocollo provinciale sulla sicurezza»

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La Fiom Cgil non dimentica la strage di Torino in cui, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, morirono sette operai della ThyssenKrupp e in occasione del triste anniversario torna a puntare l’attenzione sulla questione della sicurezza sul lavoro, soprattutto nel territorio ternano. «Sono passati 12 anni ma per noi – si legge in una nota – la ferita è ancora aperta, per questo vogliamo ricordare Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino. Il sacrificio di questi sette lavoratori e colleghi, così come quello degli otto che da allora ad oggi sono morti nel sito Ast di Terni, ci indigna – continua il sindacato – anche perché sembra essere stato vano, visti i dati Inail su infortuni e morti sul lavoro».

Numeri che preoccupano

Gli ultimi, quelli relativi ai primi dieci mesi del 2019, a livello nazionale parlano di un numero di denunce di infortunio in aumento (534.314 in 10 mesi), mentre gli infortuni mortali, seppure in lieve diminuzione, restano a detta della Fiom «un numero inaccettabile: 896, un’enormità». Terni, sottolinea la Fiom, è ancora una provincia da ‘maglia nera’. Infatti, nello stesso periodo preso a riferimento gli infortuni passano da 208 a 223, mentre gli incidenti mortali passano da 4 a 5 addirittura in controtendenza negativa con il dato nazionale. «Abbiamo appreso dalla stampa che sarebbe nato a Terni il primo distretto italiano della sostenibilità, ma come si può pensare ad una sostenibilità con questi numeri? – si domanda Alessandro Rampiconi, neosegretario generale della Fiom ternana -. Noi consideriamo la sostenibilità un elemento fondamentale dello sviluppo, ma questa va intesa, però, non solo come rispetto dell’ambiente, ma anche della salute e della sicurezza dei lavoratori».

La proposta

«Nel 2008, anche sull’onda della tragedia che stiamo ricordando, con la ThyssenKrupp è stato siglato un protocollo sulla sicurezza, poi rinnovato negli anni, che dobbiamo necessariamente far diventare un protocollo provinciale, da applicare a tutte le realtà metalmeccaniche medio-grandi – conclude Rampiconi – Ovviamente, non basta e per questo ci mettiamo a disposizione delle altre sigle sindacali metalmeccaniche, delle controparti e delle istituzioni per avviare un confronto su questi temi che per noi rappresentano una priorità».

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