«Invalida al 100%, mi tagliano tutti gli aiuti»

Terni, la denuncia di una disabile: «Da Comune e Regione la scure sui contributi economici per l’assistenza e le cure»

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di F.L.

Una disabilità grave con il 100% di invalidità per un malattia infiammatoria che le rende la vita sempre più difficile, gli aiuti pubblici che l’aiutano (o meglio l’aiutavano) ad alleviare il peso della sofferenza. Ora i conti con la realtà, fatta di tagli al welfare e quindi anche al suo importante sostegno economico.

La vicenda

È la storia di D.G., 60enne di Terni, da alcuni anni affetta da mielite trasversa, una malattia contratta a causa di un virus che le ha lesionato il midollo e le rende molto complicato camminare. Dipendente comunale – «ho deciso di continuare a lavorare per non recludermi in casa, non posso permettermi di isolarmi» spiega la signora -, può accedere al progetto del Comune ‘Home Care Premium’, a disposizione di dipendenti e pensionati pubblici non autosufficienti (ma anche dei loro familiari) per usufruire di un contributo nelle spese di assistenza domiciliare e in quelle relative alle prestazioni integrative. «Per un anno e mezzo mi sono state corrisposte 1.000 euro al mese, 500 per l’assunzione di un assistente, soldi che ancora ricevo, e 500 per le prestazioni integrative. Quest’ultima cifra, però, già da tempo mi è stata tolta. E così, mentre prima riuscivo a pagarmi due sedute a settimana di fisioterapia, l’unica cura per la mia malattia, ora posso permettermene solo una sola».

Il nodo

Il progetto è finanziato dall’Inps, ma dal 31 dicembre scorso il rinnovo della convenzione tra palazzo Spada (a cui spetta il compito di prendere in carico i soggetti non autosufficienti) e l’istituto di previdenza non c’è stato e – come recentemente ha spiegato lo stesso Comune rispondendo ad altri utenti – sono cessate le prestazioni integrative, la parte accessoria rimborsata dall’ente, mentre è aumentata del 10% quella principale (l’assistenza). «Mi risulta che il Comune, tra il poco personale e le tante incombenze, non sia più in grado di occuparsene – continua la donna -, però a rimetterci siamo noi malati. E in Comune, quando ho fatto presente il mio disagio mi hanno anche detto che, come dipendente pubblica, non devo lamentarmi troppo perché sono una ‘privilegiata’».

L’altro ‘taglio’

Ma i ‘privilegi’ (in senso ironico, ovviamente) ai quali dovrà rinunciare la signora non finiscono qui. «Usufruisco anche del progetto ‘Vita indipendente’, attuato dalla Regione con finanziamenti europei. In totale mi è stata riconosciuta la cifra di 18 mila euro, di cui 5 mila per l’acquisto di macchinari e i restanti per l’assunzione di personale di assistenza. Ma mi risulta che a novembre, dopo 18 mesi di attivazione, il progetto molto probabilmente non verrà rinnovato. Dunque mi toglieranno anche questo, un altro aiuto fondamentale per riuscire ad avere ancora una vita dignitosa nonostante la malattia».

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